I Consigli di Editoria di Fabio Larcher a un Aspirante Scrittore: aspirante scrittore/Editore: a ciascuno il suo
Caro Aspirante, probabilmente sarai deluso dal genere di chirurgia con il quale ti sto operando. Tu aspettavi avidamente consigli di scrittura - che io forse non sarò in grado di offrirti. E io? Io che faccio, invece (porco che non sono altro)? Continuo a battere su questioni che a te paiono del tutto irrilevanti (se non offensive). Tu non vuoi interrogarti affatto sul tuo essere scrittore: hai deciso che lo sei a prescindere da tutto e da tutti (dai richiami all'ordine del mondo reale in qualunque forma essi ti si presentino) e ti basta.
Quel che a te preme è capire come ottenere il successo; la tanto desiderata attenzione…
Carissimo, tu storci il naso e ti secchi quando provo a dimostrarti che le tue possibilità di successo dipendono in larga misura dal tuo atteggiamento psicologico nei confronti della scrittura, ma sappi che non sono il solo ad avere espresso concetti simili a quelli affrontati nelle scorse lettere. In effetti si può dire che io stia propinandoti delle (importantissime) ovvietà. Proprio ieri una dolce e bellissima Aspirante (un angelo?) mi ha inviato un brano preso dal Trattato di Psicanalisi di Otto Fenichel che riassume ancora meglio di me ciò che avrei voluto esprimere:
Vi è una differenza decisiva nel genere di successo del quale hanno bisogno lo psuedo-artista e l'artista vero. Lo pseudo-artista ha bisogno di essere accettato come persona, e vuole l'applauso ad ogni costo. L'artista ha bisogno che venga accettata una fantasia specifica: vuole l'applauso per il suo lavoro, non per se stesso.
Per questo, o Aspirante, è importante che tu conosca te stesso. Da tale conoscenza dipende la chiarezza con la quale muoverai i tuoi passi sul campo minato dell'editoria. Se appartieni alla prima categoria di "artista" (lo pseudo) infatti non dovrai agire come se appartenessi alla seconda categoria.
Io parto (sbaglierò!) dal presupposto che tu sia il tipo "pseudo-artista" e lo deduco dal fatto che ostinatamente continui a tenere un atteggiamento snobistico nei confronti degli onesti artigiani della scrittura i quali, almeno (a differenza tua) hanno capito che l'arte e l'economia non possono venire scisse. L'una e l'altra si occupano dei bisogni umani, ma non su piani diversi! Ma tu vuoi farmi cadere nella trappola del misticismo. No, non ci casco. Anzi, riprendiamo un discorso indiscutibilmente pratico.
Supponiamo che tu abbia finalmente prodotto un romanzo: quale sarà la tua prossima mossa? Come farai a raggiungere il tuo scopo (la pubblicazione, appunto)? In quali mani metterai il frutto del seno tuo?
Sono tutti interrogativi di non poco momento.
Ma credo che le risposte dipendano in massima parte da ciò che desideri ottenere. Aspiri a un successo clamoroso (e con ritorno economico)? Preferisci puntare modestamente a qualcosa di "medio" ma decisamente più abbordabile? Oppure saresti disposto a pagare, a vendere perfino l'anima al diavolo pur di vedere stampate le tue cose? Devi saperlo, perché ti troverai ad affrontare realtà profondamente diverse fra loro.
Tanto per cominciare, se vorrai arrivare a firmare un contratto con un grosso editore (un editore che funzioni, uno di quelli veri, uno di quelli che tutti conoscono) sappi che NON potrai arrivarci con le tue sole forze. Come ti ripeto il mestiere dello scrivere (come del resto la vita stessa) è fatto di mediazioni.Il mercato editoriale è un percorso a staffetta, nel quale ogni partecipante deve guadagnare qualcosa. E bada che nella catena alimentare dell'editoria dovrai fare i conti con la fame di: scrittori, agenti letterari, editori, uffici stampa, giornalisti, distributori, promotori librari, grossisti, librai dettaglianti e… perché no? Almeno a livello di soddisfazione emotiva: lettori (paganti; gli utenti delle biblioteche non li contiamo, essendo dei "pirati"). Come vedi i passaggi intermedi sono tanti, troppi, assurdamente TROPPI. E di tutti dobbiamo tenere conto.
