Prigionia, sentenza, sconto della pena.
Il processo ad Andrei Romanovich Chikatilo, istituito nel 1992, lo vede preda della follia più completa: arriva a negare di essere l’autore di quegli orrendi crimini da lui stesso confessati, fortunatamente le registrazioni lo inchiodano e giudicato capace di intendere e di volere e responsabile degli omicidi a lui ascritti, viene condannato a morte con un colpo di pistola alla testa ricevuto in ginocchio davanti al boia il 14 febbraio 1994 nel penitenziario di Mosca, dopo aver trascorso gli ultimi sei mesi in isolamento in una vera e propria gabbia.
Sembra addirittura che alcuni istituti mentali abbiano reclamato a titolo di studio, e dietro la promessa di grosse somme di denaro, il suo cadavere, che secondo le dicerie riposa per essere analizzato dalla scienza.
|