La 'Morte vestita a festa', la vipera velenosa delle foreste pluviali dell'Africa equatoriale...
Oggi sulle pagine di LatelaNera.com presentiamo un serpente velenoso particolarmente conosciuto sul territorio africano: la Vipera del Gabon.
Ferruccio Gianola ci parla di questa caratteristica vipera, certamente non tra le più velenose e letali del pianeta, ma che ha le sue "belle" prioprietà che la rendono un animale pericoloso e potenzialmente letale per gli uomoni, oltre che di una particolare bellezza...
Nome comune: Vipera del Gabon [ITA], Gaboon Viper [ENG], Butterfly Adder [ENG]
Nome scientifico: Bitis Gabonica (esistono due sottospecie di questo viperide: Bitis Gabonica Gabonica, Bitis Gabonica Rhinoceros)
Classificazione: Famiglia: Viperidae, Sottofamiglia: Viperinae, Genere: Bitis, Specie: Bitis Gabonica
Vipera del Gabon: distribuzione e habitat
La Bitis Gabonica vive principalmente nelle foreste pluviali dell'Africa equatoriale. Le zone dove è possibile imbattersi in qualche esemplare comprendono la fascia costiera del Golfo di Guinea, tutto il bacino del fiume Congo, la Repubblica Democratica del Congo e il Congo-Brazzaville, il Gabon, oltre alla parte meridionale della Repubblica Centrafricana fino al sud del Sudan, e più a sud ancora, la zona dei grandi laghi sino in Zambia.
Si può rintracciare anche in cinque enclavi isolate subtropicali: una in Tanzania (nella parte meridionale), due in Mozambico (Montagne Chimanimani e sulla costa meridionale), una piccola zona nello Zimbabwe (Monti Chimanimani) e, infine, in Sud Africa, dove è presente solo nella foresta e nelle piantagioni dello Zululand.
Questo vale in modo principale per la Bitis Gabonica Gabonica, siccome l'altra sottospecie della Vipera del Gabon (la Bitis Gabonica Rhinoceros) è limitata a poche zone dell'Africa occidentale (Guinea, Ghana e Togo). L'habitat preferito è, tuttavia, per entrambe, determinato dalla foresta pluviale e dai boschi nelle strette vicinanze di essa.
Di norma vive a bassa quota, ma non è raro trovarla pure a quote superiore ai millecinquecento/duemila metri di altitudine, mimetizzata nel fogliame. Abita a stretto contatto con la vipera soffiante e adora le piantagioni di caffè e cacao.
In Tanzania si nasconde spesso nelle piantagioni di anacardi e nei terreni agricoli sotto i cespugli, ma non disdegna neppure le zone paludose e non è difficile scorgerla nei pressi di pozze d'acqua, come non è rado incontrarla di notte, mentre trascina il suo tozzo corpo, su una strada poco illuminata.
Il suo nome deriva dalla località sull'estuario del fiume Komo, poco distante dal luogo dove fu costruita la città di Libreville: luogo dove i portoghesi avvistarono i primi esemplari della specie (Gabão).
Al momento non sembra a rischio d'estinzione e svolge un ruolo equilibratore sulla proliferazione dei roditori nelle aree interessate alla sua diffusione.
Un esemplare in cattività può oltrepassare i vent'anni di vita.
Vipera del Gabon: aspetto
Si tratta di una vipera massiccia, con una grande testa triangolare distinta dal corpo, che raggiunge dimensioni incredibili. All'apice del muso vi sono due modesti rilievi arrotondati che nella sottospecie Rhinoceros sono più rilevati ed evidenti, le narici sono aperte in alto e in fuori e l'occhio ha la pupilla verticale.
Il corpo, che negli esemplari dell'Africa equatoriale può arrivare a misurare due metri di lunghezza e pesare dagli otto ai dieci chilogrammi a digiuno (le femmine sono più grandi dei maschi e si riconoscono dalla coda molto più corta), raggiunge circonferenze considerevoli, fino a 40 cm e oltre e conferisce all'insieme un aspetto pesante e tozzo.
Gli esemplari di altre zone, a esempio dello Zululand, sono più piccoli e non superano il metro e trenta, ma piccolo è comunque un termine non proprio esatto, perché si tratta pur sempre di viperidi imponenti.
Le squame, a metà lunghezza del corpo, sono disposte in 28-40 linee e sono carenate.
La colorazione è tra le più belle del regno animale (non per altro gli indigeni delle zone interessate dalla sua distribuzione la chiamano Morte vestita a festa) e la fa assomigliare a un tappeto persiano: una serie di disegni geometrici spiccano su di un fondo che può essere di una varietà di tinte che varia dal color crema al color castagna, dal beige al marrone, sino al rosso-mattone.
