Serial Killer > Wiki > In prigione, quando non possono più uccidere, alcuni assassini seriali si mettono a disegnare...
Nell’articolo su arte e serial killer abbiamo mostrato come il processo creativo dell’artista sia inquietamente simile a quello distruttivo degli assassini seriali. Vediamo adesso alcuni esempi di assassini seriali improvvisatisi artisti in prigione: per molti si possono leggere le "gesta" nella sezione dedicata di LaTelaNera.com.
Henry Lee Lucas, che si è vantato di aver commesso insieme a Ottis Toole centinaia di omicidi, ha dimostrato di avere una buona capacità pittorica, alternando raffigurazioni di scene "tranquillizzanti", come dei cavalli che corrono liberi in un prato, ad altre piuttosto inquietanti come quella di un mostro simile a un vampiro con la bocca sporca di sangue.
John Wayne Gacy ha ucciso almeno 33 uomini, tra adolescenti e adulti, dopo averli torturati e sodomizzati. Dietro le sbarre è diventato famoso per i suoi dipinti raffiguranti coloratissimi clown. Da uomo libero si travestiva da "Pogo il Clown" e rallegrava i bambini ricoverati in ospedale. Ha disegnato anche inquietanti teschi e ritratti di altri serial killer.
Arthur John Shawcross, all’attivo 13 vittime, alterna disegni di teschi o di donne umiliate, torturate e uccise a quelli più sereni di animali, soprattutto uccelli, realizzati con molta più minuzia che per gli esseri umani.
Robert Beausoleil, uno dei membri della Famiglia di Manson, ha realizzato con perizia figure mitologiche, comprese eteree fate.
Ted Bundy, stupratore e assassino di almeno 23 ragazze, oltre a realizzare soggetti violenti, ha disegnato paesaggi, spesso esotici.
Un serial killer che dietro le sbarre si è rivelato un disegnatore esperto è Daniel Rolling, giustiziato il 25 ottobre 2006 nel carcere di Starke (Florida) per aver ucciso cinque studenti nel campus universitario di Gainesville.
Rolling, più noto come Lo Squartatore di Gainesville fin da piccolo è sfuggito agli abusi fisici e psicologici del padre rifugiandosi in un mondo alternativo in cui le fantasie violente si sono precocemente sessualizzate. Quando è passato all’omicidio, ha dato forma nel mondo reale agli incubi del suo mondo immaginario, plasmando la materia (vittima designata e luogo del ritrovamento) come farebbe uno scultore con il marmo.
Ha realizzato la "sua" macabra scena del crimine per impressionare un pubblico potenziale, arrivando ad abbandonare il cadavere squartato di una vittima su una sedia, per poi riporre la testa su uno scaffale della libreria e i capezzoli sul letto. Rolling ha provocato "meraviglia" nel senso più antico del termine, quello cioè di stupore che non prevede necessariamente l’approvazione di ciò che lo ha suscitato.
In carcere, dopo che ha tentato più volte il suicidio, gli è stata proposta come terapia la possibilità di disegnare. Anche se è più conosciuto come "lo Squartatore di Gainesville", qualche giornalista lo ha chiamato anche "Lupo Mannaro": con non poca macabra autoironia si è rappresentato come un licantropo che, trionfante, mostra al cielo la testa mozzata di una ragazza dai capelli neri, proprio come quella che aveva decapitato.
Prima di morire ha riconosciuto il parallelismo tra processo creativo e omicidiario, sostenendo che "l’artista è un’organica commistione di cuore e anima. Il serial killer è più o meno la stessa cosa".
Altri serial killer si sono rivelati artisti molto meno ispirati dei precedenti.
Jeffrey Dahmer, assassino cannibale gay, ha ucciso e in parte "assaggiato" almeno 17 uomini. In prigione ha disegnato con un tratto decisamente rozzo una serie di vignette in cui in chiave ironico-macabra ha "rivissuto" le sue gesta cannibalistiche.
Ottis Toole, a differenza del suo complice Henry Lee Lucas, non è andato molto più in là della realizzazione di semplici scarabocchi.
Richard Ramirez ha ucciso almeno 13 persone e si dichiara satanista. In carcere ha prodotto numerosi schizzi di ben poco valore artistico, raffiguranti violenze di vario tipo o creature "sataniche".
