Pedro Lopez (pagina 4)

La "raffinata" tecnica del serial killer Pedro Lopez nelle sue parole

Sembra quasi che Pedro, quando uccide una delle sue vittime, segua un sogno, una speranza, per quanto brevissima e fugace. La ricerca di un qualche cosa che loro possiedono e lui no. Qualcosa di immateriale ed etereo, che immediatamente si volatilizza e si disperde nel nulla. E la contemplazione di quell’attimo richiede una messa in scena ben precisa, una scenografia quasi teatrale.

Ma lasciamo la parola al Mostro delle Ande:
«Andavo in cerca delle mie vittime camminando fra i mercati e le volevo con un certo sguardo sul loro viso. Un’aria di innocenza e di bellezza. Dovevano essere buone ragazze che lavoravano con la madre. Io le seguivo a volte anche per due o tre giorni, aspettando il momento che fossero da sole. Davo loro un oggetto, tipo uno specchietto, poi le portavo alla periferia della città, dove promettevo che avrei regalato un ciondolo anche per la loro madre.»

«Le ragazze non erano mai spaventate perché non potevano aspettarsi quello che sarebbe accaduto. Erano particolarmente innocenti.»

«Dovevo prenderle in un nascondiglio segreto, dove le attendevano i sepolcri che per loro avevo preparato. Qualche volta c’erano i corpi di altre vittime precedenti. Io le abbracciavo e poi le violentavo al tramonto. A quella luce particolare mi eccitavo. Forzavo il sesso della ragazza e mettevo le mie mani sulla sua gola. Quando il sole era una palla rosata, la strangolavo.»

«Mi piaceva solo se le potevo guardare negli occhi. Farlo nelle tenebre sarebbe stato uno spreco. Dovevo guardarle alla luce del giorno. C’era un momento divino quando le mie mani stringevano la gola di una giovane. Guardavo nei loro occhi e vedevo una certa luce, una scintilla, che improvvisamente andava via. Il momento della morte è affascinante e eccitante. Solo chi uccide abitualmente sa cosa voglio dire.»

«Alle ragazze occorrevano dai cinque ai quindici minuti per morire. Ero delicato e premuroso. Volevo passare molto tempo con loro e volevo essere sicuro che fossero morte. Desideravo uno specchio per verificare se stavano ancora respirando. Qualche volta ho dovuto ricominciare da capo a ucciderle.»

«Le mie piccole amiche amavano avere compagnia. Spesso ne deponevo tre o quattro in un solo buco. Ma dopo un breve tempo io diventavo triste e annoiato perché non potevano muoversi più. Così andavo alla ricerca di altre ragazze.»

«Quando venni rilasciato non vedevo l’ora che il momento venisse di nuovo.»

Ma Pedro Alonso López si definiva anche un liberatore: «L’ho fatto per porre fine alle sofferenze che subivano nella vita terrena» riferì durante una confessione.


Pedro Lopez: una storia senza fine

A ogni modo non è facile tratte ulteriori informazioni dalle brevi confessioni di Pedro, quel che è certo è che alla fine del 1980 viene dichiarato colpevole di (110) omicidi multipli e ripetuti, e condannato all'ergastolo in prigione.

Una foto di Pedro Alonso LopezMentre si trova recluso in Ecuador si illude, assurdamente, di avere qualche chance di essere rilasciato sulla parola. Questa irragionevole speranza non deve meravigliare: Lopez è un omicida seriale "missionario", ha ucciso animato dall’assillo costante di dover compiere una "missione". «(Le ho uccise) per porre fine alle sofferenze che subivano nella vita terrena» ha riferito durante una confessione.
Nella sua distorta visione delle cose, non gli passa per la mente che se anche fosse liberato lo aspetterebbero sicuramente altri processi in Colombia e in Perù.

Resta il fatto però che in Ecuador la pena massima è di soli 20 anni, così sul finire del 1999 Lopez torna libero (e pure in anticipo sui tempi per buona condotta). Viene rilasciato in gran segreto presso il confine colombiano.

Il Mostro delle Ande sa bene che in Colombia e in Perù lo aspetterebbero tempi duri, processi, prigione e morte, così prova a restare sul territorio ecuadoregno. Viene scoperto una prima volta e rispedito al confine... dove farà perdere le sue tracce per sempre.


Pedro Lopez: le ultime parole famose...

Mentre era in prigione in Ecuador, al corrispondente del National Examiner: Ron Laytner, Pedro Alonso Lopez disse, vantandosi: «Io sono l’uomo del secolo, nessuno potrà mai dimenticarsi di me.»
E avendolo conosciuto meglio in questo breve saggio, direi che c’è ben poco da dubitarne.

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Dossier scritto da:
Giuseppe Agnoletti

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