Il ragno dalla tela a imbuto di Sydney è da molti considerato l'aracnide più letale per l'uomo esistente sul pianeta...
Nome comune: Ragno dalla tela a imbuto di Sydney (ITA) / Sydney funnel web spider (ENG)
Nome scientifico: Atrax robustus, Hadronyche infensa, Hadronyche formidabilis (ne tratteremo come si trattasse di un unico ragno, pur essendo tre specie diverse, seppur molto simili tra loro)
Classificazione: Artropode aracnide, famiglia hexathelidae
Atrax robustus: Distribuzione e habitat
Si tratta di alcune specie molto simili tra loro (tanto da condividere lo stesso nome comune), della famiglia hexathelidae, endemiche di una zona assai limitata, quella di Sydney – sulla costa sudorientale dell’Australia, New South Wales – e dintorni. Tra il fiume Hunter a nord, le Blue Mountains a ovest e la regione Illawarra a sud, in totale in un raggio di un centinaio di chilometri rispetto alla città. Molto raramente ne sono stati avvistati esemplari più lontano da quest’area: il più distante da “casa” è sbucato a Canberra (a 250 Km circa da Sydney).
Vive nelle foreste aperte costali, tipiche dell’Australia, costituite da alberi a fusto alto e ben distanziati, a suo agio con una certa umidità e terreno sabbioso. Non teme la compagnia dell’uomo e le zone urbanizzate, volentieri usa infilarsi in casa e ama moltissimo trovare nascondiglio nelle scarpe, tra i vestiti, sotto i mobili… Proprio a causa di Atrax e compagnia gli abitanti di Sydney sono noti per un’attenzione maniacale nel piegare e riporre i vestiti e in generale per un ordine domestico che a un “forestiero” può sembrare eccessivo: meno nascondigli per il ragno.
È attratto anche dall’acqua, ragion per cui trova spesso un destino infausto nelle piscine australiane.
Spesso formano colonie formate da quantità significative di individui.
Atrax robustus: Aspetto:
Ragno migalomorfo (parente quindi delle tarantole, con chelicheri longitudinali e paralleli), grosso e nero lucido, con riflessi violacei. Un corpo massiccio che, se generalmente misura – senza calcolare le zampe – tra i 2 e i 3,5 cm di lunghezza, può arrivare a ben 7 cm. Ha enormi zanne estroflesse, ben visibili. La testa e il torace (ovvero il segmento cefalotoracico) sono serrati in un carapace liscio e spesso, che lo rende simile a un carro armato o a un guerriero in armatura pesante. Il carapace si estende alle robuste zampe, spesse e compatte, con giunture solide e con pochi grossi peli.
Ha occhi ravvicinati. L’addome è grosso e simile a un uovo rigonfio, in genere di colore grigio, soffice, e tende a renderlo un po’ goffo nei movimenti.
Non è un ragno elegante né nell’aspetto né negli spostamenti, che lo vedono strascicare il grosso corpo a terra in maniera decisa ma sgraziata; non è per nulla un buon arrampicatore.
Atrax robustus: Dieta
Principalmente mangia insetti e larve, millepiedi, rane e raganelle, lumache, lucertole. Cattura queste prede costruendo una caratteristica tela a forma di imbuto (la funnel web da cui prende il nome), lunga tra i 15 e i 70 cm e puntellata perché stia in posizione – può avere alcune varianti, per esempio presentare una doppia entrata – e attendendole all’estremità più stretta. Cela queste trappole nei tronchi degli alberi, tra le rocce, o in buchi del terreno umido e sabbioso di scarpate.
Atrax robustus: Come ti ammazza
C’è una ragione se allevarli è illegale nel 90% dei Paesi mondiali, così com’è illegale esportarli al di fuori dell’Australia. C’è una ragione se gli aracnofili non li allevano. Il ragno di Sydney non scherza. Tra tutti i ragni con veleno neurotossico, è l'Atrax robustus il più letale per l’uomo. Proprio per l’uomo, sì. Per ragioni sconosciute, l’evoluzione ha voluto che la formula dell’arma di Atrax sia più che mai efficace sulle scimmie, molto più che sulle sue prede naturali.
