Herbert Mullin, la storia del serial killer

Nome Completo: Herbert Williams Mullin

Status: In prigione, condannato all'ergastolo

Nato il: 18 Aprile 1947

Morto il: in vita

Vittime Accertate: 13

Modus Operandi/Caratteristiche: omicidio mediante arma da fuoco o da taglio

Ultimo aggiornamento del dossier: 20 settembre 2015



Non è facile interpretare il fenomeno Herbert Mullin. Una meteora che nel breve lasso di cinque mesi, tra il 1972 e il ’73, ha mietuto vittime nell’area intorno alla città di Santa Cruz, in California (già terreno di caccia in quel periodo dei serial killer Ed Kemper e John Frazier).
Assassino a sangue freddo, un matto abbastanza lucido da uccidere qualcuno e cercare di nascondere le proprie tracce, un agnello sacrificale costretto a obbedire a ordini telepatici del padre o una vittima dell’abuso di droghe; questo e altro è stato detto di lui e da lui.


Herbert Mullin: Dalla culla alle droghe

Herbert Mullin nacque il 18 aprile 1947. Un giorno già ampiamente segnato dal Destino, in quanto, esattamente sessantun’anni prima, nel 1906, un violento terremoto devastò San Francisco. Pochi anni dopo, nel 1955, Albert Einstein avrebbe portato a termine la sua vita terrena.

Quando il piccolo Herbert aveva cinque anni la sua famiglia si trasferì in una piccola fattoria vicino a San Francisco.
Se all’esterno sembrava un ragazzino sereno e intelligente, dentro di sé viveva nella certezza che i suoi genitori tramassero contro di lui, nel costante tentativo di isolarlo dagli altri. Era certo che suo padre, di nascosto, andasse dai vicini minacciandoli di morte se qualcuno dei loro figli avesse mai giocato con il suo.

Questo, tuttavia, non influì sul suo comportamento, riuscì anche ad ambientarsi rapidamente dopo un trasferimento vicino a Santa Cruz e i suoi risultati a scuola riflettevano la popolarità di cui godeva. Non aveva difficoltà nemmeno con le ragazze.

Si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria presso l’Università di Cabrillo e prese in considerazione anche l’idea di arruolarsi, una volta terminati gli studi.

Tutto cambiò quando, nell’estate del 1965, il migliore amico di Herb, Dean Richarson, perse la vita in un incidente stradale. L’evento ebbe un impatto violentissimo sul morale del diciottenne, gettandolo in forme di disperazione che sfociarono nell’idolatria. Mullin arrivò a costruire nella propria camera un altare in memoria dell’amico, abbandonò gli studi e cominciò a studiare le religioni orientali.

L’anno successivo Mullin incontrò Jim Gianera, che lo iniziò all’uso di droghe, prima marijuana poi gli allucinogeni, e lo introdusse nel nascente movimento pacifista.
Gli acidi ebbero su di lui un effetto devastante. Durante i suoi "viaggi" Mullin diventava violento e continuava a vaneggiare dell’approssimarsi di un altro grande terremoto, peggiore di quello del 1906.


Herbert Mullin: follia, ricovero e cure inefficaci

Il comportamento di Herbert Mullin, da bizzarro, divenne definitivamente allarmante quando, nel 1969, durante una visita da sua sorella, manifestò episodi di ecoprassia (la ripetizione per imitazione dei movimenti altrui) ed ecolalia (la ipetizione immediata, automatica, patologica, di suoni o parole altrui), sintomi di schizofrenia. Il ventiduenne Mullin attraversò così, per la prima volta, i cancelli di una clinica psichiatrica.

Non ci rimase molto tempo. Il Governatore della California (e futuro presidente degli Stati Uniti d'America), Ronald Reagan, approvò proprio in quei mesi una legge che impose la chiusura di diverse cliniche, tra cui quella che ospitava Herbert.
La sua famiglia, tra l’altro, non poteva certo permettersi di pagare una clinica privata. Si limitarono a sperare che bastasse tenerlo lontano dalle droghe, per loro l’unica causa dei suoi mali.

Una sera, in un bar, un Ranger, avendolo notato fissare il vuoto in uno stato simile alla trance, gli chiese di andarsene. In tutta risposta Herb afferrò il coltello che nascondeva in tasca. Il Ranger lo fermò prima che potesse fare altro e lo arrestò. Venne rilasciato dopo pochi giorni.

Appena fuori, Mullin si trasferì a San Luis Obispo, dividendo l’affitto con un altro ragazzo. A lui confessò di ricevere comunicazioni telepatiche che gli comandavano di compiere alcune non meglio precisate azioni. Questo accadeva durante alcune sedute di meditazione al termine delle quali si procurava bruciature rituali con una sigaretta.
Il coinquilino chiese consiglio allo zio, uno psichiatra, il quale lo fece subito ricoverare.

Nell’anno successivo Herbert continuò a entrare e uscire da cliniche che venivano presto chiuse, rendendo inefficace qualunque terapia gli venisse imposta.