Il mio primo consiglio è: contatta un agente letterario.
Ricorda sempre: gli Aspiranti Scrittori sono Legione. Nelle case editrici piovono migliaia di manoscritti ogni giorno: nessuno (a parte rarissime eccezioni, troppo rare per fare testo) si prenderà mai la briga di leggere tutta quella carta stuprata dall'inchiostro della tua stampante. Le redazioni si limiteranno (bontà loro perché è comunque una spesa non indifferente) a mandarti una circolare in cui (orrore!) si rifiuta la tua opera senza nemmeno averla letta.
Devi capire che è necessario avere un contatto diretto (una persona fatta di: carne, ossa, emotività, né più né meno come sei tu) nella redazione della casa editrice che hai preso di mira. E chi te lo può fornire, se non un agente? Te lo dico io: nessuno (a meno che tu non abbia la strana ventura di possedere una morosa, un cugino o un amico che lavori nella redazione in questione, ma bada che potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio). È questo che ti serve: un ruffiano, un sensale, un mediatore.
Odo già cori di protesta: ma gli agenti letterari vogliono essere pagati…. ma gli agenti letterari sono dei furfanti… ma gli agenti letterari… STOP!
Gli agenti letterari (per quanto ti riguarda) sono il primo passo per essere presi in considerazione, per essere letti da un editore. Questo dovrebbe bastarti se sei risoluto a proseguire sulla strada dello scrivere.
Chiedi un parere a un agente letterario. Esso storcerà il naso al primo contatto, perché… non so trovare le parole giuste per dirtelo… perché anche se hai scritto un capolavoro, tu NON SEI NESSUNO agli occhi del mercato editoriale. È buona cosa sapere che non potrai convincere un agente a esaminare una raccolta di racconti, o un poema epico… dovrai per forza sottoporre alla sua attenzione un romanzo. E anche in tal caso non è detto che egli desideri perderci del tempo (o che possa, pur volendolo, aiutarti). Tuttavia, una volta convinto l'agente a prenderti nella sua scuderia, avrai quanto meno la soddisfazione di sapere che la tua opera, agli occhi di un professionista, vale qualcosa. E credimi per favore, credimi come si crederebbe alla Bibbia: questo è già più di quanto tu possa aspettarti.
Non è detto naturalmente che l'agente letterario possa riuscire a piazzare la tua opera, ma vedila così: se non ci riuscirà lui non ci saresti riuscito nemmeno tu da solo.
Supponiamo adesso che tu voglia rivolgerti a una casa editrice medio-piccola (di buon nome ma di non grandi risorse economiche). In tal caso il quadro muta notevolmente (nel senso che non guadagnerai un soldo). Non sarà più fondamentale affidarsi a un agente letterario. Anzi, affidarsi a un agente sarebbe il modo migliore per alienarsi le simpatie del piccolo editore in questione. L'agente infatti esige un anticipo e l'editore, che dovrebbe investire dei soldi su quel ricciuto e angoscioso punto interrogativo che sei tu, o Aspirante, ben difficilmente acconsentirà ad accordarsi con lui in questo senso. Dati statistici ufficiosi ci informano che ogni anno in Italia vengono stampati oltre 60.000 nuovi titoli. Di questi, più del 70% vende: zero copie. Circa il 25% vende: da zero e tre copie. Il che significa che quasi tutta la produzione editoriale sfreccia dalla tipografia al macero nel giro di tre mesi.
Capisci, dunque, che tu, Esordiente, agli occhi di un piccolo editore (che pareggia il bilancio stampando opuscoli religiosi per la parrocchia, o agende per le banche, o il giornalino del comune) rappresenti un'operazione clamorosamente azzardata. Perché oltre al SUO danno dovrebbe aggiungere anche la beffa del TUO agente?
Comunque non ti preoccupare: l'agente letterario in questo caso NON serve, perché conoscere dei redattori che contino qualcosa (perfino l'editore in persona) in queste realtà è molto più semplice (anche se non semplice come pensi tu). Si tratta di affinare virtù che credevi non pertinenti alla scrittura: gentilezza, cortesia, civiltà, senso dell'umorismo, giovialità, auto-ironia… insomma hai capito; da Aspirante scrittore dovrai riuscire nella (pressoché) impossibile prodezza di trasformarti in Essere Umano. Guai a coloro che trascureranno l'arte diplomatica!