Farti mordere è facilissimo: ti basta mettere le mani in fondo a quel cassetto, in casa tua. Indossare un paio di scarpe dimenticando di controllare che siano sicure, infilare le mani nella tasca sbagliata, camminare lungo il corridoio di notte senza aver acceso la luce… Lui è lì, e pare proprio avercela con te.
In particolare nel periodo dei primi sei mesi dell’anno i maschi – che sono sei volte più velenosi delle femmine – girano alla ricerca di una compagna. E la cercano dappertutto. Sono molto aggressivi se si sentono minacciati; e sono assai propensi a sentirsi minacciati.
Il morso è doloroso e prolungato: il dolore deriva in primo luogo dalla meccanica del morso. Le zanne sono davvero grosse, lunghe 6 mm, e l’apparato boccale del ragno capace di una pressione fortissima. Quando morde, Atrax solleva il cefalotorace e lancia verso il basso con tutto il suo peso un violento affondo.
Come non bastasse spesso infierisce, mordendo più di una volta.
Non sarà facile staccarselo di dosso, scrollare non basta – a meno che non sia lui a volerlo.
L’avvelenamento si diffonde con grande rapidità. In alcuni casi, ragazzini morsicati sono morti in 15 minuti.
Per mezz’ora il dolore sembra non dover mai finire. I peli attorno al morso si rizzano e la zona si irrita e prude.
Attorno alla ferita la pelle ti si comincia a imperlare di sudore, e iniziano fascicolazioni muscolari – guizzi e contrazioni rapidi e involontari dei tuoi muscoli.
Attorno al quindicesimo minuto dopo il morso, cominci a sentire un pizzicore attorno alla bocca.
Non è un buon segno.
Significa che ti ha morso sul serio.
E inizi a sentirlo: spasmi della lingua, poi nausea e vomito. La pancia fa male, e il sudore adesso è copioso, e ti rende madido tutto il corpo. Senti pizzicare anche la saliva.
Poi piangi: le lacrime sono incontrollabili, abbondantissime e ti offuscano la vista. E ti rendi conto che ogni respiro diventa più difficile e la respirazione non è più una cosa automatica. Devi sforzarti di mandare giù aria, e quando arriva nei polmoni sembra liquida.
Sei confuso, ma cosciente. La pressione sanguigna si è alzata troppo e pare ti stiano schiacciando la testa in una pressa.
Fa caldo, troppo caldo.
Ti senti acqua nei polmoni.
In tanti cedono qui – soprattutto i più giovani – soffocando e morendo.
L’edema polmonare si fa più grave, e la respirazione sempre più difficoltosa e dolorosa, mentre non c’è invece la classica paralisi da neurotossine: puoi muoverti, anche se i muscoli sono colti da spasmi e fascicolazioni continue, e ti rendono difficile coordinare i movimenti. Anche la mandibola è colta da scatti che fanno schioccare i denti, e parlare non è facile.
Dopo qualche ora, in media una decina, le secrezioni cessano e la respirazione migliora, ma il livello di coscienza decade, e la pressione cola a picco dopo qualche minuto in cui la situazione sembrava migliorare.
È il momento peggiore.
Lo shock è spesso letale.
Ce l’hai fatta? Hai superato la fase dell’asfissia e anche quella dell’ipotensione? Sei fuori pericolo?
No.
In diversi sono sopravvissuti fino a qui, e sembravano salvi, ma la verità è che hai appena contratto una complessa malattia e per i prossimi 6 giorni la morte è lì, in agguato: un vasto assortimento di accidenti renali o cardiocircolatori e danni cerebrali può portarti a improvvise e rapidissime ricadute fatali.
In ogni caso, per due settimane mettiti comodo, perché muoverti da un letto sarà ben difficile.
Atrax robustus: Consigli di sopravvivenza
In primo luogo, se siamo a Sydney, in particolare nei primi sei mesi dell’anno (estate-autunno in Australia), e in particolare se ha piovuto molto (quindi le loro tane si sono allagate, costringendoli a uscirsene), non dobbiamo proprio camminare a piedi nudi. Non si fa.
Poi: non usiamo spray insetticidi, perché non li ammazzano, ma al contrario li innervosiscono. E noi non li vogliamo vedere nervosi.