Lungo il dorso spiccano dei disegni rettangolari, generalmente chiari, collegati tra loro da figure scure a clessidra, mentre sui lati vi sono disegni triangolari ad apice superiore.
La testa, simile a una grossa foglia, è beige nella parte superiore, con una linea scura che, come una scriminatura, la percorre longitudinalmente, mentre lateralmente spicca una macchia scura triangolare, il cui apice spesso coincide con l'occhio, che è color arancio oppure grigio metallico, con pupilla verticale.
La riproduzione è ovovivipara e in certi casi possono essere partoriti fino a sessanta piccoli in una volta. Piccoli che misurano, alla nascita, 25-30 cm, e pesano dai 25 ai 45 grammi l'uno. La femmina partorisce a intervalli di due o tre anni, ma la scarsa frequenza è compensata dal numero, anche se la mortalità infantile è elevata.
Durante il periodo della riproduzione i maschi sono soliti combattere tra loro per accoppiarsi con le femmine. I combattimenti possono protrarsi anche per un'intera settimana e in questo periodo i rettili sono talmente eccitati che sono del tutto incuranti a ciò che succede attorno a loro.
La locomozione normale di questo serpente, al pari di alcuni altri viperidi tozzi e pesanti e del pitone, è quella detta "da bruco". Il serpente procede lentamente e in linea retta, grazie alla contrazione dei muscoli ventrali, lasciando una traccia rettilinea. Tuttavia, se spaventato o di fretta, è in grado di procedere con i classici movimenti serpeggianti, lasciando una traccia ondulata.
Bitis Gabonica: dieta
Soprattutto crepuscolare e notturno, la vipera del Gabon è un serpente apparentemente placido e letargico, grasso e indolente, ma in realtà la sua tecnica di caccia si basa proprio sull'immobilità e sul mimetismo. Di solito si nutre di topi, rane, ratti e uccelli, e aspetta che la preda, ignara, passi a tiro per azzannarla a una velocità di 85 chilometri orari.
Quando morde, il movimento della testa è rapidissimo, la bocca si spalanca quasi a 180 gradi e le zanne velenifere, le più lunghe del regno dei serpenti (possono arrivare a misurare negli esemplari grandi, fino a cinque centimetri e mezzo), si protendono quasi orizzontalmente in avanti, conficcandosi a fondo nel corpo della preda, inoculando il veleno in quantità tali da ucciderla istantaneamente o nel giro di pochi minuti.
A differenza delle altre vipere, il più delle volte, non molla la preda, sino a quando l'effetto letale non ha raggiunto il suo scopo, ma nel caso di prede più grosse, come scimmie, genette, manguste o piccole gazzelle, può rilasciarle e rimanere attiva nei due o tre minuti successivi necessari per rintracciare, utilizzando la lingua bifida e gli organi di Jacobson, la scia velenosa della vittima.
La preda viene quindi completamente ingerita, partendo sempre dalla testa, aiutandosi con le mandibole e con i denti che la spingono all'interno della bocca.
Ora, il veleno, citotossico, non ha solo la funzione di uccidere la preda, ma inizia in pratica a digerirla prima ancora che venga inghiottita. I potenti enzimi che lo compongono iniziano a disgregarne i tessuti molto in fretta e ciò ne facilita la digestione da parte dei potenti succhi gastrici.
Non sono noti i suoi effettivi nemici, tranne alcuni parassiti che la infestano e l'uomo che nell'areale di distribuzione se ne serve anche come fonte di cibo. In Uganda, con la sua carne, si cucina una zuppa che è ritenuta una prelibatezza.
Bitis Gabonica: come ti ammazza
La Vipera del Gabon è un rettile che si mostra pigro e mansueto. In fondo si tratta di uno dei serpenti velenosi più diffusi in cattività e, in alcuni villaggi africani, sono stati visti dei ragazzini afferrarlo per la coda e trascinarlo sul terreno senza paura.
Gli stessi cacciatori che lo catturano come fonte di cibo l'afferrano a mani nude senza tanti problemi, visto che il peso stesso dell'animale gli impedisce di inarcarsi e colpire come le vipere più piccole.
Ma si tratta di un rettile con l'apparato velenifero tra i più efficienti in assoluto e bisogna stare attenti. Molto attenti, perché le sue reazioni potrebbero essere imprevedibili.
