Le api africanizzate sono il risultato di un incrocio genetico sfuggito al controllo umano negli anni '50, sono aggressive e resistenti, stanno invadendo gli USA
Nome comune:: Ape Killer o Ape africanizzata, Africanized honey bees ENG, killer bees ENG.
Nome scientifico: Apis Mellifera Africanizzata: ibrido di ape del miele europea (apis mellifera) e africana (apis mellifera scutellata).
Classificazione: Insetto dell'ordine degli imenotteri, famiglia degli apidi, specie e sottospecie: ibrido di Apis Mellifera.
Api Killer: Distribuzione e habitat
Le api africanizzate sono il risultato di un incrocio genetico sfuggito al controllo. Negli anni '50 un genetista entomologo brasiliano, di nome Warwick Kerr era a conoscenza delle doti di resistenza, produttività e adattabilità a condizioni ambientali molto differenti delle api da miele africane. Chiese il permesso al governo per importare alcune di queste specie e studiarle e quando lo ottenne le volle tenere in quarantena (isolando le regine) per evitare che scappassero, poiché sapeva che queste api avevano la caratteristica di essere eccessivamente aggressive e protettive nei confronti dell'alveare.
Nel 1957 un assistente del laboratorio per errore fece scappare 26 api regine, seguite -ovviamente- dalle api operaie. Lo sciame si diffuse in un attimo nelle foreste del Sudamerica, lasciando dietro di sé morte e distruzione.
Fecero poi all'incirca 300 Km all'anno verso nord. Le Api killer raggiunsero ben presto il Messico e oggi hanno invaso tutto il sud-ovest degli Stati Uniti, soprattutto in Arizona (dove si contano più di 5 milioni di alveari), ma anche Texas, Nuovo Messico, California.
Negli anni si sono adattate ad affrontare inverni più rigidi, anche sotto lo zero termico, e pare che si stiano spingendo sempre più a nord perché ci sono stati avvistamenti anche nel Missouri.
foto: la diffusione negli Stati Uniti dell'Ape Killer | fonte: http://ars.usda.gov
Api Killer: Aspetto
A occhio nudo sono simili in tutto e per tutto alle normali api mellifere. Solo un entomologo esperto saprebbe riconoscerle in laboratorio.
Mentre le api africane native sono più piccole rispetto alle api europee, gli ibridi non lo sono. Essi hanno ali leggermente più corte, e possono essere riconosciute con una certa sicurezza solo attraverso un'analisi statistica su micro-misurazioni di un campione consistente. Peraltro l'Apis mellifera lamarckii, presente anche nel sud degli Stati Uniti, ha la stessa morfologia, quindi rende tutto più complicato.
Il metodo di riconoscimento più sicuro rimane l'esame del DNA che ovviamente richiede laboratori specializzati.
Sono dotate di pungiglione e apparato velenifero solo le femmine dell'ape (operaie): i fuchi ne sono sprovvisti. L'ape regina tuttavia ha un pungiglione modificato rispetto a quello delle operaie, adatto solo per i combattimenti con le altre regine o per uccidere le larve nelle celle reali.
Le operaie iniziano a produrre veleno nei primi giorni di vita fino a raggiungere la produttività massima al 15º giorno d'età. Mentre le api giovani non pungono nemmeno se importunate, le api anziane sono più aggressive e perciò incaricate della difesa dell'alveare. La borsa velenifera contiene circa 0,3 mg di veleno.
foto: un'immagine ravvicinata di un esemplare di Apis Mellifera Africanizzata | fonte: Florida Department of Agriculture and Consumer Services
Api Killer: Dieta
Come le altre api si nutrono principalmente del miele che producono a partire dal nettare dei fiori e le melate degli alberi del bosco. È composto quasi esclusivamente da zuccheri semplici (fruttosio e glucosio) e acqua e contiene inoltre acidi organici e sali minerali.