Un giorno, nell’autunno del 1972, un sedicente scienziato annunciò alla stampa che presto un terribile terremoto si sarebbe scatenato in California.
Quasi nessuno lo prese sul serio. Solo un giovane uomo di Santa Cruz percepì quelle parole come un segno del Destino. Herbert Mullin si preparò a compiere la sua missione.


Herbert Mullin: la prima fase

Venerdì 13 ottobre 1972 giunse il momento per Herbert Mullin di agire.
Non era molto organizzato. Prese una mazza da baseball, salì sulla sua Chevrolet e si mise in strada, sotto una pioggia battente.

Quando incrociò un pedone che camminava solitario lungo la strada, Herbert percepì che aveva trovato il suo uomo. Si trattava di Lawrence White, un vagabondo di 55 anni senza nessuno al mondo, come tanti ne giravano all’epoca.

Mullin finse di avere problemi con il motore della macchina. Non appena l’uomo si avvicinò per osservare sotto il cofano lo colpì con violenza con la mazza, fracassandogli il cranio. Caricò poi il corpo sull’auto e lo gettò giù da una riva a lato strada, per poi sparire nella pioggia.

White era un emarginato, la sua morte non destò l’interesse di nessuno e, quando fu seppellito, il suo funerale fu una cerimonia deserta.

Herbert poté quindi procedere indisturbato e pochi giorni dopo si imbatté in una giovane autostoppista. Si chiamava Mary Guilfoyle, una ragazza di 24 anni che doveva recarsi a un colloquio di lavoro.
Lei era al corrente dei rischi che correvano le autostoppiste da quelle parti (l’area intorno alla città di Santa Cruz, in California, era già flagellata dalle gesta di Ed Kemper e John Frazier), ma il ragazzo che la caricò non sembrava certo un tipo pericoloso: bassino, belloccio, dalla voce sottile.

Approfittando della scarsa allerta della ragazza, Mullin si fermò con una scusa in una stradina laterale, estrasse un coltello da caccia e la colpì ripetutamente al torace e alla schiena.
La ragazza morì dopo pochi istanti, ma il suo corpo non venne ritrovato per mesi. Herbert volle infatti sperimentare sul cadavere le tecniche di dissezione di Michelangelo Buonarroti, di cui aveva letto una biografia.

L’esperimento fu forse condotto un po’ a cuor leggero, perché la vista degli organi interni della ragazza sconvolse Mullin al punto da non voler più ripetere l’esperienza e da non voler mai riferirne i dettagli.

Il 2 novembre 1972 Herbert si recò in chiesa, per cercare la forza per smettere di uccidere ancora. Scorse un prete, all’interno di un confessionale.
Si trattava di Padre Henri Tomei, 65 anni.
Il ragazzo finse di volersi confessare, estrasse il coltello e colpì il prete in pieno petto.

La morte di Padre Tomei sconvolse la comunità, la polizia si mosse subito, ma, nonostante avessero a disposizione anche le impronte digitali dell’assassino e una testimone oculare, le indagini non portarono a nulla, almeno per qualche mese.


Herbert Mullin: furia omicida

Nel suo schizofrenico trasformismo Herbert Mullin decise, a quel punto, che era il momento di fare altro.
Dopo un fallito tentativo di entrare nella Guardia Costiera fece nuovamente domanda nei Marines e questa volta venne accettata. L'uomo venne però subito congedato quando risultò che era stato arrestato anni prima.

Non gli rimase alto che proseguire nella sua causa. Si procurò una pistola. Era giunto il momento di fare un salto di qualità, nel suo metodo omicida.
E anche di andare a trovare un vecchio amico che non vedeva da tempo.

L’ultimo indirizzo di Jim Gianera di cui Mullin era a conoscenza era un rifugio di montagna chiamato "Mystery Spot", una casetta di legno al termine di una strada in terra battuta che percorreva i boschi intorno a Santa Cruz.

Il 25 Gennaio 1973 Herb, zuppo di pioggia, si presentò alla porta del rifugio.
Ad aprirgli, però, non fu Jim, bensì una donna, di nome Kathy Francis. Da poco più di un anno lei viveva lì con il marito Bob e i due figli David e Daemon, di sei e quattro anni.
Quando Mullin chiese di Jim, la donna gli rispose che si era trasferito in città con la sua ragazza. L’indirizzo era Western Avenue.
Herb ringraziò e se ne andò.

Gianera fu sorpreso di trovare sulla porta di casa il suo vecchio amico e cliente. Non appena lo fece entrare, però, questi estrasse la pistola. Jim, spaventato, cercò di trovare scampo al piano di sopra, dove la sua ragazza stava facendo il bagno.
Herb li raggiunse e sparò in testa a entrambi, poi estrasse il coltello da caccia e li pugnalò ripetutamente.

Senza fare altro uscì dalla casa e fece ritorno a Mystery Spot. Lì, buttò giù la porta a calci e freddò a colpi di pistola Kathy e i suoi bambini. Bob si salvò solamente perché non si trovava a casa, quella sera.