Gerard Schaefer, ha corredato il libro Killer Fiction, scritto con la ex fidanzata del liceo Sandra London, di numerosi disegni raffiguranti donne, spesso ridotte a manichini nudi e senza volto, uccise in vari modi.
Pietro Pacciani, il presunto Mostro di Firenze, sulla maggior parte delle pagine del librettino dattiloscritto La passione di Cristo ha eseguito disegni in cui uomini e donne facevano sesso in diverse posizioni, spesso accompagnandoli da commenti "pecorecci".
Casi particolari di serial killer artisti
Molti si chiedono se ci sarebbe stata la Seconda Guerra Mondiale se Hitler fosse stato accettato all’Accademia di Belle Arti di Vienna e fosse diventato, come desiderava, pittore e architetto. La Storia dell’umanità non si scrive con i se e con i ma, però per quella del singolo qualche ipotesi si può fare e chiedersi se alcuni serial killer, se avessero sfondato nel mondo dell’arte, avrebbero finito lo stesso con l’uccidere.
Il più delle volte non si tratta di assassini seriali "classici", ovvero quelli per cui si può applicare la definizione data dall’FBI: un serial killer è un soggetto che uccide tre o più vittime, in luoghi diversi e con un periodo di "intervallo emotivo" (cooling off) fra un omicidio e l'altro.
Per il criminologo Ruben De Luca bisognerebbe infatti far rientrare nella categoria dei serial killer "atipici" quegli individui che magari hanno ucciso solo una volta - oppure si è potuto provare il loro coinvolgimento in un solo omicidio - ma che sono portatori di patologie tipiche degli assassini seriali e hanno ucciso mentendo in atto violenze che vanno al di là della semplice uccisione di un individuo.
A volte si rivelano artisti particolarmente ispirati, anche se la loro fama è dovuta soprattutto al loro passato - si spera! - da assassini.
Nicolas Claux - il Vampiro di Parigi, sospettato di essere un pluriomicida - è finito in prigione per aver commesso un solo delitto. Sostiene di aver ucciso solo "insetti" e oggi è un uomo libero che realizza disegni di notevole fattura. Famosi sono i suoi ritratti di serial killer in cui i soggetti, grazie all’utilizzo del bianco Titanio che dona all’incarnato un aspetto spettrale e alla base rosso Cadmio, sembrano tristi fantasmi.
Per sua stessa ammissione "c’è un parallelismo fra l’arte e l’omicidio. Entrambi sono una questione di estetismo. Ed entrambe ti danno una strana sensazione di essere come Dio… l’arte è creazione. L’omicidio è annientamento".
Issei Sagawa, giapponese cannibale che a Parigi ha ucciso e "assaggiato" la studentessa olandese Renee Hartevelt, è tornato in Giappone da uomo libero. Adesso partecipa a numerosi programmi televisivi, in cui prone perfino ricette, e ha realizzato quadri in cui raffigura donne nude, soffermandosi soprattutto sui loro glutei.
Non bisogna dimenticare il caso di Charles Manson. Dopo aver passato gran parte della sua vita tra riformatori e prigioni per reati minori, nel 1967, a 32 anni, è uscito di prigione in tempo per vivere la Summer of Love e coltivare il sogno di diventare il "Quinto Beatles". Si è circondo rapidamente di giovani - soprattutto di sesso femminile - e ha formato una comunità hippie. Poco a poco l’ha tramutata in una setta, la Family, i cui membri hanno ucciso in nome dell’imminente Apocalisse che profetizzava il loro leader dopo che si era sentito tradito dal mondo della musica che non aveva saputo apprezzare il suo talento, proprio come fece l’Accademia di Belle Arti di Vienna con Hitler.
Finito in carcere insieme agli adepti che aveva trasformato in assassini, è stato condannato a morte. Dopo che in Florida la pena di morte è stata abolita, la condanna si è trasformata in ergastolo.
In prigione, pur non abbandonando il suo amore per la musica, Manson si è rivelato un modesto pittore "naif". Nella sua produzione si alternano quadri astratti a raffigurazioni di Cristo/autoritratti - nella sua mente non c’è mai stata grande differenza - e all’accurata raffigurazione di scorpioni.
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