L'unico apporto proteico e di aminoacidi dell'alveare è dovuto al polline che viene raccolto dalle api durante la suzione del nettare nei fiori. Ha anche un elevato contenuto di glucidi, lipidi, vitamine, sali minerali ed oligoelementi.
Le api producono anche la pappa reale che è il prodotto della secrezione delle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api operaie nutrici. Nell'alveare svolge un ruolo importante nell'alimentazione dell'ape regina e delle giovani larve. È ricca di proteine, aminoacidi liberi, zuccheri, lipidi, vitamine, enzimi, ormoni, fattori antibiotici e fattori di crescita.
foto: un alveare di Api Africanizzate può contenere anche 80.000 elementi... | fonte: Bristol Wildlife Filmmakers
Ape Killer: Come ti ammazza
Le Api Africanizzate sono note per la loro reazione aggressiva ai suoni improvvisi e alle vibrazioni prodotte dalle auto o dai tagliaerba.
Come per altri tipi di insetti killer, come l'affamatissima formica Siafu, il pericolo risiede nel numero. Se ci si trova troppo vicino, le api comuni inviano alcune guardiane per farli allontanare, le api killer invece inviano l'intero alveare a difesa dell'ape regina.
Il loro veleno non è più potente delle api domestiche ma attaccano in sciame e quindi sono molto più pericolose. Se si sentono minacciate, restano aggressive per più di 24 ore.
Non solo aggrediscono in massa ma se qualcuno viene punto, la risposta delle altre può andare avanti anche fino a 2 chilometri di distanza. Le api sentinelle della colonia pattugliano l'area dell'alveare arrivando a coprire un raggio fino a 200 metri.
All'inizio si lanciano verso il corpo dell'intruso in segno di avvertimento e se continuano a percepirlo come una minaccia, lo attaccano. Abbassano l'addome e conficcano il pungiglione, nel corpo della vittima. Le api muoiono perché il pungiglione, dotato di barbigli multipli, viene letteralmente strappato dal corpo dell'insetto insieme alla sacca del veleno, e continua a rilasciare la sostanza letale per oltre 10 minuti. Rilascia anche un feromone speciale che invia un messaggio alle altre api. È il così detto feromone di allarme che chiama a rinforzo le altre api e scatena in loro una risposta aggressiva.
In breve continuano ad attaccare finché le vittime non muoiono, si inseriscono nelle narici e nelle orecchie e durante le autopsie molte vengono trovate nell'esofago; quindi entrano nella gola e da lì pungono. Una reazione allergica in queste aree significa morte praticamente immediata.
foto: un alveare di Api Killer attacca in blocco... | fonte: Bristol Wildlife Filmmakers
Api Killer: Consigli di Sopravvivenza
Quando uno sciame attacca non riesci ad agire e non hai la percezione di ciò che ti sta accadendo, rimani totalmente disorientato e viene istintivo scappare nella prima direzione possibile. Di solito vengono colpiti più frequentemente il naso, le orecchie e la bocca e la zona intorno agli occhi, questo crea un disorientamento ancora maggiore.
L'unica cosa da fare invece è chiudersi dentro una macchina o in una casa il più velocemente possibile per limitare il numero di punture e cercare di liberarsi al più presto dei pungiglioni rimasti sottopelle.
Pare che in California un uomo sia morto buttandosi in una piscina per liberarsi dall’attacco di uno di questi sciami. Invece di andarsene come avrebbero fatto le api comuni, le api africanizzate sono rimaste ad aspettare che il malcapitato tornasse a galla per respirare, continuando ad infliggere punture e rendendo difficoltosi i soccorsi.
foto: un grosso alveare di Apis Mellifera Africanizzata. | fonte: http://sshaff.blogspot.com
Api Killer: Terapia
In caso di attacco, più pungiglioni si riescono a togliere e più si riesce a contenere la diffusione del veleno.
Un cubetto di ghiaccio posto sulla zona della puntura ridurrà il dolore. L'aspirina 650 mg q 4 h e gli antagonisti H1 possono essere di aiuto.