Saper scrivere una buona lettera di presentazione è la prima cosa da imparare. Spesso tu e i tuoi colleghi di "aspirazione" riuscite a trasmettere di più con le lettere di presentazione che con le vostre opere! Il che è tutto dire…
Non dovrai essere troppo conciso, ma neppure prolisso. Ricorda che la prolissità, conduce a lasciarsi scappare dei concetti che spesso sarebbe stato meglio non enunciare. Evita come la peste l'arroganza; non auto-celebrarti; non mettere le mani avanti rispetto a ciò che hai scritto fornendo tu stesso un'interpretazione dell'opera; non strisciare.
Limitati a una breve presentazione, alla descrizione sintetica dell'opera, a qualche complimento di circostanza (sono quelli che meno indispongono). Dimostra magari di conoscere il catalogo dell'editore al quale scrivi (ti presenti non solo come scocciatore, ma anche come cliente e ciò mette sempre di buon umore).
Il più delle volte non otterrai comunque nulla… ma lascerai un buon ricordo di te (fertile terreno per futuri abboccamenti).
E veniamo al terzo caso, quello dell'editoria a pagamento. Ti dico subito che non sono fra i moralisti che bollano gli editori a pagamento come "squali".
Sono persuaso che essi non esisterebbero se non esistessero gli irriducibili Aspiranti scrittori. Gli editori a pagamento in fondo sono come prostitute di lusso; la loro funzione sociale (che espletano peraltro con ammirevole abnegazione) è quella di vendere all'Aspirante l'illusione di essere uno scrittore. E al pari di una prostituta (se pagherai) essi diverranno temporaneamente: ciechi, sordi e muti, e privi dell'olfatto; ti diranno ciò che vuoi sentirti dire; otterrai di mettere finalmente su carta le tue polluzioni… e tutto finirà ovviamente per essere un titillamento frustrante… ma almeno lo sfizio te lo sarai tolto.
Beh, che fai adesso? Dopo l'orgasmo all'improvviso riapri gli occhi, ridiventi padrone di te stesso e ti rendi conto della sciocchezza che hai fatto? Bravo, ma perché te le prendi con chi ti ha solo fornito un servizio? Prenditela solo con te stesso se hai buttato via… quanti?… novecento, duemila, cinquemila euro? Di più?
E con chi dovresti prendertela sennò? Del resto gli editori a pagamento non svolgono nessuna attività criminale e che io sappia non s'è mai visto un editore a pagamento essere costretto a pagare (a sua volta) i danni a un Aspirante scrittore (ma se vi fossero dei casi giudiziari a smentirmi ti prego di comunicarmelo all'istante, cosicché io possa ravvedermi dall'eresia). Secondo me l'editore a pagamento è un cancro generato direttamente dall'inconscio dell'Aspirante scrittore. Dall'anima malata e contorta degli eterni "cacciatori di conferme".
No, l'editore a pagamento non esisterebbe se TUTTI gli Aspiranti, prima di mandargli i propri osceni parti, comprassero (e leggessero) almeno tre/quattro libri del catalogo dell'editore a cui vogliono rompere le scatole. Di solito un onest'uomo che campa come può e che, spesso, è pure un idealista che sarebbe stato ben lieto di pubblicare il buonissimo romanzo di uno sconosciuto... se le scarse vendite (dovute al narcisismo degli Aspiranti) non lo avessero messo in miseria.
Ma dato che c'è l'editoria a pagamento… ormai conviene conviverci.
Smettiamo almeno di colpevolizzare l'effetto (la prostituta, l'editore a pagamento) per celare anzi proteggere l'insanabilità della causa (sia nel caso dell'Aspirante, sia in quello del puttaniere: una pulsione sessuale "deviata").
Tanto vale che a prostitute ci si vada allegramente e amen.
Nel prossimo articolo approfondiremo il discorso dei fratelli Grimm.
Articolo scritto da: Fabio Larcher
Consigli di Editoria a un Aspirante Scrittore: conosci l'Editore
Articolo pubblicato il 01/10/2005
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