Editore: Leggi! Scrittore: No, mi si incrociano gli occhi…
Caro Aspirante, se non ti disturba vorrei fare un passo indietro; risalire alla prima Lavagna che scrissi per te nella calura estiva. In essa ponevo alcune premesse a mio avviso imprescindibili sulla possibilità di potersi considerare degni di Aspirare alla scrittura. La prima suggeriva con ironia iperbolica che avresti dovuto essere un vorace lettore: due o tre libri alla settimana almeno.
Rammento che reagisti all'iperbole prendendola non per quello che era, bensì come un'affermazione da intendere "alla lettera". Risultato: protestasti. Non sto a dire se giustamente o ingiustamente. Furono le tue argomentazioni a "scioccarmi", non le tue proteste.
Il fatto che abbia una "vita" non dovrebbe giustificare un Aspirante quando non legge (per altre cose magari sì, ma non per questa!). Che scusa sarebbe?
"Non leggo perché ho le bollette da pagare. Non leggo perché ho anche altri interessi, tipo la scultura, il teatro, la pittura, il cinema. Non leggo perché ho una famiglia cui pensare…"
Scherzi? Il tuo UNICO interesse, se Aspiri a scrivere, dovrebbe essere la scrittura - e quindi anche la lettura che è parte integrante del processo.
Quando avevo sedici anni e vergavo ridicole poesie (che per fortuna nessuno ha mai letto) la mia insegnante di lettere (non era una cima ma ci era arrivata eccome al nocciolo!) mi disse: "Caro mio, non puoi avere tutto: o scrivi o pensi alle morose".
Che tradotto significa: la scrittura e la vita sono antitetiche. Scrivere significa scegliere una non-vita. Significa scegliere di non gettarsi a capofitto nel caos dell'esistere ma cercare di dare ordine al caos. Almeno in un certo senso. È una scelta in linea con la natura psicotica dello scrivere; è "scegliere" di concedere se stessi al proprio autismo latente.
Ciò che anelo a dirti è che se vuoi realmente scrivere dovresti cercare di farlo con serietà. Quando uno decide di fare l'eremita o la monaca di clausura non può aspettarsi di tenere il piede in due scarpe: si tratta chiaramente di dover scegliere fra la vita e la rinuncia alla vita per dedicarsi ad altro.
Non obiettare: "Se qualcuno me lo permettesse io lo farei, ma il mercato, gli editori, i lettori, i librai, i critici, la CIA… me lo impediscono con tutte le loro forze".
Nessuno scrittore "vero" del passato ha mai chiesto il permesso: scriveva perché sentiva l'urgenza di esprimersi proprio in quel modo (o forse non aveva altri modi per farlo), faceva una vita di merda, solo, senza quattrini… Oppure era ricchissimo di famiglia e si limitava a passare per un "originale" (= un matto, né più né meno come oggi, perché è proprio quello che è).
Basta con gli alibi.
Se vuoi diventare uno scrittore devi accettare TUTTE le rinunce che tale scelta ti impone. Compresa quella di leggere due o tre libri alla settimana. Rubare il tempo per farlo. Desiderare, soprattutto, di farlo!!!
Ed è un cammino che devi intraprendere da solo.
Non puoi aspettarti che qualcuno "possa" accompagnarti… anche volendolo. Nemmeno altri Aspiranti come te. Nella tua mente ci sei solo tu; ci sono solo i tuoi fantasmi e le tue allucinazioni… non le persone in carne e ossa.
Mi chiedo spesso se sei cosciente di ciò che fai, di ciò che domandi agli dèi.
E ogni volta mi trovo a rispondere a me stesso: "Costui s'illude semplicemente di poter ottenere un consenso, una qualche forma di prestigio sociale, scegliendo il mezzo sbagliato".
Sii serio! Come puoi credere veramente che arrivare a essere scrittore ti renderebbe superiore a coloro che ti circondano?
Denunci il tuo complesso di inferiorità già solo desiderando il consenso di qualcuno.
Ciò non vuol dire che (come spesso fai) tu debba trasformarti in un aggressivo fanfarone perennemente in preda ad attacchi isterici. Significa semplicemente che dovresti preoccuparti di più di ciò che scrivi, di come lo scrivi, del perché lo scrivi. Significa che dovresti avere più tempo per leggere, leggere, leggere… ascoltare, ascoltare, ascoltare (perfino un povero scemo come me che, a modo suo, cerca di darti una mano).
Significa che dovresti avere molto meno tempo da buttare in birreria, o facendo l'amore, o giocando con la play station, o recitando al Teatro Grassi di Milano, o lavorando in fabbrica… o pavoneggiandoti sul forum di una comunità virtuale.
Allora sì, forse, troveresti anche il tempo per leggere…
Ma chissà? Magari m'illudo anche stavolta…
Articolo scritto da: Fabio Larcher
Consigli di Editoria a un Aspirante Scrittore: leggi, leggi e leggi!
Articolo pubblicato il 01/11/2005
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