Non dobbiamo mai indossare vestiti lasciati in giro, specialmente se vicino al pavimento – come si diceva, Atrax non è un grande scalatore: i vestiti appesi o posati su mensole sono difficilmente raggiungibili per lui.
Stiamo molto attenti alle scarpe. Non infiliamo mai le mani a rovistare in fondo a cassetti e scatole dove non abbiamo visuale. Accendiamo la luce e guardiamo dove mettiamo i piedi.
Stiamo attenti se ci troviamo su terreni ricchi di buchi o su terreni frananti.
Massima attenzione alle piscine: dicevo che spesso Atrax ci annega, ma dovrei aggiungere che prima di annegare possono resistere anche ventiquattr’ore, e sono ancora in grado di mordere. Quindi quella specie di groviglio nero galleggiante conviene estrarlo dall’acqua con la massima cura, e senza toccarlo con le mani.
E il campeggio da queste parti non è il miglior modo di godersi una vacanza.
In caso di incontro ravvicinato, ricordiamoci che Atrax non è scattante come altri suoi cugini. Quindi una fuga rapida è consigliabile, piuttosto che restare a guardarsi in faccia con lui.
Non è affatto escluso, a differenza della maggior parte degli altri ragni, che Atrax arrivi a caricarci e attaccarci per primo, se semplicemente ci avvista nella sua stessa stanza.
(Sì, avete ragione: non è un campione di socievolezza; il fatto è che pare proprio avercela con l’uomo).
Quindi appena lo vediamo, allontaniamoci o quantomeno prepariamoci a difenderci con un oggetto dotato di lungo manico.
Nonostante tutta la nostra attenzione: siamo stati morsi. Che fare? Se il ragno non si è staccato, bisogna rimuoverlo il prima possible. Com’è ovvio, badando a non farsi mordere di nuovo – e a non far mordere l’eventuale soccorritore. Non basta scuotere: è necessaria una certa decisione. Sbattere il ragno contro un muro o a terra, o usare un attrezzo tagliente o comunque rigido per colpirlo con forza. Se si riesce a abbatterlo, è bene portarlo con sé per identificazione. Se scappa, badate che non possa attaccarvi di nuovo. In caso, spostatevi.
La persona colpita va rassicurata e calmata: se cede al nervosismo o all’isteria l’effetto del veleno non può che peggiorare, e rischia di farsi male da sola. Tenete conto che Atrax non morde spesso a pieno veleno. Anche se difficilmente morde del tutto a secco (al contrario della collega Phoneutria nigriventer, il famoso Ragno delle Banane), ha comunque controllo delle ghiandole velenifere e non ha interesse a "sprecare" veleno con te, visto che noi uomini non siamo realisticamente una preda: un morso a pieno veleno è stimato in circa il 10/20% dei casi.
Inoltre, un antidoto esiste e la sua efficacia è garantita.
Per di più, state tranquilli: data la limitata diffusione di Atrax, chi è stato morso si trova per forza di cose non troppo lontanto da un centro medico perfettamente attrezzato per soccorrerlo. Da quando l’antidoto è stato sintetizzato nel 1981, infatti, il numero di morti è zero. Bisogna solo raggiungere in fretta il più vicino.
Se dopo un quarto d’ora non appaiono sintomi al di fuori del dolore, le cose vanno bene. Ma è comunque necessario raggiungere un punto di soccorso per controlli.
La ferita non va manomessa, se non con una fasciatura larga – andranno benissimo anche fasce di tessuto strappato da un vestito – abbastanza stretta, al di sopra della zona colpita, se si tratta di un’estremità. La fasciatura va poi estesa a coprire il più possibile l’intero arto colpito, comprese le dita o le caviglie. Infine, l’arto va immobilizzato utilizzando un’asta o un pezzo di legno o qualunque cosa di rigido abbiamo a portata.
Come sempre, occorre tenere controllate le funzioni vitali – respirazione e circolazione – e dare priorità a queste in caso di problemi. Per prima cosa verificare che le vie respiratorie siano libere. Se la respirazione diventa troppo difficoltosa, si interverrà con la respirazione artificiale.
