Serial killer per induzione (by Proxy): quando l'assassino è un burattinaio

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Serial killer per induzione (by Proxy): quando l'assassino è un burattinaio Nella sezione riservata agli assassini in serie di LaTelaNera.com stiamo presentando alcune proposte per una nuova classificazione dell’omicidio seriale. Oggi parleremo dei serial killer per induzione, ovvero di quei soggetti che manipolano a tal punto altre persone da spingerle a uccidere o suicidarsi, come succede per esempio nelle sette.

Si tratta di una sottocategoria inserita in quella più ampia di Forme Atipiche di Omicidio Seriale di cui abbiamo parlato più dettagliatamente nell’articolo a essa dedicato (QUI).

Ricordiamo brevemente che in questa categoria si fanno rientrare tutti quei casi di assassini in serie che la criminologia tradizionale non ha ancora classificato come tali, ovvero soggetti che apparentemente uccidono per motivi diversi dalla gratificazione personale o che usano metodologie con caratteristiche differenti a quelle dei serial killer comuni.

Vi rientrano perciò tipologie particolari quali:

- i terroristi che, per mietere vittime, si danno una giustificazione morale, almeno nella loro mente deviata, come la religione o la politica

- i soldati che personalmente massacrano il nemico, in particolare i civili, sebbene ciò non sia strettamente necessario per i fini della guerra

- i "bombaroli" e gli "incendiari" che non sono interessati alla distruzione di beni ma alla morte di vittime rispettivamente per esplosione e fuoco

- i "cecchini", ovvero civili, spesso con alle spalle un passato militare, che si armano di fucili di precisione per commettere omicidi a distanza


Gli assassini seriali atipici più interessanti sono sicuramente quelli che non uccidono di persona, ma convincono altri a farlo. Si ricorda che è stato il criminologo Ruben De Luca a coniare il termine "Assassino Seriale per Induzione" (Serial Killer by Proxy in I serial killer, Newton & Compton, 2005).


Caratteristiche ed esempi di Serial Killer per induzione

Il serial killer per induzione Sigvard ThurnemanAlla base di ogni motivazione che spinge un serial killer a uccidere vi è il bisogno insaziabile di affermare se stesso esercitando pieno potere e controllo sulle prede. Il Serial Killer per induzione fa molto di più: esercita il proprio dominio sia sul carnefice che sulla vittima, il tutto senza "sporcarsi" personalmente le mani.

Un esempio poco noto è quello dello psichiatra svedese Sigvard Thurneman che, grazie all’utilizzo di tecniche di ipnosi, ha indotto alcuni pazienti a commettere una serie di rapine e omicidi vicino Stoccolma. È evidente che l’avidità - ovvero godere del "bottino" dei furti - non basta a giustificare i crimini commessi: Thurneman desiderava avere il controllo totale sui suoi pazienti e voleva che uccidessero al suo posto.

Lo stesso Adolf Hitler, che spinse un’intera nazione alla guerra e, soprattutto, a odiare gli Ebrei fino al punto da giustificarne lo sterminio, potrebbe tranquillamente entrare in questa categoria.

Lo stesso si può dire di quei generali - o militari graduati che possono comandare ad altri soldati di uccidere - che ordinano massacri di prigionieri e civili non "giustificabili" nemmeno dalle peggiori strategie di guerra.

Anche il leader di una setta che convince i suoi seguaci a commettere omicidi - e suicidi - in nome suo e del suo folle credo può rientrare in questa categoria.


Serial Killer per induzione all’interno di un gruppo settario

Il reverendo Jim Jones del Tempio del PopoloI leader carismatici delle sette sono estremamente pericolosi: in nome della "Verità" che solo loro conoscono e rivelano a pochi eletti, possono spingere gli adepti a uccidere se stessi o quelli che considerano "nemici".

Ottengono così il completo controllo sia sui carnefici che sulle vittime e riescono spesso a non sporcarsi le mani e a volte perfino a "farla franca".

Il caso più famoso di un guru di una setta che ha spinto gli adepti al suicidio è quello noto come "Il massacro di Jonesville", e ha visto protagonista il reverendo Jim Jones, fondatore del Tempio del Popolo.
Jones, il 19 novembre del 1978, fece in modo che i suoi seguaci, più di 900 persone, bevessero una mistura in cui era disciolto del cianuro, provocando un suicidio di massa. La presenza di molti adepti armati che circondavano i loro compagni che bevevano il veleno, fa supporre che non tutti i fedeli si siano suicidati "volontariamente"...


Leader di sette che hanno trasformato i loro adepti in assassini

I membri di una setta sono convinti di essere puri, gli unici ad avere diritto alla salvezza e di essere in possesso di verità assolute. Per questo chi è "fuori" è dannato e lontano dalla purezza. Chi, prescelto per essere salvato, si allontana inoltre dal gruppo, non tradisce solo il gruppo ma il "Credo" stesso. Quando il guru decide di punire chi rifiuta di seguirlo e ordina ai suoi seguaci di ucciderlo, li ha ormai manipolati al punto che sa che gli ubbidiranno.

Tra i casi di leader di una setta che hanno convinto i propri adepti a compiere una strage, ricordiamo almeno il giapponese Shoko Asahara (nella foto in alto a sinistra e sotto, sulla copertina del Time del 3 aprile 1995), fondatore della setta Aum Shinrikyo, che il 20 marzo del 1995, utilizzando il micidiale gas Sarin all’interno della metropolitana di Tokio, voleva fare il massimo numero di vittime possibile. I morti furono "solo" 11, più 5.000 persone intossicate.

Shoko Asahara, il guro della setta Aum Shinrikyo, sulla copertina del Time del 3 aprile 1995

Il più famoso sarà però sempre Charles Manson: nell’estate del 1969 spinse una mezza dozzina di seguaci a uccidere almeno nove persone, anche se le vittime totali della Family, la setta che aveva fondato, potrebbero essere state una trentina. È un caso che merita di essere analizzato più a fondo.


Il caso più particolare di assassinio per induzione: La Family

Il serial killer per induzione Charles MansonCharles Manson in pochi mesi trasforma in setta la Family, nata in realtà come uno delle tante comunità hippie che si formano a fine anni Sessanta sulla scia dell’Estate dell’Amore (1967). Nell’estate del 1969 porta alcuni dei suoi seguaci a uccidere in nome dell’Helter Skelter, la sua personale apocalisse.

Il delitto più famoso è senz’altro quello della giovane e bella attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, incinta di 8 mesi.

Manson, che si considerava il Quinto Beatles, chiama Helter Skelter - titolo di una canzone dei Beatles che può essere tradotta indifferentemente come "scivolo elicoidale" e, per estensione, "confusione" - l’imminente guerra razziale tra bianchi e neri che avrebbe visto trionfare i secondi. Troppo "stupidi" secondo Manson per governare il mondo dopo la guerra, i neri avrebbero lasciato il potere in mano ai membri della Family, scampati grazie al loro leader al massacro.

Charles Manson, piccolo delinquente comune, aveva un sogno: diventare una star della musica. Tradito dal mondo discografico che gli aveva fatto promesse mai mantenute, decide di vendicarsi "anticipando" l’Helter Skelter: ordina perciò ai suoi seguaci di uccidere bianchi ricchi e/o famosi in modo che l’America ariana si difenda, attacando per prima i neri, dando così via all’Apocalisse razziale.


Serial killer per induzione (by Proxy): quando l'assassino è un burattinaio
Articolo scritto da:
Pubblicato il 08/02/2015

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