Nome completo: Danny Lee Barber
Nazionalità/Paese: Stati Uniti d’America
Data di nascita: 8 maggio 1955
Razza: Caucasica
Sesso: Maschio
Altezza: 173 cm
Peso: 63 kg
Segno zodiacale: Toro
Data di morte: 11 febbraio 1999
Arco degli omicidi: 1978-1980
Vittime accertate: 4
Vittime presunte: 4
Modus operandi: vittime uccise tramite trauma da corpo contundente, accoltellamento o colpo di pistola. Atti di necrofilia confessati in due occasioni.
Ultimo aggiornamento del dossier: 3 dicembre 2023
Danny Lee Barber, nonostante non sia tra i più noti serial killer americani, saltò agli onori della cronaca per la brutalità dei suoi omicidi. Egli operò i suoi crimini in Texas alla fine degli anni settanta e a suo carico vennero addebitati quattro delitti.
Le tre vittime accertate di cui si conoscono i nomi e si hanno dati certi - Janice Louise Ingram, Mercedes Mendez e Mary Caperton - subirono una feroce aggressione all'interno delle loro abitazioni, un luogo nel quale avrebbero dovuto sentirsi al sicuro, dove mai si sarebbero immaginate un tale, tragico, epilogo. Ebbero pertanto la sfortuna di ricevere una visita dal killer, che recidivo nel suo modus operandi, era solito fare irruzione nelle case delle vittime come un comune ladro.
Interrogato dagli agenti, egli stesso riconobbe che il suo obiettivo era la rapina. Nonostante l'odioso proposito di per sé, ciò che effettivamente perpetrò fu ancora più spaventoso. Non si accontentò solo di sottrarre ai suoi bersagli, ma si scatenò su di loro con una furia omicida.
Barber sorprendeva le ignare donne picchiandole con ferocia inaudita, dopodiché, le finiva a coltellate e violava i loro corpi.
Solo successivamente al suo arresto, ammise di aver avuto rapporti sessuali con i cadaveri (necrofilia) di due delle sue vittime.
Danny Lee Barber: infanzia e adolescenza
Nulla si sa sull'infanzia e l'adolescenza di Danny Lee Barber, così come della sua famiglia, dei suoi studi passati o del suo lavoro. Si potrebbe ipotizzare, con un'analisi semplice, che fosse analfabeta, dato che imparò a leggere e scrivere durante la sua detenzione.
Pur non essendo a conoscenza del suo passato, è plausibile che la sua vita avesse preso una piega criminale molto precocemente. Infatti, già a ventitré anni, era noto alle autorità per reati come il furto con scasso.
L'omicidio di Janice Luise Ingram
Janice Luise Ingram fu la penultima vittima di Barber. La tragedia della sua morte però non fu vana perché portò gli inquirenti alla cattura del serial killer, evitando così che potesse nuocere ad altre donne.
Janice era una signora cinquantenne residente nella contea di Dallas, nel sobborgo di Balch Springs, in Texas.
Ruth Clowers, madre di Janice, si recò a casa della figlia all'oscuro di ciò che l'avrebbe attesa all'arrivo. Quando varcò la soglia e entrò nell'abitazione, fu colta da un terribile sconvolgimento di fronte all'atroce scena che si presentò ai suoi occhi: il corpo della figlia giaceva immobile, completamente spoglio, senza vita, disteso sul pavimento, con la pelle tumefatta dai lividi, segnato da una feroce violenza.
Stando alle confessioni rilasciate alla polizia da Barber, i fatti si svolsero con le seguenti modalità.
Inizialmente, l'uomo ammise di aver pianificato un furto nell'abitazione della signora Ingram. Le circostanze si erano rivelate a suo favore, in quanto, per entrare nella casa, aveva utilizzato uno strumento che casualmente aveva trovato nel prato dove aveva lavorato in precedenza.
Un pezzo di tubo in metallo sarebbe stato l'utensile per infrangere una finestra nell'abitazione della signora, oggetto che avrebbe poi potuto diventare una prova forense come possibile arma del delitto.
Nonostante avesse progettato questa strategia, l'ingresso nella casa prese una piega diversa poiché Barber fu agevolato dalla fortuita apertura della porta.
Questa coincidenza fortuita giocò a suo favore, consentendogli di entrare senza essere notato dalla donna. Tuttavia, quando si trovarono faccia a faccia, ella si spaventò e cominciò a urlare. Barber si irritò per le grida della signora Ingram e le intimò di tacere. La donna, terrorizzata, non obbedì al suo comando, scatenando la sua follia omicida. Si scagliò contro di lei con il tubo, un'arma che, secondo il killer, ne decretò la morte.
Invero, la condanna attribuì la causa del decesso di Janice alle percosse e all'accoltellamento.
Danny Lee Barner: cattura confessione dell'assassino seriale
Barber venne formalmente accusato per l'omicidio della signora Ingram il 6 maggio 1980, mentre si trovava già in prigione, condannato per furto con scasso per aver fatto irruzione in un mercato delle pulci a Dallas.
A incastrarlo fu un'impronta digitale trovata sulla scena del crimine.
Nei due giorni successivi a questa accusa l'uomo confessò questo e anche gli altri delitti.
L'8 maggio confessò alle autorità l'aggressione fatale ai danni di quattro donne, tutte residenti nell'area di Dallas, assumendosi la responsabilità della loro morte.
Della sua prima vittima, uccisa il 18 giugno 1978, non si sa assolutamente nulla.
La quarantottenne Mercedes Mendez, assassinata il 17 gennaio 1979, fu la seconda vittima della sua scia di sangue di assassino seriale.
