Carl Panzram, la storia del serial killer

Nome Completo: Charles "Carl" Panzram

Soprannome: Carl Baldwin, Jefferson Davis, Jeff Davis, Jefferson Rhodes, Jeff Rhodes, Jack Allen, Jefferson Baldwin, John King, Captain John K. O'Leary, Copper John, The River Pirate

Nato il: 28 giugno 1891

Arrestato definitivamente il: 16 agosto 1928

Morto il: 5 settembre 1930

Vittime Accertate: 5

Vittime Confessate: 21

Modus operandi: drogava, picchiava e sodomizzava le sue vittime per poi ucciderle con armi da fuoco o oggetti contundenti

Ultimo aggiornamento del dossier: 3 maggio 2015


Carl Panzram fu un prolifico serial killer, stupratore e piromane seriale americano, conosciuto con vari soprannomi. Fu anche autore di una strage.

Iniziò la sua carriera criminale nel 1903 o 1905, all'età, quindi, di dodici o quindici anni, uccidendo un dodicenne nella Minnesota State Training School. In quel periodo tentò di avvelenare un certo John Moore con del veleno per topi.

È stato definito un misantropo e uno psicopatico che odiava il genere umano. Rapiva le sue vittime, sempre uomini, e si teneva a distanza dal genere femminile, a causa della gonorrea contratta in un locale a luci a rosse.

Carl Panzram, a differenza di tanti altri assassini seriali presentati sul nostro sito LaTelaNera.com, uccideva perché spinto da un innato odio verso l'umanità.


Carl Panzram: famiglia e infanzia

Charles Panzram, poi soprannominato "Carl", nacque in una fattoria vicino a Warren, nel Minnesota, il 28 giugno 1891, da genitori immigrati di origine prussiana, poveri ma gran lavoratori. Aveva cinque fratelli e una sorella.
Giudicava la sua famiglia onesta, a differenza di lui. «Sono stato un animale fin da quando sono nato. Ero un ladro e un bugiardo», disse.

I genitori divorziarono quando Carl aveva 7 anni. In realtà non fu un vero divorzio, non ci furono alimenti da versare o altro, semplicemente suo padre se ne andò per non tornare mai più.
Per la famiglia si annunciò un futuro buio. Lavoravano alla fattoria tutto il giorno, ma con ben pochi risultati, e Carl veniva picchiato spesso dai fratelli per qualsiasi motivo.

Scrisse così più tardi: «Tutti pensavano che fosse giusto ingannarmi, mentirmi e prendermi a calci quando ne avevano voglia, e ne avevano regolarmente».

Il suo comportamento sociale non ne giovò. Nel 1899 finiì davanti al giudice del tribunale per minori con l'accusa di ubriachezza molesta: avevao solo otto anni.

Fu solo l'inizio di una serie di reati minori e furti di poco conto.
All'età di 11 anni fece irruzione nella casa del vicino e rubò tutto ciò che riuscì a prendere, compresa una pistola. I fratelli lo scoprirono e lo picchiarono fin quando perse conoscenza.


Carl Panzram: il riformatorio di Red Wing

Fu arrestato, infine, e nel 1903 spedito a un riformatorio per minori, la Minnesota State Training School.
Là, Carl fu sottoposto a un esame dallo staff maschile della scuola.

Fu spogliato nudo e interrogato sulle sue abitudini sessuali.
«Esaminarono il mio pene e il mio retto», scrisse Carl, «chiedendomi se avessi mai commesso fornicazione o sodomia o se fossi mai stato sodomizzato o mi fossi mai masturbato».

Il riformatorio si trovava nella città di Red Wing, sul fiume Mississipi, e conteneva circa 300 ragazzi fra i 10 e i 20 anni. La scuola era alla mercé dei carcerieri, non sottoposti a controlli esterni, il che favoriva abusi di qualsiasi livello.

In base al registro del riformatorio, datato 11 ottobre 1903, Carl fu definito "incorreggibile" e il rapporto con i suoi genitori "litigioso".

Nel riformatorio i detenuti ricevettero una formazione cristiana e, se si comportavano male o non imparavano le lezioni, venivano picchiati dagli assistenti. Carl non ebbe una buona educazione scolastica alla sua fattoria, quindi non riuscì a leggere molto bene. Per questo motivo fu picchiato regolarmente.

«Forse non sono stato bravo a scuola mentre ero lì», disse Carl. «Ma ho imparato presto a diventare un bugiardo di prima classe. E quello fu l'inizio della degenerazione».

Panzram iniziò presto a odiare gli assistenti e tutto ciò che aveva a che fare con la religione, causa delle sue sofferenze.
«Ho cominciato a pensare che mi fu ingiustamente imposta. Poi a odiare quelli che abusarono di me. Infine, che avrei avuto la mia rivincita ogni volta che potevo ferire qualcun altro. Chiunque, indistintamente», disse più tardi.

