Unabomber: John Douglas indaga
Ormai la scienza investigativa aveva aperto le porte al futuro, e John Douglas, esperto profiler che aveva avuto già a che fare con altri serial killer, come Ed Kemper, iniziò il suo paziente esercizio di assemblaggio delle prove, andando anche contro i suoi colleghi.
La sua frase preferita era "se vuoi capire l’artista, studia la sua arte" e i suoi colleghi non l'avevano ancora ben chiara: avevano infatti collegato gli attentati come fatti da uno sprovveduto, un ingenuo.
Ma a Douglas venne subito davanti il quadro chiaro della situazione: un progressivo miglioramento nella tecnica, e nella volontà di fare male.
Nell’ultimo ordigno, infatti, non c’era la voglia di fare male a una persona sola, ma far esplodere un intero aereo con dentro tutte le persone. Da qui la deduzione di Douglas che gli attentati, al contrario di quanto dicevano i suoi colleghi dell’FBI, erano fatti da una persona con intelligenza fuori della norma, con un comportamento ossessivo, un uomo solo, di circa trent’anni, bianco.
La paura di John era, oltre al fatto che i suoi colleghi non considerassero a sufficienza la cosa, che l’attentatore potesse in breve tempo migliorare la sua tecnica e aumentare la ferocia del suo modus operandi.
Non deve meravigliare che l’FBI fosse così reticente verso le teorie di Douglas, ma il profiling era solo all’inizio ed era proprio John Douglas che lo portava avanti da solo.
Unabomber: Ricominciano gli attentati
Dopo un periodo di stasi, ricomincia la serie degli attentati: una bomba all’Università dello Utah, Salt Lake City, è trovata e disinnescata senza procurare danni a persone o cose.
Il 5 maggio del 1982, un pacco indirizzato al professor Patrick Fischer, dell’Università di Stato della Pennsylvania, esplode tra le mani della sua segretaria Janet Smith, mentre lo stava aprendo, causandole gravi lacerazioni. Come gli altri ordigni, la bomba era un tubo bomba, in una scatola di legno. Il pacco aveva come mittente, il nome del professor LeRoy Wood Bearnson della facoltà d’ingegneria alla Brigham young University.
La scatola di legno, spedita da con il nome di LeRow Wood, dette il "la", per accordare tutti gli strumenti che Douglas poteva avere nella sua mente, e come primo punto d’unione fu il legno: wood=legno (in inglese).
Alcuni mesi dopo, il 2 luglio, il professor Diogenes Angelakos, professore d’ingegneria elettronica e informatica, all’Università della California a Berkeley, trovò una lattina su un tavolo di un’aula, come la prese per tirarla via, gli esplose tra le mani, ferendolo gravemente.
Da ora e per tre anni c’è un fermo nell'attività dell'Unabomber, tanto che sia Douglas sia gli altri colleghi dell’FBI, pensavano che si fosse ucciso.
Il 13 maggio 1985, nella sala computer della Cory Hall di Berkley, in uno scaffale, John Hauser, laureando in ingegneria e pilota, trova un rilegatore ad anelli, lo apre e l’esplosione gli porta via alcune dita della mano destra, due arterie, e un occhio in maniera parziale. Lo scoppio era stato devastante, sul Modus Operandi non c’erano dubbi: per gli investigatori era quello di Unabomber.
Un mese dopo, fu mandato un pacco alla Boeing, divisione fabbricazione aerea a Washington, ma fu disinnescata dagli artificieri.
Il 15 novembre un plico è mandato al docente di psicologia James McConnell: il professore e l’assistente rimangono feriti per aprirlo.
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