La fame di sesso.
Passando dall’infanzia all’adolescenza, la situazione peggiora ulteriormente. Se da un lato Arthur è del tutto estraniato dal mondo reale e trascorre le giornate a vagare per i boschi, seguitando a parlare coi suoi immaginari compagni, dall’altro la sua attività sessuale subisce ancora un’accelerazione. Da quando ha compiuto quattordici anni, intrattiene stabilmente una relazione di sesso orale con sua sorella Jeannie, sua cugina Linda, e un’altra adolescente che abita nei paraggi. In particolare, racconterà, un giorno viene sorpreso dal fratello di quest’ultima mentre le pratica del sesso orale e il ragazzo, minacciando di rivelare tutto ai suoi genitori, lo costringe a fare altrettanto con lui.
È in questo periodo che la fame di Shawcross per il sesso si mostra in tutta la sua insaziabilità, ed è in questo periodo che si forma nella sua mente il legame sesso-violenza.
Un giorno, mentre sta tornando da scuola, un uomo lo obbliga a salire sulla sua auto e tenendogli un coltello puntato alla gola gli pratica una fellatio. Arthur, però, non raggiunge l’orgasmo, e l’uomo, contrariato, decide di sodomizzarlo e picchiarlo. Da questo momento in poi, Shawcross non riuscirà più a provare piacere senza usare violenza.
Negli anni successivi, finita la scuola, cambia lavoro in continuazione, senza trovare un equilibrio professionale e soprattutto personale. Compie alcuni piccoli furti d’animali per i quali viene arrestato. È diciannovenne quando, nel 1964, si sposa. Il matrimonio però dura solo quattro anni, durante i quali diventa padre.
Il Vietnam.
Una tappa fondamentale del suo percorso da assassino è l’anno 1968.
Shawcross viene spedito a combattere in Vietnam, ed è qui che imparerà cosa significa uccidere. L’orrore iniziale per la bruttezza della guerra viene presto sostituito dal piacere per l’essere “predatore”. Come racconterà dopo l’arresto, in guerra si rende protagonista di straordinarie violenze nei confronti di donne vietnamite.
Un giorno s’imbatte per caso in due di loro che nascondono armi in un albero cavo. Spara a una alla testa, e lega l’altra a un albero. Mentre è ancora viva, decapita la prima e sistema la sua testa su un palo, in modo che sia ben visibile ai soldati nemici che passeranno di là, le asporta una fetta di carne dalla gamba, la cuoce al fuoco e la mangia. Costringe invece la seconda a praticargli sesso orale, dopodichè spara anche a lei.
«Il Vietnam ha tirato fuori i miei istinti animali» dirà in seguito, cercando tuttavia di giustificare il suo comportamento con gli orrori propri del conflitto; come vedremo, sarà proprio una sua peculiarità quella di trovare continuamente miserevoli giustificazioni alle sue terribili gesta.
Uno dei più suoi agghiaccianti resoconti sarà il seguente: «Le puttane vietcong s’infilavano lamette nelle vagine, nascosti in piccole coppette delle quali non potevi sapere niente, fino a che non era troppo tardi. Quando i soldati le avrebbero scopate, si sarebbero affettati il pisello, o se lo sarebbero tagliato del tutto. Un giorno ero con certi ragazzi coreani: presero una puttana, le infilarono un idrante dentro e aprirono l’acqua. Morì all’istante. Il suo collo saltò lontano un piede dal resto del corpo. Un’altra volta, acchiappammo un’altra puttana e la legammo a due alberi piegati verso il basso. Aveva una lametta nella vagina, si tagliò dall’ano al mento, poi lasciammo andare gli alberi e lei si squartò a metà. La lasciammo così, a penzolare.»
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