Morte di una innocente e successiva mattanza
Il 19 agosto 2006 Pedro Pablo Nakada si è recato in un luogo appartato, dove si riuniscono periodicamente fumatori di crack con l’intenzione di ucciderne almeno uno.
È appostato quando qualcuno si avvicina in bicicletta. Pensa che sia un tossicodipendente e spara: quando va a vedere, si rende conto di aver ucciso una innocente. Si tratta della sfortunata Mary Tolentino Pajuelo, quindici anni.
Preso dal rimorso abbandona la scena del delitto lasciando sul luogo la pistola che ha usato. La polizia però, anche con questa prova, non riesce a risalire all’identità di Nakada.
Passano tre mesi e le voci ritornano a farsi insistenti.
Pedro deve tornare ad uccidere. Lo fa la notte del 18 novembre 2006 e si ripete quattro giorni dopo quando, sempre con un preciso colpo di pistola alla testa, uccide tre persone su un taxi. Secondo lui, il terzetto da mesi stava terrorizzando la zona con assalti e rapine ed era ora di porre un freno.
Poi, se la prende con gli omosessuali e ne uccide tre in pochi giorni. A morire è una coppia di professori ventenni che scopre in tenere effusioni - Tamariz Nazario Perez e Didier Dulanto Zapata - e un parrucchiere, con cui prima ha un rapporto sessuale.
La necessità di uccidere si fa impellente e a dicembre Pedro Nakada lo fa in continuazione: altre sei persone finiscono sotto i colpi della sua pistola in una ventina di giorni.
L'ultimo a cadere sotto i colpi silenziati della sua pistola è il trentaseienne Nicholas Purizaca Gamboa, da lui giudicato un tossicodipendente.
La Polizia finalmente non sta solo a guardare
A questo punto la polizia è finalmente convinta di essere alle prese con un serial killer. Il modo di agire, l’identikit delle vittime, diverse testimonianze portano infine gli inquirenti sulle tracce di un folle assassino seriale.
Da Lima giunge a Huaral una squadra speciale agli ordini del maggior Víctor Roveredo con il compito di arrestare il killer che sta terrorizzando la città.
Il 28 dicembre 2006, dopo l’ennesimo omicidio, la polizia fa irruzione nell’officina meccanica dove Nakada lavora. Si tratta di un controllo di routine. I poliziotti, infatti, sanno che devono cercare un meccanico, ma non sanno quale di preciso. Nakada è solo uno dei vari sospetti.
Pedro non lo sa e quando gli agenti iniziano a perquisire l’officina, estrae la pistola, fa fuoco, ferendo un agente e scappa. La fuga non dura molto. Terminate le munizioni, Nakada viene arrestato.
Confessioni, interrogatori, numero di vittime
Sulle prime nega tutto, poi quando cominciano ad apparire le evidenze, ammette i crimini.
Sono venticinque in tutto, anche se successivamente gli inquirenti tenderanno a ridurre questo numero a diciassette.
Nakada, però, non cambia la sua versione, insiste e rilancia. I morti ammazzati sono venticinque e confessa che per Capodanno aveva preparato un attentato in grande stile: una granata all’interno della discoteca più popolare di Huaran, La Parranda, per liberare il mondo in un solo colpo di decine di peccatori.
Durante gli interrogatori rivela agli inquirenti i tratti della sua personalità disturbata.
Alle domande sul movente degli omicidi risponde: "cerco solo di purificare la Terra dalla presenza di prostitute, drogati, criminali e omosessuali".
Sono le voci a dirglielo, quelle stesse che in cella gli comanderanno di suicidarsi per aver fallito la missione. Nakada, però, non ci riesce e viene salvato dagli agenti.
|