Ancora una volta la Polizia seguì una pista sbagliata. Attribuirono l’eccidio come un regolamento di conti tra spacciatori. Bob, infatti, era socio di Jim nell’attività di spaccio.

Nonostante la morte di colui che riteneva responsabile dei suoi guai, la furia omicida di Herbert non accennò a placarsi.

La sera del 10 febbraio 1973 Mullin scovò una tenda da campo montata nel bosco. Si trattava di un piccolo accampamento illecito costruito da quattro ragazzini hippie.
Appena i quattro si resero conto che il tipo che sbraitava non poteva essere un rappresentante delle Autorità, David Oliker, Brian Scott Card, Mark Dreibelbis e Robert Spector iniziarono a deriderlo.

I ragazzi erano tutti e quattro seduti, non poterono difendersi in alcun modo. Fecero in tempo solo ad abbozzare dei tentativi di fuga, non appena videro la pistola. In pochi secondi i corpi senza vita giacevano scomposti all’interno della tenda. Mullin abbandonò il campo portando con sé un fucile dei ragazzi e venti dollari.


Herbert Mullin: l'ultimo omicidio e l’arresto

Fred Perez era un ex pugile che stava potando le piante del suo giardino, la mattina del 13 febbraio 1973. Era un brav'uomo, rispettato dai vicini. Anche Herbert Mullin lo stimava, seppur non lo conoscesse direttamente.

Fred non era preoccupato degli avvisi che la radio continuava a diffondere. Lui non era una giovane donna, e tantomeno si dedicava all’autostop sulle strade di Santa Cru<.
Di certo non poteva immaginare che nell’auto che stava passando davanti casa sua un uomo sentisse voci che gli ordinavano di ucciderlo. Non si accorse nemmeno del fucile che faceva capolino dal finestrino.
Un istante dopo morì per una ferita d’arma da fuoco che l’aveva colpito in pieno cuore.

Senza scomporsi minimamente, Herbert appoggiò il fucile che aveva preso pochi giorni prima ai quattro ragazzi e riprese la sua marcia, con calma. Stava portando della legna da ardere a casa dei suoi.
Non si preoccupò del fatto che qualcuno potesse averlo visto. Che potesse aver descritto la Chevrolet station wagon del ’58 alla polizia.

Quando, sulla strada verso casa dei suoi, un agente lo fermò, lo fece scendere e lo dichiarò in arresto per l’omicidio di Perez, lui non disse nulla e non oppose alcuna resistenza, mentre veniva ammanettato.
Sulle prime gli agenti furono convinti di aver trovato l’unico assassino per tutti i delitti che avevano insanguinato la zona.
Pochi giorni dopo capirono che Herbert era responsabile solo di undici di questi. Lawrence White e Mary Guilfoyle furono associati a lui solo tempo dopo.


Herbert Mullin: il processo

Il processo a Herbert Mullin si aprì ufficialmente il 30 luglio 1973. Accusa e difesa si concentrarono sul rapporto tra Herbert e suo padre William, seppure in modi diametralmente opposti.
Per il Procuratore molta della violenza espressa da Herb durante i suoi omicidi e nella vita di tutti i giorni derivava dal latente odio nei confronti del padre che da sempre coltivava.

Quando toccò a Herbert stesso salire sul banco dei testimoni, lui si presentò con diversi fogli di appunti. In questi accusò la sua famiglia, i suoi insegnanti e gli amici di aver fatto di tutto per impedirgli, parole sue, di "diventare più potente nella prossima vita", dimostrando di credere fermamente nelle teorie sulla reincarnazione.
Ma le sue parole non si fermarono lì. Si definì un predestinato, un leader della propria generazione. Il suo compito era quello di ritardare il devastante terremoto che avrebbe colpito la California. Per fare ciò doveva continuamente trovare vittime telepaticamente consenzienti che si sacrificassero per la causa.

Le dichiarazioni spontanee di Herbert avrebbero dovuto consentire alla sua difesa di poter seguire la via dell’infermità mentale, ma le cose presero una piega diversa dal previsto.
A suo sfavore giocarono gli omicidi della compagna di Gianera, della Francis e dei due bambini, tutte persone che lo avrebbero collegato alla morte di Jim Gianera.

Il 19 agosto 1973 Herbert Mullin venne dichiarato colpevole due omicidi di primo grado (Jim Gianera e Kathy Francis) e undici di secondo e condannato all’ergastolo, con possibilità di essere scarcerato sulla parola solo dopo il 2025.
Ma il giudice non si fermò lì.
Scrisse una lettera aperta al Governatore Ronald Reagan segnalando che se le cliniche in cui lui era stato ricoverato non fossero state chiuse, forse Herbert non avrebbe mai potuto nuocere.
Meno di un anno dopo il Legislatore dello Stato della California proibì la chiusura di altre cliniche psichiatriche.

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