Lumaca marina assassina (Conus geographus)

La lumaca marina assassina, il letale mollusco Geographic Cone Snail diffuso soprattutto nelle acque calde della zona indo pacifica

Nome comune: Geography cone, Geographic Cone Snail (ENG) / Lumaca marina assassina (ITA)

Nome scientifico: Conus geographus

Classificazione: Mollusco gasteropode, famiglia conidae


Conus geographus: Distribuzione e habitat

Animale marino, di fondale e di scogliera. Diffuso negli oceani nella fascia di latitudine compresa tra i 40° N e i 40° S, in particolare nelle acque calde della zona indo pacifica: Borneo, Madagascar, nei sette meravigliosi atolli dell’arcipelago di Chagos (a metà strada tra Sri Lanka e Madagascar), in Tanzania o in Mozambico, e con meno probabilità nel Mar Rosso. Potete imbattervici in barriere coralline, nella sabbia, in pezzi di corallo. Frequentano sia acque basse sul limite della marea – con occasionali, ma rare, emersioni durante la bassa – che acque profonde anche oltre 500 metri.

Lumaca marina assassina: Aspetto

Il Conus geographus appare piuttosto simile a una chiocciola. Ha una conchiglia molto allungata e di forma conica appiattita, dall’estremità arrotondata e particolarmente rigonfia nella parte centrale. La guglia della conchiglia, alta, è ornata da pomelli a spirale e bellissimi motivi marroni, ruggine e dorati. L’apertura frontale del guscio è allungata e si allarga all’estremità.

Conus geographus: Dieta

Carnivori. Si nutrono di pesci, altri molluschi (comprese altre specie di conus), vermi.
È un cacciatore notturno.


Lumaca marina assassina: Come ti ammazza

I denti della radula sono cavi e possono essere riempiti di veleno secreto da ghiandole di Leiblin e quindi letteralmente sparati come arpioni da una lughissima proboscide, in grado di estendersi agevolmente fino a ogni punto del corpo, in ogni direzione. La preda, una volta arpionata, viene trascinata e inghiottita mentre il potentissimo veleno fa il suo effetto.

I Conus geographus sono letali anche per l’uomo.
I denti-arpione sono lunghi oltre un centimetro e sono molto acuminati, per cui sono in grado di perforare tessuti o involucri leggeri.
Non sono aggressivi nei confronti di un animale grosso come l’uomo, ma se si sentono minacciati – per esempio se li raccogli o li tocchi – si difenderanno sparandoti subito il loro arpione.
Naturalmente il pericolo di un avvelenamento da cono è amplificato dall’ambiente marino in cui l’hai incontrato. Se sei stato colpito durante un’immersione, potresti anche non morire a causa del veleno, ma annegare per paralisi, oppure soffocare prima di poter uscire dall’acqua.

La ferita ti causa un dolore insopportabile.

Il veleno del geographus ha un effetto simile a quello dei serpenti elapidi - come il Cobra reale, o la Vipera della morte (Acanthophis antarcticus): il dolore si propaga, concentrandosi nel punto colpito – realisticamente la mano con cui, ingenuamente, hai raccolto la bellissima conchiglia. Quindi l’arto ti si intorpidisce e diventa inutilizzabile. Seguono violento gonfiore e arrossamento, quindi capogiro, nausea e vomito.

E intanto devi nuotare.

L’intorpidimento si generalizza, sulla scia del flusso di dolore, e tocca inevitabilmente il diaframma, causando problemi e fatica respiratoria.
A questo punto spero tu abbia raggiunto perlomeno la tua barca – pur dovendo nuotare con un braccio solo – perché la vista comincia a sfocare, barcolli in preda alle vertigini, non riesci a deglutire e fatichi a parlare. Possono bastare meno di cinque minuti per arrivare a questo stadio. L’insufficienza respiratoria giunge alla totale incapacitazione dei polmoni. Segue l’arresto cardiaco.


Conus geographus: Consigli di sopravvivenza

La cosa migliore è prevenire. Se evitiamo di toccare i Conus, già è una buona cosa. Sono belli da vedere e non ci fanno niente finché non rompiamo loro le scatole: accontentiamoci.
Evitatiamo sempre di infilare le mani tra i coralli o di immergerle nella sabbia dei fondali, dove spesso si nascondono durante il giorno. Indossiamo i guanti.

Se venite morsi e non c’è nessuno con voi, be’, è stato un piacere.

Se siamo in compagnia, dobbiamo stare distesi e immobili con gli arti pendenti mentre i nostri compagni si occupano di trasportarci il prima possibile a un presidio medico. Dovranno mantenere la ventilazione artificialmente per evitare il collasso respiratorio, e se possibile tentare di succhiare il veleno dalla nostra ferita e applicare un bendaggio che blocchi la circolazione sanguigna e linfatica a monte della ferita.
È anche necessario che intervengano per evitare l’aspirazione del nostro stesso vomito e conseguente soffocamento, visto che il cavo oro-faringeo ci si è intanto paralizzato. Non poter parlare, e essere semiparalizzati, ma coscienti, ci può permettere di farci capire un minimo. Anche se non è la cosa più piacevole che si possa immaginare.

Non esiste antidoto contro il veleno dei Conus geographus. Presso il presidio medico, l’unico possibile intervento sarà il supporto artificiale al sistema cardiorespiratorio.
Per attenuare il dolore, l’arto ferito può solo essere posto in acqua a 45°. Verrà anche somministrato un anestetico locale, quindi verrà praticata un’incisione per drenaggio e nuova immersione in acqua calda.


Lumaca marina assassina: Veleno

Il veleno dei Conus non è tra i più studiati, l’indice LD50 ha valori molto contraddittori e pochissime conferme – per quanto sia con ogni probabilità un supertossico nell’ordine dei millesimi di mg/Kg (che significa 100 volte più potente di un cobra), come nel caso di altri marini come Hapalochlaena lunulata (Polpo dagli anelli blu) o di Chironex fleckeri (Vespa di mare).
È noto che l’effetto è dovuto alla combinazione di diverse conotossine. M-conotossine, che modificano i canali del sodio nelle cellule muscolari. W-conotossine, che ostacolano l’ingresso del calcio nelle terminazioni nervose, inibendo il rilascio dell’acetilcolina. A-conotossine, che arrestano i recettori nicotinici dell’acetilcolina. È inoltre stato isolato un peptide atto a indurre il sonno, 10.000 volte più potente della morfina.

Conus geographus: Body count

Sono riconosciuti ufficialmente circa 30 casi di avvelenamento mortale causato da Conus geographus. Impossibile calcolare quanti incidenti mortali in immersione possano essere attribuiti alla puntura di un conus seguita da annegamento. Altrettanto impossibile ipotizzare i casi non registrati.
L'essere ha meritato il settimo posto nella nostra classifica dei 10 animali più velenosi al mondo.


Lumaca marina assassina (Conus geographus)
Articolo scritto da: Daniele Bonfanti
Pubblicato il 12/06/2010

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