Herbert Mullin: l'ultimo omicidio e l’arresto
Fred Perez era un ex pugile che stava potando le piante del suo giardino, la mattina del 13 febbraio 1973. Era un brav'uomo, rispettato dai vicini.
Anche Herbert Mullin lo stimava, seppur non lo conoscesse direttamente. Fred non era preoccupato degli avvisi che la radio continuava a diffondere. Lui non era una giovane donna, e tantomeno si dedicava all’autostop sulle strade di Santa Cruz. Di certo non poteva immaginare che nell’auto che stava passando davanti casa sua un uomo sentisse voci che gli ordinavano di ucciderlo. Non si accorse nemmeno del fucile che faceva capolino dal finestrino. Un istante dopo morì per una ferita d’arma da fuoco che l’aveva colpito in pieno cuore.
Senza scomporsi minimamente, Herbert appoggiò il fucile che aveva preso pochi giorni prima ai quattro ragazzi e riprese la sua marcia, con calma. Stava portando della legna da ardere a casa dei suoi. Non si preoccupò del fatto che qualcuno potesse averlo visto. Che potesse aver descritto la Chevrolet station wagon del ’58 alla polizia. Quando, sulla strada verso casa dei suoi, un agente lo fermò, lo fece scendere e lo dichiarò in arresto per l’omicidio di Perez, lui non disse nulla e non oppose alcuna resistenza, mentre veniva ammanettato. Sulle prime gli agenti furono convinti di aver trovato l’unico assassino per tutti i delitti che avevano insanguinato la zona. Pochi giorni dopo capirono che Herbert era responsabile solo di undici di questi. Lawrence White e Mary Guilfoyle furono associati a lui solo tempo dopo.
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