Panzram divenne tanto più duro e pieno di odio quanto più veniva percosso. Fu picchiato con bastoni di legno, cinghie di cuoio, fruste, pagaie.

In tutto quel periodo, comunque, Panzram iniziò a pianificare la sua vendetta. La sua vendetta contro l'intera razza umana.

La notte del 7 luglio 1905 preparò un semplice dispositivo che causò un incendio che si estese rapidamente e bruciò tutto il laboratorio della scuola, mentre Panzram se ne stava sul letto a osservare ridendo lo spettacolo.

«Quella notte l'intero posto bruciò con danni per 100.000 dollari», commentò in seguito. «Non male, eh?»
La colpa dell'incendio ricadde su altri.

Alla fine del 1905 Panzram aveva ormai imparato a evitare gli orrori del riformatorio. Diceva ai carcerieri ciò che volevano sentirsi dire e li convinse di essere stato "riformato" dalla scuola e di essere diventato un'altra persona.

«Sono stato veramente riformato. I cristiani mi hanno insegnato a essere ipocrita e io ho imparato a rubare, mentire, odiare, bruciare e uccidere», disse. «Ho imparato che il pene di un ragazzo poteva essere usato per altro, oltre che per urinare, e che il retto poteva servire per altri scopi».

Fu sua madre, Lizzie Panzram, che venne a prenderlo per portarlo via dal riformatorio, proprio quell'inverno. Carl era veramente cambiato, non era più il ragazzo che sua madre aveva lasciato. Adesso appariva più chiuso, silenzioso e minaccioso.

Ma sua madre non se ne accorse, sommersa da altri problemi. Uno dei fratelli di Carl era morto recentemente per annegamento e la salute della donne era cagionevole.

«Mia madre era troppo stupida per conoscere qualcosa di buono da insegnarmi», disse Panzram anni dopo. «Mi piaceva prima e la rispettavo. Ma i miei sentimenti cambiarono gradualmente verso la sfiducia, l'avversione, il disgusto e fu semplice trasformare questi sentimenti in un odio positivo verso di lei».

Nella sua breve vita, Panzram non conobbe altro che sofferenza, botte e torture.
Conobbe cose che gli altri bambini potevano appena immaginare. «Quando lasciai quel posto, ero fermamente deciso a vivere la mia vita. Mi misi in testa che avrei rubato, bruciato, distrutto e ucciso dovunque fossi andato e chiunque finché avessi vissuto», scrisse anni dopo.

Era il gennaio 1906, doveva ancora compiere 15 anni.
La rabbia di Carl Panzram si stava per scatenare sul mondo.


Carl Panzram: il primo omicidio

Non è chiaro quale sia stato il primo omicidio del serial killer Carl Panzram.
Durante la sua permanenza al riformatorio, fra il 1903 e il 1905, scompare un ragazzo di 12 anni, ma il suo omicidio non è confermato né si conosce il suo nome.

John Moore è invece l'uomo che Panzram tentò in quel periodo di avvelenare con del veleno per topi.

Nel 1906, o forse nel 1907, le date sono incerte, mentre si trovava in riformatorio (vedi oltre) Panzram avrebbe ucciso una guardia, colpendola alla testa con una tavola di legno. Ma non venne mai accusato o condannato per questo fatto.


Carl Panzram: Nord Dakota, Messico, California, Montana, Oregon, Cile

Rilasciato dal riformatorio Panzram non perse tempo e si lasciò gli odiati fratelli alle spalle.
Si diresse a ovest, e a East Grand Forks, nel Nord Dakota, scroccò un viaggio su un treno merci diretto nel Montana. Una volta lì cominciò seriamente una carriera criminale fatta di furti, rapine e aggressioni che lo portarono presto a essere catturato e improgionato nel Montana State Reformatory.

Fu testimone del trattamento disumano che veniva riservato dai soldati di Orozco ai prigionieri di guerra durante la rivoluzione: venivano massacrati in massa. La cosa lo condizionò parecchio.

Nel 1912 lasciò il Messico e si recò prima in California, poi sempre più a nord, lasciandosi alle spalle una scia di furti, aggressioni e stupri. «In vita mia ho sodomizzato più di 1.000 uomini», avrebbe detto anni più tardi, con orgoglio.

Carl Panzram fu arrestato a Chinook, nel Montana, accusato di furto e condannato a un anno di detenzione nella Montana State Prison. Riuscì a scappare dal carcere otto mesi dopo.

E quattro mesi dopo la sua fuga venne arrestato nuovamente, sempre per furto. Poiché aveva utilizzato un nome falso, Jeff Rhoades, venne condannato solo a due anni di prigione, che scontò ancora nella Montana State Prison. Fu rilasciato sulla parola nel 1914.

