Ed Kemper: che effetto fa sparare alla nonna?
In casa dei nonni, Ed Kemper vive solo e infelice, fino a un agosto del 1963.
Ha quattordici anni quando spara alla nonna, Maude, con un fucile calibro .22, prima di pugnalarla ripetutamente alla schiena con un coltello da cucina. Lei l’aveva obbligato a restare in casa ad aiutarla, mentre lui avrebbe voluto raggiungere nei campi il nonno, al quale era maggiormente legato.
La cosa non gli era proprio andata giù.
Subito dopo l’omicidio, però, Ed Kemper si rende conto che il nonno “non riterrà accettabile” il suo comportamento, dunque lo attende e gli spara, lasciando poi il cadavere in cortile.
Alle domande dei poliziotti, che gli chiederanno il perché di quel gesto, risponderà semplicemente: «Mi ero sempre chiesto che effetto avrebbe fatto sparare alla nonna.»
Ed Kemper: il soggiorno all'ospedale psichiatrico di Atascadero
A seguito della mancanza di ogni motivazione al suo gesto, Ed viene ritenuto dagli psichiatri una “personalità disturbata del tipo passivo-aggressivo” e viene ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Stato di Atascadero, nella contea di San Luis Obispo, dove resterà fino al 1969.
Durante la sua permanenza ad Atascatero, il giovane Ed si distingue per la sua disponibilità. È volenteroso e non pianta grane, e inoltre prende a lavorare assieme agli stessi dottori che lo esaminano, i quali dunque vedono in lui una forte volontà positiva.
In realtà, l’atteggiamento di Ed è sempre manipolativo e interessato.
Studia il gergo dei medici, cerca di capire cosa deve fare per essere dimesso. Il suo quoziente intellettivo eccezionalmente alto (145) gli permette in breve tempo di assimilare le informazioni sufficienti per mettere in scena la propria “guarigione”.
Intanto però, ha contatti continui con gli altri assassini, ascolta i loro racconti e da essi prende spunto per nuove fantasie, che iniziano a prevedere, accanto all’elemento morte/sangue/vendetta, anche quello sessuale. Ed raccoglie meticolosamente informazioni, annota su un taccuino le proprie impressioni sui dettagliati resoconti che gli altri detenuti gli fanno, analizza in maniera particolareggiata il loro comportamento andando alla ricerca di errori. Dall’alto della propria intelligenza, considera gli altri omicidi dei “principianti senza metodo”, viviseziona le loro storie evidenziando a se stesso quanti e quali sbagli abbiano compiuto, come siano stati stupidi a lasciarsi alle spalle tracce e testimoni.
Pur non avendo idea di quanto lunga sarà la sua permanenza nell’ospedale, Ed ritiene estremamente importanti le informazioni che raccoglie: è sicuro che prima o poi tutto ciò che sta mettendo da parte gli tornerà utile. E lavora, alle spalle dei dottori ignari e compiaciuti dei suoi fasulli miglioramenti. A loro è dato di conoscere solo il "timido e volenteroso Ed".
È il 1969 quando i suoi sforzi vengono finalmente premiati: nonostante il parere contrario di alcuni psichiatri, viene dimesso.
Comincia così la sua striscia di crimini a sfondo sessuale.
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