Evitiamo di usare lacci emostatici, di applicare tagli, succhiare il veleno, shock elettrici, ghiaccio, sostanze chimiche di qualunque tipo. Niente va assunto, assolutamente, per via orale. La cosa più grave sarebbe qualunque tipo di alcolico. E niente sedativi. L’unico liquido assumibile, e solo in caso di grave disidratazione e inevitabile lungo periodo prima del raggiungimento del centro di soccorso, è acqua pulita.
La persona colpita dovrebbe muoversi il meno possibile. Va quindi trasportata su una barella anche improvvisata, e con un veicolo a motore. Se siamo soli, la cosa migliore è stare fermi e chiamare soccorsi. Se impossibile, auguriamoci buona fortuna: camminiamo con calma tenendo l’arto colpito il più fermo possibile.
Atrax robustus: Veleno
Il veleno di Atrax sembra fatto apposta per danneggiare proprio i primati. Rispetto al veleno di Phoneutria nigriventer, per esempio, ha un valore di LD50 più alto: 0.16 mg/Kg contro i 0.13 mg/Kg di Phoneutria (si tratta comunque del secondo valore più basso ufficiale – quindi veleno più potente – tra tutti i ragni e che "aiuta" l'Atrax a classificarsi al nono posto nella nostra classifica dei 10 animali più velenosi del pianeta). Tuttavia, il test LD50 è condotto sui topi, mentre questo veleno si rivela appunto particolarmente efficiente sui primati, come Homo. Inoltre, Atrax produce più veleno rispetto a Phoneutria e rispetto a quasi tutti gli altri ragni (140 mg peso a secco).
Un morso a pieno veleno è relativamente frequente.
La robustotossina, o ACTX, il principale componente della miscela, è una proteina peptidica neurotossica (MW 4854, 42 aminoacidi, alta proporzione di residui basici); agisce interferendo con le tramissioni di larga parte del sistema nervoso.
Ha azione presinaptica. Sul sistema automatico causa da un lato l’inibizione del rilascio di trasmettitori mediati come noradrenalina e acetilcolina, dall’altro, al contrario, l’aumento nel rilascio dei trasmettitori spontanei. Il tutto causa uno scompenso nervoso generalizzato all’intero organismo. Si è ipotizzata un’azione simile sulle giunzioni neuromuscolari, che spiegherebbe gli spasmi e le fascicolazioni.
A livello cardiovascolare, la robustotossina causa un’iniziale caduta della pressione sanguigna, quindi una violenta risalita a livelli critici, che si protrae per diverse ore. Questa decade d’improvviso tornando a livelli normali, ma è spesso seguita da ipotensione letale.
Altri effetti a livelli molto gravi sono in primis l’edema polmonare, e ipertensione intracranica.
Si riscontra tachicardia, battito ectopico ventricolare, bigemino e blocchi atrio-ventricolari di secondo grado transitori. Incremento degli acidi nel metabolismo, grave ipertermia, nonché escrezione eccessiva di catecolamine (adrenalina, noradrenalina, dopamina) nelle urine, che ha picco circa due ore dopo l’avvelenamento.
Quindi forte emoconcentrazione (ovvero addensamento del sangue dovuto a incremento della parte corpuscolata a discapito della parte liquida), violento incremento nella creatina chinasi.
Altre componenti del veleno sono numerose (GABA, acido lattico, acido citrico, glicerolo, urea, glucosio, glicina, tiramina, octopamina, trimetilisilil o pentafluoropropano derivati), ma pare non abbiano particolare ruolo nel sortire l’effetto letale.
Atrax robustus: Body count
Nel periodo 1930-1980 sono documentati con certezza 13 casi di avvelenamento mortale da Atrax. Nessuno dopo l’introduzione dell’antidoto (1981). Naturalmente è molto probabile che i casi siano di più e diversi non siano stati documentati, ci siano state diagnosi errate, o non sia stato possibile attribuire con certezza l’avvelenamento a Atrax.
Il body count è comunque verosimilmente non molto più alto, grazie alla limitatissima diffusione del ragno e la sua presenza sempre prossima a centri urbani, ospedali o centri di soccorso attrezzati. Nonché, senz’altro, alle buone condizioni igieniche e alla preparazione degli australiani, che fin da giovanissimi vengono educati alla convivenza con questi animali.
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