Il secondo omicidio e la cattura.
Passano dodici giorni.
L’11 febbraio, Walter Boscolo, agente immobiliare, viene ritrovato riverso in una pozza di sangue in un appartamento di Via San Francesco. Come nel caso di Lissandron, l’uomo era stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla nuca. Stavolta però, il serial killer non ha inscenato una rapina. Accanto al cadavere ha lasciato due carte da gioco: un re di quadri e un re di cuori; in una busta c’è un bigliettino e due righe scritte con un normografo:
“Anche questa non è rapina
contattate il questore di Milano.”
Gli indizi a disposizione degli inquirenti sono pochi, ma si sa che alle 12:30 Boscolo aveva appuntamento con un presunto cliente, tale signor Pertini.
Si indaga in questa direzione e si scopre che la telefonata è stata effettuata da un telefono pubblico posto presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Noventa Vicentina.
Dallo stesso telefono risultano partite svariate altre telefonate ad agenzie immobiliari, e tutte effettuate sempre dal sedicente signor Pertini.
È questo l’errore che incastra Profeta.
Il 18 gennaio, infatti, utilizzando lo stesso falso nome aveva incontrato Leonardo Carraro, agente immobiliare, in una casa in via Marostica. A questo incontro ne erano seguiti altri due.
Carraro, anche se non lo sa, ha visto il killer in faccia ed è capace di riconoscerlo.
Tra le chiamate effettuate dal Pronto Soccorso, gli inquirenti ne notano una molto strana, diretta a Palermo: il numero appartiene a un certo Giovanni Profeta. A essere sospettato è allora il fratello di quest’ultimo, Michele, residente a Mestre. Scatta immediatamente il mandato di cattura.
Profeta viene così arrestato il 6 febbraio 2001, mentre esce dagli uffici di una società di servizi finanziari. Si dichiara innocente, ma nella casa in cui vive con Antonella Gemmati vengono ritrovati una pistola e una scatola di cartucce compatibili con quelle che hanno ucciso Lissandron e Boscolo, e un mazzo di carte dove mancano i quattro re. Quello di fiori verrà ritrovato successivamente nella sua macchina, insieme al normografo e della carta da lettere.
Le prove sono inequivocabili: Michele Profeta è il serial killer. A inchiodarlo sono pure le dichiarazioni della sua compagna, la quale afferma che tra il 3 e il 15 gennaio egli si trovava a Milano, per fantomatici impegni di lavoro. Il collega Vincenzo Bozzi inoltre dice di averlo accompagnato all’ospedale di Noventa Vicentina l’8 febbraio, nell’orario in cui erano state effettuate tutte le telefonate alle varie agenzie.
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