Herbert Mullin: il processo
Il processo a Herbert Mullin si aprì ufficialmente il 30 luglio 1973. Accusa e difesa si concentrarono sul rapporto tra Herbert e suo padre William, seppure in modi diametralmente opposti. Per il Procuratore molta della violenza espressa da Herb durante i suoi omicidi e nella vita di tutti i giorni derivava dal latente odio nei confronti del padre che da sempre coltivava.
Quando toccò a Herbert stesso salire sul banco dei testimoni, lui si presentò con diversi fogli di appunti. In questi accusò la sua famiglia, i suoi insegnanti e gli amici di aver fatto di tutto per impedirgli, parole sue, di "diventare più potente nella prossima vita", dimostrando di credere fermamente nelle teorie sulla reincarnazione. Ma le sue parole non si fermarono lì. Si definì un predestinato, un leader della propria generazione. Il suo compito era quello di ritardare il devastante terremoto che avrebbe colpito la California. Per fare ciò doveva continuamente trovare vittime telepaticamente consenzienti che si sacrificassero per la causa.
Le dichiarazioni spontanee di Herbert avrebbero dovuto consentire alla sua difesa di poter seguire la via dell’infermità mentale, ma le cose presero una piega diversa dal previsto.
A suo sfavore giocarono gli omicidi della compagna di Gianera, della Francis e dei due bambini, tutte persone che lo avrebbero collegato alla morte di Jim Gianera.
Il 19 agosto 1973 Herbert Mullin venne dichiarato colpevole due omicidi di primo grado (Jim Gianera e Kathy Francis) e undici di secondo e condannato all’ergastolo, con possibilità di essere scarcerato sulla parola solo dopo il 2025. Ma il giudice non si fermò lì. Scrisse una lettera aperta al Governatore Ronald Reagan segnalando che se le cliniche in cui lui era stato ricoverato non fossero state chiuse, forse Herbert non avrebbe mai potuto nuocere. Meno di un anno dopo il Legislatore dello Stato della California proibì la chiusura di altre cliniche psichiatriche.
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