Ally Farson: una serial killer in fuga

Una storia vera... un imbroglio incredibile

Ally Farson è una psicopatica che ha commesso delitti efferati. È ricercata dalla polizia di ogni stato d’America. Persa nel suo delirio mentale ha filmato ogni omicidio per poi spedire il video a una piccola casa cinematografica, la Shadowman Entertainment, sita in California. L’impiegato che ha avuto la sfortuna di aprire il plico contenente quei fotogrammi agghiaccianti ha subito avvertito le autorità e una colossale caccia all’uomo, pardon, alla donna, è cominciata. Per riuscire a catturarla è nato addirittura un sito internet che svela ogni particolare di questo caso. C’è una pericolosa ragazza, lì fuori, e chiunque potrebbe imbattersi in lei e nella sua videocamera che registra orridi snuff-movies.

Tutte le cose che vi ho raccontato finora sono balle.
Sì, perché Ally Farson non esiste, sebbene il sito sia oltremodo realistico e riesca a ingannare lo studioso self-made di serial killer a passeggio nel web. Sto parlando di me, of course. Per usare un linguaggio strettamente tecnico, ci sono cascata come una pera cotta. Scoprire che si trattava di una bufala non ha diminuito in me l’interesse per questa serial killer di pezza, perché, bisogna dirlo, si tratta di una bufala perfettamente credibile.

Per farla breve, si tratta di una genialata in puro stile Blair Witch Project. Il sito propone, tra le altre cose, alcuni stralci del video girato dall’inesistente Ally Farson. Video che, naturalmente, comporta l’assenza totale di un direttore della fotografia e la viceversa indispensabile presenza di un cameraman imbranato, possibilmente affetto dal morbo di Parkinson. Si sa, le inquadrature traballanti creano l’effetto-angoscia… o l’effetto-nausea, dipende dalla predisposizione fisica dello spettatore. Il volto dell’assassina non è mai perfettamente visibile e ciò che si intravede è una tizia con i capelli biondi e un paio di occhiali.
Chi legge l’introduzione che precede gli spezzoni del video viene abilmente persuaso che la mancata disponibilità del film nella sua interezza è giustificata dalle indagini ancora in corso e dal rispetto verso i parenti delle vittime. Sfogliando col mouse le pagine del sito ci si imbatte nella cronologia dettagliata della vicenda, nelle brevi descrizioni delle circostanze in cui sono state ritrovate le vittime e le relative foto dei cadaveri. Dette foto non sono nulla di eclatante, ma lo dice una che ha visionato scene del crimine ben peggiori.

Gordon Currie è il webmaster responsabile di questo scherzetto tutto giocato sul filo del vero-falso-chi-lo-sa. Gordon è anche una delle colonne della Shadowman Entertainment che esiste davvero e che ha sfornato lo snuff-movie imputandolo a una criminale che esiste solo sulla carta.

Se Ally Farson e gli omicidi sembrano reali, lo si deve al fatto che il signore di cui sopra non si è limitato a buttare in padella un po’ di linguaggio html condito dalla fantasia, ma si è rivolto agli esperti del settore: patologi forensi, psicologi, agenti di polizia. Ha poi aggiunto un forum e una chat dove investigatori dilettanti e studenti di psicologia si ritrovano a commentare la figura di Ally e i suoi crimini. È diventata una sfida per chi si sente un po’ Clarice Starling o Will Graham ed è affascinato da quel groviglio di pensieri discutibili che è la mente di un omicida seriale. È un gioco, un videogame dalle infinite possibilità, perché ognuno è libero di speculare sul tipo di malattia mentale che affligge la gentil donzella (sociopatica? psicopatica? schizofrenica?) sul perché abbia deciso di filmare se stessa mentre uccide e sul perché abbia altresì deciso di far vedere a qualcuno il tremendo girato. Stiamo parlando di 3000 persone ogni giorno, di cui un buon 50% è convito che il tutto sia reale. Il motivo di una percentuale così alta di creduloni sta nel fatto che l’avviso che svela l’arcano è furbescamente imboscato dove l’occhio non va subito a guardare.

Gordon Currie si dice entusiasta, ma non stupito, di tanto successo. “Creando questo sito, e il film, non volevamo fare del sensazionalismo, perché non c’è nulla di sensazionale nell’uccidere”, spiega. “Il successo si deve al fatto che in ogni essere umano c’è un lato oscuro che molti “sfamano” studiando le gesta dei serial killer. Che poi ci siano squilibrati che invece di stare al gioco richiedono le foto delle autopsie effettuate sulle vittime, è un altro discorso.”
Nel forum e nella chat si discute anche di cosa potrebbe succedere alla signorina Farson una volta catturata. Pena di morte? Sì o no? E se sì, di che tipo? Sedia elettrica? Iniezione letale? Argomento che, per gli americani, è da sempre una grossa gatta da pelare.

Su ebay si può acquistare, per pochi soldi, il dvd Ally Farson: My private life, ovvero l’intera creazione della regista sanguinaria che ancora nessuno è riuscito a catturare. E le indagini in corso? I parenti delle vittime? Eh, che ci volete fare, è un castello di carte, prima o poi deve crollare, no? Per chi ci avesse preso gusto, c’è anche il seguito, Ally Farson: On the run, in cui l’antitesi dell’eroina fa fuori altri malcapitati in quel di Londra. Il destinatario dei suoi video cruenti non è più una casa cinematografica ma il detective DeLima.

Riflessione di passaggio: Ally Farson non esiste e non ci sono state vittime innocenti. Si vorrebbe poterlo affermare anche per nomi come Ted Bundy, Jeffrey Dahmer, John Wayne Gacy ecc. ecc.
Ora andate e curiosate nel sito mentre io mi ritiro con il vago senso di colpa di chi ha svelato il finale di un thriller.

Ally Farson: una serial killer in fuga
Articolo scritto da: Laura Cherri
Pubblicato il 16/03/2007

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