Peter Kurten (pagina 5)

Peter Kurten: la svolta
La svolta per la fine dell'incubo giunge con il 14 di maggio 1930, coincide con l'arrivo in città di una cameriera disoccupata, in cerca di lavoro.

La ragazza, Maria Budlick, appena arrivata si trova a vagare per le strade senza una guida. Quando un uomo si avvicina per darle una mano, la ragazza ingenuamente acconsente, visto e considerato che non vede pericolo nel farsi accompagnare da un uomo discreto e gentile, oltretutto per le affollate vie del centro città. Quando l'uomo tenta, però, di portarla lungo strade meno trafficate e, successivamente, in un parco isolato, essendo anche l'ora del crepuscolo, la ragazza si spaventa.

Conosce le storie che si raccontano su Dusseldorf, sa del vampiro… ha paura. Quando le voci cominciano ad alterarsi e la ragazza inizia visibilmente a essere terrorizzata, ecco un angelo salvatore che, col proprio intervento, mette in imbarazzo quell'uomo inaffidabile che l'aveva condotta fino alle porte del parco e che sicuramente avrebbe abusato di lei lontano da occhi indiscreti.

Il salvatore si offre immediatamente di trovare una sistemazione alla ragazza presso uno stabile che possiede, dove affitta camere. La ragazza, è questo l'accordo che concludono, resterà lì per la prima settimana senza pagare un soldo… di modo da avere la possibilità di trovare con più calma occupazione. La giovane, vincendo la fisiologica diffidenza che quell'avventura appena conclusa le impone, segue il gentile signore fino al suo appartamento.

"Si vede subito che questo è un tipo corretto, un uomo a posto… ha anche la fede… che fortuna!" si ripete la ragazza tra sé, mentre attraversa strade buie in compagnia di un discreto e gentile "cavaliere". Così, proprio per continuare quella che si è dimostrata fino a quel momento una cortese conversazione, la ragazza si presenta con il proprio nome e cognome all'uomo...
«Piacere signorina, Peter Kurten.»

Il mostro la conduce con tranquillità in casa, mentre la moglie è assente per delle faccende da sbrigare a Colonia, per conto della sua famiglia. In casa, Kurten si sente fortunato e tenta un blando approccio con la ragazza che, delusa, chiede di essere accompagnata in strada… non si fermerà in quella casa se quello è il prezzo da pagare.

Peter la riaccompagna in strada, fino al parco a due chilometri di distanza, per un dedalo di viuzze che la giovane non può conoscere. È sicuro, così, di non poter essere rintracciato. Neppure quando violenta la ragazza minacciandola con un coltello, può sapere che la povera Maria ricorda a memoria indirizzo e numero civico… e che ha intenzione, se ci arriva viva, di rivolgersi alla polizia.

Quando il giorno dopo la ritrova sotto casa, Peter capisce che ha le ore contate. Attende sua moglie alla stazione, le racconta tutto, della violenza sessuale, dell'inganno ordito alla ragazza… e le chiede di dimenticarsi di lui, visto e considerato che resterà in carcere almeno per 15 anni.

Adesso, nella storia, avviene l'inspiegabile: al rifiuto della moglie di accettare la situazione e alla promessa che, qualora Peter sarà arrestato, lei si toglierà la vita, non essendo capace di sopportare gli stenti cui di sicuro sarà condannata, Peter, per amore, decide di confessare alla moglie tutti i suoi delitti e le chiede di essere lei, direttamente, a denunciarlo alla polizia, per poter poi intascare la lauta taglia e poter vivere dignitosamente, di rendita, per molti anni.

La moglie inizialmente non ci sta, poi decide di assecondare il desiderio del marito, soprattutto quando lui stesso le chiede di fare un'azione per il bene dell'umanità.

Peter Kurten: l'arresto e l'esecuzione.
Peter Kurten viene arrestato alle tre di pomeriggio del 24 maggio 1930.
È subito sottoposto allo studio attento del dottor Berg, allievo dell'italiano Cesare Lombroso. Il famoso psichiatra acquisisce, in tre anni, una conoscenza enciclopedica di Kurten, sia dal punto di vista clinico-fisico, che da quello storico-psichiatrico (il suo trattato, Il Sadico, fu oggetto di approfonditissime analisi ed è ancora un ottimo studio sulla mente dei sadici, sulle loro pulsioni, su determinati meccanismi comuni a tutti coloro che fanno del dolore altrui il proprio sommo piacere.

Il processo lampo, nel quale fu condannato, sentenziò che al Vampiro di Dusseldorf sarebbe stata staccata la testa dal corpo. Una ghigliottina, caso strano in Germania, fu preparata nel piazzale del carcere di Klingelputz e fu oliata, come prescrive il manuale del "perfetto boia", nel secondo giorno di giugno del 1932, solo un'ora prima di quella stabilita per l'esecuzione.

È riportato negli annali e nell'edizione pubblicata nel '35 di The Sadist che Kurten chiese, poco prima che la lama gli cadesse sul collo, se sarebbe riuscito a percepire il getto di sangue inondargli il viso, una volta decapitato.
«Sarebbe il piacere dei piaceri!» sentenziò un attimo prima che il boia lasciasse libera la lama.

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Dossier scritto da:
Aleks Kurtz

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