Serial Killer > Wiki > Molti serial killer hanno fatto largo uso del forno, alcuni anche per cucinare...
La parola “forno” evoca immagini di tavole imbandite, apparecchiate da massaie operose e odore di pane caldo, biscotti, e arrosti succulenti. Ma, se ad essa associamo la figura del serial killer, l’immaginazione corre a Anthony Hopkins nella figura di Hannibal Lecter, il serial killer antropofago più famoso della letteratura.
Oltre che nella fiction letteraria, anche nella realtà alcuni assassini seriali, in tempi passati e moderni, hanno associato la loro attività all’utilizzo di questo elettrodomestico, come il famigerato Albert Fish, che, negli anni ’30, confessando l’omicidio di una delle sue piccole vittime, fornì la ricetta con cui ne aveva cucinato i resti: “Misi strisce di bacon su ogni chiappa del suo sedere e le misi nel forno. Poi presi quattro cipolle […]".
Gary Heidnik, L’assassino delle Schiave Sessuali, negli anni ‘80 rapì sette donne che, incatenate in cantina, furono costantemente sottoposte a torture punitive e abusate, al fine di creare una grande famiglia con molti bambini. Due di loro furono uccise e al corpo della prima fu riservato il triste destino alimentare: dopo averne fatto a pezzi il cadavere con una motosega, l’assassino ne cucinò alcune parti al forno, le mischiò a cibo per cani e le diede in pasto alle altre sue prigioniere.
Dal momento che l’Italia è patria della buona cucina, non poteva mancare, anche in casa nostra, un rappresentante di questa categoria: Leonarda Cianciulli che, da buona madre di famiglia, usava il sangue delle sue vittime quale ingrediente segreto per prelibati biscotti con cui deliziare il palato di ospiti e familiari.
In altri casi, invece, l’utilizzo del forno da parte del serial killer è volto alla mera eliminazione del corpo del reato, come, alla fine del XIX secolo, fece l’americano H. H. Holmes, per il quale la combustione del cadavere nel grande forno, costruito all’interno del suo “castello degli orrori”, rappresentava solo una delle tante possibilità di liberarsi dell’ingombrante “peso morto”.
Dall’altra parte dell’oceano, approssimativamente nello stesso arco di tempo, operò il francese Henri Désiré Landru: gentiluomo elegante e socievole era in realtà un assassino metodico, capace di pianificare gli omicidi di donne, conosciute tramite annunci matrimoniali, al fine di trarne il maggior vantaggio economico possibile. Le malcapitate, irretite da quell’uomo affascinante, trovavano nella presunta casa coniugale un caldo focolare: la stufa nella quale l’assassino distruggeva i loro corpi.
Tale tecnica fu, poi, utilizzata su ampia scala nei lager nazisti: ma questa è tutta un’altra storia, una storia che non parla di assassini seriali, ma di criminali di guerra…
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