In quello stesso interrogatorio ammise anche l'uccisione di Mary Caperton, avvenuta il 21 aprile 1980, anch'essa picchiata e pugnalata a morte.
Infine, ammise di aver commesso l'omicidio di Janice Ingram, avvenuto l'8 ottobre del 1979, e di aver lasciato il suo corpo nudo e martoriato da percosse e tagli.
Danny Lee Barner: processo e condanna
Il presunto assassino reo confesso Danny Lee Barber, una volta in custodia delle autorità, fu valutato da un team di psicologi, che lo considerò pienamente idoneo a sostenere il processo, e quindi capace di intendere e volere.
Di conseguenza, il tribunale lo condannò a vent'anni per furto con scasso, all'ergastolo per l'omicidio di tre donne e infine, per l'uccisione della signora Ingram, gli fu contestato l'omicidio capitale.
Quest'ultima accusa lo condusse verso la condanna a morte, sentenza che fu programmata per essere eseguita nel più breve tempo possibile.
Danny Lee Barber la morte del serial killer
Dopo il processo il condannato Danny Lee Barber dovette attendere diciannove anni prima che fosse messa in pratica la sua sentenza.
In questo lasso di tempo, durante la lunga permanenza nel braccio della morte, Barber riuscì a ottenere un permesso di lavoro: per la precisione realizzava artigianato a punto e croce, materiale, che a sua volta veniva venduto attraverso una pagina web.
Il suddetto permesso lavorativo d'altro canto fece infuriare i familiari della signora Ingram, che per mezzo stampa, manifestarono tutto il loro disappunto: non ritenevano corretto che un assassino potesse godere di un tale privilegio.
Barber al contrario vide questa opportunità lavorativa come un'occasione per dimostrare il suo pentimento e la sua buona volontà al fine di essere reintrodotto nella società.
L'uomo infatti dichiarò di essere cambiato e chiese scusa per i suoi crimini in più occasioni, l'ultima, durante un'intervista rilasciata prima dell'esecuzione capitale. Testuali parole: "Non ricordo di averla colpita, anche se ci sono molte cose che ho rimosso. Le cose erano un inferno, e quando ho rilasciato la confessione, ho facilitato le cose. Mi dispiace per quello che è successo quella notte. Purtroppo, non posso annullare i crimini che ho commesso in passato."
Pertanto nel corso degli anni, Barber, fece ricorso al tribunale molte volte per ottenere la revisione della pena, e in altri casi, cercò di dimostrare che il suo processo non si era svolto correttamente evidenziando, l'incostituzionalità di alcuni procedimenti. Ogni ricorso non venne mai accettato e l'ultimo responso negativo del tribunale venne rilasciato quando per Barber era già stata fissata la data per la pena di morte.
Data, che venne rimandata all'ultimo minuto costringendo i familiari della signora Ingram, accorsi per assistere all'esecuzione, a far ritorno a casa dopo aver guidato per molte miglia.
Ecco altre dichiarazioni tratte dalla sua ultima intervista al killer: "Sono sconvolto dal fatto che ho trascorso quindici anni nel programma di lavoro, ho consigliato altri detenuti, sono andato a scuola e non mi viene riconosciuto alcun merito. Mi sono scusato con tutti quelli che potevo. Ho imparato a leggere e scrivere. Ho fatto tutto quello che potevo da qui. Non mi sento una minaccia per nessuno. Ho imparato la lezione. Credo di essermi guadagnato il diritto di vivere".
Nonostante i suoi ripetuti appelli alla clemenza e varie date di esecuzione rimandate, l'11 febbraio 1999 venne applicata la pena di morte per iniezione letale nell'Unità di Huntville.
A Barber fu concesso un ultimo pasto composto da due bistecche, patate al forno, insalata, tè e gelato al cioccolato. Ad assistere all'esecuzione, oltre al personale carcerario, erano presenti i membri della famiglia Ingram e tre membri della famiglia Barber.
Prima dell'esecuzione della pena capitale, il condannato rilasciò le ultime, brevi dichiarazioni, salutando e scusandosi con i sei familiari delle vittime che erano presenti ad assistere alla sua morte. Quel giorno tra i presenti vi era anche la madre novantatreenne di Janice Luise Ingram, Ruth Clowers.
"Salve signora Ingram, è un piacere vederla. Ho detto che potevo parlare ma non credo che ci riuscirò. Ho sentito che una delle sue nipoti ha avuto delle parole arrabbiate. Ho passato gli ultimi vent'anni aspettando di capire cosa stesse succedendo. Prego che tu lo superi e questa l'unica cosa che mi viene in mente di dire. Sono dispiaciuto per quello che ho fatto, ma sono una persona diversa da quel momento. Se avessi potuto conoscermi nel corso degli anni, avresti potuto vederlo. Voglio parlare con i miei amici qui per un secondo. Bene, è bello vedervi ragazzi. Prendetevi cura di Mary Lynn per me. Come ho detto, ho già chiamato mia madre, quindi lo sa. Arrivederci."
(Ultime parole di Danny Lee Barber)
Quando l'iniezione letale venne applicata l'uomo si addormentò, poi iniziò a russare, rantolò e infine, sei minuti dopo l'iniezione, alle ore 18:26, spirò.
Danny Lee Barber morì all'età di 43 anni.
La signora Clowers e gli altri testimoni lasciarono il penitenziario e quando furono all'esterno, videro una donna in fondo alla strada che protestava contro la pena capitale con un megafono. In quel momento, sentendo tale manifestazione, i testimoni che avevano assistito all'esecuzione del criminale si fermarono, si voltarono e cominciarono a applaudire.
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