L'1 giugno 1915 venne arrestato in Oregon, ad Astoria, ancora per furto, e condannato a sette anni di carcere da scontare nella prigione statale di Salem. Riuscì a evadere dalla prigione nel 1918, grazie ad attrezzi che si era costruito da solo.

Gli Stati Uniti d'America erano un posto che scottavano per lui, riuscì a fuggire all'estero, in Cile, dove lavorò come operaio in un'azienda petrolifera.

Una volta che anche in Cile arrivò ad aver commesso un numero così alto di crimini da non potervi più rimanere al sicuro, ritornò negli USA.

Nel 1920 commise non il suo crimine più efferato quanto quello più "ardito": rubò gioielli e titoli dalla residenza privata dell'ex Presidente degli Stati Uniti d'America William Howard Taft, a New Haven, in Connecticut.

Con quei soldi si comperò una barca a vela, la Akista, e divenne il Capitano John O'Leary.
Usò il suo vascello per trafficare rum nei primi periodi del Proibizionismo, ma si stancò quasi subito di quella vita.


Carl Panzram: un'ondata di omicidi

Dopo aver rubato tutto quello che poteva rubare da navi e vascelli ancorati in zone di sua navigazione Panzram si ritrovò ancora una volta nel Lower East Side di Manhattan, dove notà il grande movimento di marinai che cercavano lavoro su barche a mollo nell'East River. Gli venne un'idea tanto geniale quanto malata, che mise subito in pratica.

Cominciò così ad attirare sul suo yatch, uno alla volta, diversi marinai in cerca di lavoro. Dopo esserseli fatti amici e ubriacati era solito drogarli, derubarli, picchiarli, sodomizzarli, e ucciderli sparando loro con una .45 e gettandoli nelle acque.
«Così non mi avrebbero mai potuto identificare in seguito come un contrabbandiere», confessò anni dopo.

Nell'estate del 1920 Carl Panzram uccise in questo modo ben dieci uomoni.

Decise poi di fuggire in Africa, dove arrivò nel 1921. A Luanda, città costiera in Angola, uccise con una pietra e derubò un ragazzino africano. Panzram attirò il ragazzo sul retro della Sinclair Oil Company, dove abusò sessualmente di lui e lo uccise.

«Prima lo sodomizzai e poi lo uccisi», scrisse in una confessione. «Il suo cervello gli usciva fuori dalle orecchie quando me ne andai. Non potrà mai essere più morto di così».

Dopo questo omicidio, Panzram si sposta a Lobito Bay, nella Costa Atlantica, dove ingaggia sei marinai per la caccia al coccodrillo nella giungla. Li uccide tutti in una barca, sparando a ognuno un colpo alla schiena e uno in testa con una Luger 9mm e poi gettandoli ai coccodrilli.

«Per un'intelligenza media, uccidere sei uomini tutti in una volta sembra un'impresa quasi impossibile», disse. «Fu più facile per me uccidere quei sei negri che uccidere solo uno dei ragazzini che ho ammazzato dopo e molti avevano appena 11 o 12 anni».


Carl Panzram: George Henry McMahon e Alexander Luszzock

Nel 1922 Carl Panzram tornò negli USA, animato dal solito odio verso la razza umano e i maschi in particolare.

Il 18 luglio 1922 ci fu l'omicidio del dodicenne George Henry McMahon.
George abitava al 65 di Boston Street a Salem, Massachusetts. Panzram notò il bambino in giro e lo convinse ad andare con lui in macchina e lo portò in una zona desertica della città.

«L'ho afferrato per un braccio e gli ho detto che stavo per ammazzarlo», disse nella sua confessione. «Sono stato con lui tre ore. Durante quel tempo l'ho sodomizzato sei volte e poi l'ho ucciso sbattendogli la testa su una pietra. Gli avevo infilato giù per la gola parecchi fogli di carta strappati da una rivista».

Il 9 agosto 1923 Panzram vide un ragazzino di 14 anni chiedere l'elemosina. Lo portò nei boschi e abusò di lui varie volte, prima di strangolarlo. Alcune fonti riportarono il fatto a New Haven, nel Connecticut, altre a Filadelfia.
Il nome del ragazzo era Alexander Luszzock.


Carl Panzram: Sing Sing e Clinton Prison

Nell'ottobre dello stesso anno Panzram fu arrestato per furto e condannato a passare cinque anni nella prigione di Sing Sing. Ma fu un grattacapo irrisolvibile e ingestibile per le guardie del penitenziario: venne quindi trasferito nel carcere di Dannemora, un villaggio a dieci miglia dal confine canadese.