Potrebbe capitare addirittura di calpestarlo senza scatenare nel rettile una reazione improvvisa, ma se per caso dovesse mordervi il cielo vi aiuti. Se questo splendido animale dovesse azzannarvi in un luogo disperso e nascosto magari in una fitta giungla pluviale la vostra fine è segnata, anche in tempi brevissimi.
La morte per uno shock ipovolemico, causato da un brusco abbassamento della massa sanguigna circolante, non è esclusa: basta che il morso intacchi una vena per salutare la nostra valle di lacrime in pochi minuti. Se così non succede non pensate di stare meglio. Il morso è doloroso, molto doloroso e le conseguenze lo sono ancora di più.
L'effetto citotossico del veleno comincia subito a danneggiare il tessuto cellulare vicino alla ferita e il dolore che lo accompagna è atroce. La zona colpita dal morso si gonfia e potrebbe anche succedere che una delle zanne velenifere, spezzata durante l'attacco, sia ancora dentro la vostra carne. E fa sempre più male - esperti sostengono che non ci sia un altro serpente al mondo in grado di provocare tali sofferenze con un morso.
Intanto, vicino al punto dove siete stati morsi si formano delle vesciche e iniziano a comparire delle emorragie al naso e alla bocca, sebbene l'azione sulla coagulazione non è così importante come nei morsi di altri viperidi. Però bisogna intervenire al più presto. L'ideale sarebbe fare una trasfusione di sangue: il metodo migliore per impedire danni alle reni e agli altri organi interni nel caso si dovesse sopravvivere.
Nel frattempo, però, le ore passano, di ospedali nelle vicinanze non ce ne sono e la situazione appare sempre più drammatica.
Adesso non riuscite più a coordinare i vostri movimenti. Barcollate come un ubriaco e non avete più la possibilità di controllare le vostre funzioni biologiche. Vi urinate e defecate addosso.
Anche la lingua e le palbebre diventano pesanti.
Iniziate a vomitare sangue, mentre la parte investita dalla necrosi diventa sempre più vasta: probabilmente in un centro medico interverrebbero con un'escissione e ancora più drasticamente con l'amputazione dell'arto danneggiato.
A voi, però, questo particolare neppure interressa: sono passate dalle sei alla dodici dal morso e state raschiando il fondo del barile dell'esistenza. La vostra bocca è come se fosse sotto anestesia e gli occhi si chiudono da soli. Vi manca l'aria e ogni respiro si fa sempre più difficile.
Alla fine il vostro corpo non ha più la forza di lottare e, con la perdita di coscienza che ne consegue, decretate la vostra morte.
Vipera del Gabon: consigli di sopravvivenza
In cattività lasciamo un simile animale nelle mani esperte e sicure di un erpetologo, accontentiamoci di qualcosa di più domestico se proprio desideriamo un animale da compagnia. Nel caso, invece, per qualche motivo, decidiamo di trascorrere qualche giorno in una località esotica dell'Africa equatoriale cerchiamo di utilizzare quelle regole fondamentali per evitare brutti incontri e sopratutto per incappare in un incidente che potrebbe rivelarsi tragico.
Una vipera del Gabon, in natura, è integrata perfettamente nell'habitat che la ospita ed è quasi impossibile da scorgere grazie al suo mimetismo. Potremmo sfiorarla di pochi centimetri senza provocare reazioni, dormire tranquillamente in una tenda a pochi metri di distanza o magari confonderla con un mucchio di foglie secche e multicolori.
Sicuramente se ci azzanna la prima cosa da fare consisterebbe nel farci portare in un pronto soccorso, perché una terapia con un antiveleno e un'idratazione endovenosa nelle prime ore successive al morso sono essenziali per la sopravvivenza.
Vista la zona di diffusione del rettile evitiamo anche di ricorrere l'intervento di stregoni locali. Non sempre al morso segue inoculazione del veleno e tali personaggi prosperano sull'ignoranza della gente, tuttavia non bisogna essere superficiali anche se non è prevista intossicazione: due zanne di cinque centimetri infilate nella carne terrorizzerebbero chiunque.
Ora se siamo lontani da un ospedale, vanno usati i soliti accorgimenti, utili per tutti i morsi dei serpenti.
La ferita non deve essere manipolata. Non bisogna lavarla né pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l'ospedale se non abbiamo a disposizione il cadavere dell'animale che ci ha morso.
Non dobbiamo neppure incidere la ferita e succhiare il veleno.
Già! Contrariamente a quanto diffuso nell'opinione comune è bene non farlo. L'incisione a croce rischia di aumentare il contatto tra il veleno e il sangue o i sistemi linfatici. La suzione inoltre è pericolosissima per il soccorritore: basta una piccola lesione, carie o screpolatura per contrarre il veleno.