I soggetti con ipersensibilità nota a tali punture devono portare con sé un kit contenente adrenalina in una siringa preriempita quando si recano in zone endemiche. Gli antistaminici possono aiutare a ridurre l'orticaria e l'angioedema.
I soggetti che presentano una grave sintomatologia anafilattica, che hanno test cutanei positivi per il veleno e che hanno un alto rischio di essere punti nuovamente devono essere sottoposti a immunoterapia, a prescindere dall'età o dal tempo trascorso dall'anafilassi. L'immunoterapia contro il veleno è molto efficace per la prevenzione di un'anafilassi successiva negli individui a rischio e può ridurre la probabilità di nuovi episodi anafilattici dal 50% a circa il 10% dopo 2 anni di terapia e a circa il 2% dopo 3-5 anni di terapia.
Api Killer: Veleno
Gli insetti che pungono sono membri dell'ordine Imenotteri della classe Insetti. Ne esistono due sottogruppi principali: apidi (api da miele, bombi) e vespidi (vespe, gialloni, calabroni).
Gli apidi comuni sono mansueti e solitamente non pungono a meno che non vengano provocati, ma abbiamo detto che le api africanizzate sono molto più aggressive. Il veleno degli apidi contiene fosfolipasi A2, ialuronidasi, apamina, mellitina e chinine.
Ci si chiede spesso "quante punture sono necessarie per uccidere un uomo?": non esiste un numero fisso, è ovvio, dipende da molte variabili. Tuttavia esistono delle ricerche con dati ben precisi.
Nei soggetti che non manifestano reazioni allergiche (altrimenti basta anche solo una puntura), la LD50, ossia la dose che uccide la metà di una popolazione di topi da laboratorio in 24h, è per un uomo adulto di 2,8 mg di veleno per kg di peso della persona colpita.
Per esempio una persona dal peso di 60 kg ha il 50% di probabilità di sopravvivere con un'iniezione di 168 mg di veleno d'ape (Schumacher et al. 1989). Supponendo che ogni ape inietti la totalità del veleno, si riceveranno circa 0,3 mg di veleno per puntura, quindi 600 punture potrebbero risultare fatali per una persona.
Sono molte, è vero, e questo tiene le api killer molto lontane dall'entrare nella nostra classifica degli animali più velenosi al mondo, ma si deve riflettere sul fatto che per un bambino di 10 kg potrebbero bastare solo 90 punture.
Se si considera poi che un alveare può arrivare a contenere uno sciame da 80.000 api killer si capisce perché il pericolo di morte è reale. Come è già stato detto il pericolo risiede nel numero degli attaccanti.
Api Killer: Bodycount
Dalla loro introduzione nel Sudamerica, fino al sud degli Stati Uniti d'America si sono registrati un migliaio di attacchi e centinaia di decessi, anche se molti di questi non sono attribuibili con certezza alle api africanizzate.
Negli stati uniti è stata finanziata una ricerca che ha condotto all’attribuzione di 14 morti nel giro di qualche anno alle api killer. Numero certamente da non sottovalutare ma che le rende meno pericolose dei serpenti velenosi o di altri animali pericolosi per l'uomo.
Un caso recente del 21 aprile 2011: Texas, moglie e marito morti dopo 300 punture.
Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Apitossina
http://www.mieliditalia.it/index.php/il-mondo-delle-api/punture-e-allergia
http://www.nationalgeographic.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Ape_africanizzata
http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez23/3082835.html
http://sshaff.blogspot.com/2011/04/african-bees.html
http://bristolwildfilm.co.uk/gallery/
http://myafricansojourn.blogspot.com/2011/05/just-some-ramblings.html
http://ars.usda.gov/Research/docs.htm?docid=11059&page=6
http://www.animalpicturesarchive.com/list.php?sec=NAME&qry=Phoby
http://www.insectimages.org/browse/detail.cfm?imgnum=5196086
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