La cattura
La sorella di Anna Collomb tentò in tutti i modi di rintracciarla, ma ogni suo sforzo si rivelò vano. L’unica cosa certa , da lei appresa, era che Anna era stata vista l’ultima volta a Gambais. Decise allora di scrivere una lettera d’aiuto al sindaco, e, come risposta, ricevette una busta contenente l’indirizzo della sorella di Celestine Buisson (anche lei si era rivolta al sindaco di Gambais): scoprì così, per caso, di non essere l’unica persona ad avere effettuato delle ricerche su una persona scomparsa, ma, soprattutto, che entrambe le strade portavano a una villetta di campagna, affittata da un certo Henri Desire Landru. Le due donne misero a confronto i loro risultati notando che tutte e due le sorelle erano sparite dopo essersi promesse in spose a quel personaggio dall’aspetto tanto normale quanto gentile.
La polizia, informata dei fatti, emise un avviso di garanzia nei confronti dell’uomo.
Landru venne riconosciuto dalla sorella di Celestine, alcuni giorni dopo, mentre, per le strade di Parigi, passeggiava in compagnia di Fernande Segret. Viveva con lei sotto il nome di Lucine Guillet al numero 76 di Rue de Rochechouart. Venne quindi arrestato, era il 12 aprile 1919. In una tasca della giacca teneva il suo inseparabile taccuino, un piccolo quaderno con una rilegatura nera: all’interno, numerosi fogli contenenti note enigmatiche sulle sue undici vittime. Venne perquisita la villetta di Gambais, ma non si trovò alcuna traccia riguardante ai nomi elencati nel taccuino, nemmeno in seguito agli scavi effettuati nel giardino, dove tornarono alla luce solamente i resti di tre cani. La polizia fu così costretta a giustificare l’arresto in base a denuncie per truffa ed estorsioni.
Il processo, ovvero “L’affare Landru”
Il 7 novembre 1921, davanti alla corte d’assise di Seine-et-Oise, presso la sede di Versalles, si aprì il processo a Landru. Sin da subito la popolarità del caso salì alle stelle. Durante le lunghe investigazioni avvenute dal suo arresto, Landru si comportò in maniera totalmente distaccata. Non venne trovata alcuna traccia di cadavere, ma solo numerosi abiti e carte legali. Nella cucina, vennero trovate solo schegge di osso, ma non c’era nulla che potesse provare la morte delle undici persone indicate nel taccuino.
Sin dall’inizio del processo, Henri si dichiarò innocente, ammettendo tuttavia di aver truffato le presunte vittime. Spesso le sue parole divennero provocatorie, nei confronti della corte, esclamando frasi del tipo “Mostratemi i cadaveri!”
L’entusiasmo popolare che lo circondò durante il processo, portò alla luce il suo lato di studioso attento e preciso, di amante e di uomo elegante e socievole. La gente non poteva odiare una persona simile, non riusciva a credere che quel piccolo uomo avesse ucciso dieci donne e un bambino. Ma fu proprio tutta quella popolarità a spingerlo verso una condanna certa. Iniziarono a spuntare dal nulla alcuni testimoni, parenti delle presunte vittime, vicini di casa. Un uomo giurò di averlo visto, un giorno, gettare qualcosa in uno stagno, e un altro testimone disse di aver tirato fuori dall’acqua, durante un battuta di pesca, un pezzo di carne putrida. Alcuni vicini della villetta di Gambais testimoniarono di aver visto uscire del fumo nero dal suo camino e di averne sentito l’odore putrido e pestilenziale, anche in periodi dell’anno durante i quali non era necessario il riscaldamento.
Landru, nel frattempo, non faceva alcun caso a quelle accuse, e si comportava come se tutto il processo fosse un’opera teatrale: invitò anche alcune signore a sedere al suo posto,sfidando così la corte. Poi, venne chiamata a testimoniare Fernande Segret. Lei lo difese, confermando anche che si sarebbero presto sposati.
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