Però è necessario rallentare la circolazione del sangue ed evitare il più possibile i movimenti.
L'ideale consiste nell'effettuare un bendaggio compressivo di tutto l'arto leso, con sua completa immobilizzazione. Occorre un rotolo di benda piuttosto spessa e larga (5-10 cm.), meglio se elastica. Si parte a fasciare l'arto iniziando dall'estremità e continuando fino alla radice dell'arto. Questo va fatto dopo aver rimosso anelli, bracciali, orologi.
Non è necessario stringere molto la benda in quanto l'effetto che si vuole ottenere è fermare la circolazione linfatica. Si può stringere come se si dovesse immobilizzare una caviglia dopo una distorsione.
A questo punto è altrettanto importante steccare l'arto per immobilizzarlo.
Non usiamo lacci emostatici. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche. Niente amputazioni artigianali o ghiaccio.
Evitiamo qualunque tipo di assunzione orale, e attenzione agli alcolici.
L'unico liquido ammesso è acqua pulita, solo nel caso sappiamo già che passeranno diverse ore prima di raggiungere l'ospedale.
La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possibile. Una barella d'emergenza può essere costruita, oppure mettiamocela in spalla. L'importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno nel suo lavoro.
Se siamo noi i feriti, prima di tutto se possibile chiamiamo soccorso e aspettiamo senza muoverci. Altrimenti, muoviamoci con la massima calma e cercando di muovere meno possibile l'arto o la parte colpita.
Soprattutto, però, non perdiamo la calma e possibilmente non cediamo al sonno.
Vipera del Gabon: veleno
Una Vipera del Gabon sana e in piena efficienza può contenere nelle ghiandole sino a 600 mg di veleno. Ora il suo indice di LD sottocutaneo è uguale a 12,5 mg/Kg: un indice molto alto invero (una vipera rostrata ha un indice quasi 100 volte più basso), tuttavia il suo morso è estremamente efficace e la resa del suo veleno, nel caso il serpente dovesse inoculare tutto quello in suo possesso, sarebbe in grado di uccidere dieci persone con un singolo morso.
Ma tutto ciò non è abbastanza per poterla inserire nella nostra classifica degli animali più velenosi del pianeta.
L'azione del veleno è citotossica e agisce sulle cellule, distruggendole e provocando vaste necrosi e gangrene. È presente anche un'azione emotossica che agisce sulla coagulazione del sangue, sulle piastrine, e sul sistema enzimatico fibrinolitico.
I risultati confermano che il veleno possiede una spiccata azione anticoagulante e sembra impedire la formazione del coagulo da una azione proteolitica diretta sul fibrinogeno, rilasciando prodotti di degradazione solubili. A volte compaiono effetti neurotossici.
Il veleno in sé è costituito da 35 proteine appartenenti a 12 famiglie di tossine. Le più importanti delle quali sono: la sono serina proteasi, la metalloproteinasi, la lectina e la bitiscystatinna.
Esiste un siero polivalente efficace sul morso di bitis gabonica ma va somministrato solo nei casi ove compaiano sintomi di avvelenamento e preferibilmente una volta raggiunto un ospedale, anche perchè va inoculato endovena, in quanto, per via intramuscolare, l'assorbimento richiede molto tempo.
Vipera del Gabon: body count
Non sono descritti in letteratura casi accertati di decesso causato dal morso di una Vipera del Gabon. La maggior parte degli incidenti registrati - in ogni caso nessuno mortale - va infatti condotto a persone che possiedono questo splendido rettile in cattività.
Ovvio che di fronte a eventi drammatici e inaspettati, in simili situazioni, diventa molto più facile intervenire, ospedalizzando il paziente e utilizzando con puntualità un siero antiveleno polivalente studiato appositamente per controbattere gli effetti tossici dei maggiori serpenti velenosi africani.
Tuttavia, non è affatto escluso che in qualche villaggio situato nelle giungle dell'Africa Equatoriale, molte volte distanti centinaia di chilometri da un centro medico, possa essere accaduto qualche evento fatale. La denominazione stessa con la quale gli indigeni la identificano sembra suffragare questa possibilità.
D'altra parte gli esperti sostengono che in questa area si verificano in media trecento morsi di serpente ogni centomila abitanti e immaginare che tra questi non possa essere inserito un fatto tragico determinato da un morso di Bitis Gabonica è inverosimile.
Va inoltre aggiunto che il decesso di una persona per il morso di un simile rettile, magari non curato a livello medico, può verificarsi anche un anno dopo per una crisi cardiaca.
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