Lì passò cinque lunghi anni di agonia nella Clinton Prison della contea di Upstate New York, meglio conosciuta come il buco dell'inferno, il posto del non-ritorno, uno dei più brutali e repressivi carceri americani.

Venne rilasciato nel luglio del 1928 e in circa un mese commise undici furti in appartamento e un omicidio.

Il 26 luglio 1928 l'assassino seriale Carl Panzram uccise, strangolandolo, un altro quattordicenne, Alexander Uszacke, a Filadelfia. Per quell'omicidio venne arrestato il 16 agosto 1928 e condotto alla prigione di Washington, D.C.

Una volta in prigione alcuni testimoni riconobbero Panzram come lo straniero che, in quel pomeriggio del luglio 1922, videro uccidere il giovane McMahon.


La cattura e la confessione di Carl Panzram

Su di lui vennero compiute lunghe ricerche, e la sua lunga storia criminale venne infine a galla, così come il fatto che doveva ancora scontare parecchi anni di prigione per le precedenti fughe. La polizia di Washington fu contattata dal penitenziario di stato dell'Oregon e avvisata dei precedenti dell'omicida seriale.

Convinto ormai di non poter più uscire di prigione, scrisse una lettera scioccante al Procuratore distrettuale Clark di Salem, sull'omicidio di McMahon.

«Ho confessato l'omicidio di McMahon... Tu hai mandato testimoni da Salem per identificarmi e così hanno fatto. Non cambio la mia precedente confessione in alcun modo. Ho commesso quell'omicidio. Sono colpevole. Non ho solo commesso quell'omicidio, ma anche altri ventuno e ti assicuro, qui e adesso, che se dovessi tornare libero e averne l'opportunità, ammazzerò il ventiduesimo!»

Allo stesso tempo scrisse la propria autobiografia, confessando tutti i suoi crimini e consegnandola a un carcerato che gli andava a genio, Henry Lesser.


Carl Panzram: il processo, la prigionia, la violenza

Il 12 novembre 1928 si tenne il processo per furto e danni a un'abitazione. Alla fine del processo si dichiarò colpevole, minacciò di morte i giurati, e il giudice Walter McCoy lo condannò a 25 anni, da scontare nella prigione federale di Leavenworth, Kansas.

Arrivò a Leavenworth l'1 febbraio 1929, e subito mise le cose in chiaro col vice direttore della prigione promettendo che avrebbe ucciso il primo uomo che gli avesse causato problemi.
Fu di parola.

Durante la detenzione Panzram ebbe problemi con un impiegato del penitenziario, un certo Robert G. Warnke, che aveva consegnato dei ropporti negativi sul suo comportamento.

Il 20 giugno 1929, mentre lavorava come al solito alla lavanderia, Panzram afferrò una sbarra di ferro e colpì Warnke alla testa, fracassandogli il cranio. Continuò poi a colpirlo ripetutamente e attaccò persino gli altri detenuti presenti nel locale, distruggendo ogni cosa che gli capitava a tiro, in una furia inarrestabile.


Sentenza di morte e la fine di Carl Panzram

Il 14 aprile 1930 iniziò il processo per l'omicidio di Warnke. Panzram fu dichiarato colpevole e condannato a morte per impiccagione.

Panzram considerò la sentenza di morte come un sollievo.
«Non vedo l'ora di avere un posto a sedere sulla sedia elettrica o ballare alla fine di una corda come fanno alcune persone alla loro notte di nozze», disse.

E aggiunse: «Il mio motto è: Rapinali tutti, violentali tutti, uccidili tutti!»

Panzram fu prelevato dalla sua cella il 5 settembre 1930, venerdì, in un mattino freddo e polveroso, alle 5:55. Come testimoni alla sua esecuzione, oltre alle guardie, ci furono pochi giornalisti. Fu scortato da due agenti federali e arrivò al patibolo guardando i presenti con aria di sfida.

Quando gli misero il cappio al collo, Panzram sputò in faccia al boia e urlò: «Sbrigati, bastardo! Nel tempo che ci hai messo a mettermi il cappio avrei potuto uccidere dieci uomini!»

La botola fu aperta alle ore 6.03.
Il dottor Justin K. Fuller lo dichiarò morto alle ore 6.18.
L'autopsia fu eseguita nell'ospedale della prigione e il corpo sepolto nel cimitero del penitenziario.

Sulla lapide c'è solo un numero a identificare il serial killer Carl Panzram: 31614.


Fonti:
https://serialkillercalendar.com/Detailed-Bio-of-Carl%20Panzram.html
https://www.trutv.com/library/crime/serial_killers/history/panzram1/1.html
https://criminalminds.wikia.com/wiki/Carl_Panzram#Known_Victims
Panzram: A Journal of Murder di James O. Long (2002)

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