Filmati, testimonianze, anomale tracce sonar: dal profondo lago della Scozia, il più celebre dei mostri marini fa parlare di sé
Nessie.
Basta il nome per scatenare cori di "è solo una leggenda” e di “non esiste”. Sono molti gli scettici e altrettanto numerosi quelli che credono nella sua esistenza. Ci sono le foto, ci sono i filmati. Come per gli ufo, è difficile credere che siano tutti dei falsi. Dopo tanti anni questa affascinante leggenda non si è ancora sgretolata sotto la mole di commenti negativi della scienza ufficiale. Perché? Si tratta di ostinazione dei ‘fans’ a non lasciarsi convincere da niente e da nessuno, oppure c’è del vero? Tuffiamoci nelle profondità di Loch Ness e tentiamo di scoprirlo.
Il Loch Ness si trova nella contea scozzese di Iverness e ha una superficie totale di 56 chilometri quadrati. È lungo 39 chilometri, con una profondità massima di 230 metri. Tra gli altri, il fiume Oich è l’immissario più importante, mentre l’unico emissario è il fiume Ness. È il più grande bacino d’acqua dolce del Regno Unito. Contiene più acqua di tutti i laghi di Scozia, Galles e Inghilterra messi assieme. Non gela mai durante l’inverno, questo perché la temperatura dell’acqua sul fondo resta sempre piuttosto calda e sostituisce costantemente l’acqua fredda in superficie, un po’ come succede in una pentola che bolle sul fuoco. Il lago non entra in ebollizione, ovviamente, ma il processo è visibile nei mesi più freddi per via della sottile nebbiolina che sale dalle onde, la quale non è altro che il risultato dello scontro tra masse di liquido con diversa temperatura.
E Nessie cos’è? Un plesiosauro, è l’opinione dei più. Ma c’è chi afferma trattarsi di una nuova specie di animale marino che ha subito delle mutazioni genetiche nel corso degli anni. La leggenda ha origini molto antiche. Nel 565 d.C. San Colombano, un prete irlandese che viaggiava per diffondere il cristianesimo tra i Pitti (gli antichi abitanti della Scozia) riferì di aver assistito ai funerali di un uomo che si diceva fosse stato ferito a morte da un mostro chiamato Nisaeg. Da allora la creatura fu avvistata molte volte. Ovviamente, senza i media a dar risalto a tali avvistamenti, solo a partire dagli anni ’30 Nessie diventò una ‘celebrità’, anche perché fu costruita una nuova strada che correva lungo il perimetro del lago. Chi effettuava quel percorso aveva la possibilità di osservare da vicino lo specchio d’acqua.
Il primo avvistamento avvenne il 22 luglio 1933 da parte dei coniugi Spicer. Nessie attraversò la strada davanti alla loro auto e si tuffò nel lago. Un animale lungo dai dodici ai quindici metri con un collo da giraffa, una testa come quella di un serpente o di una foca e un corpo massiccio. Questo fu ciò che vide la coppia. Gli avvistamenti si susseguirono a ritmo sostenuto. I soliti individui senza scrupoli offrirono ricompense sostanziose a chi avesse catturato il mostro, vivo o morto. Il proprietario di un circo offrì ventimila sterline per avere Nessie viva da esibire come attrazione. Turisti e fotografi cominciarono a pattugliare le rive.
La Royal Geographic Society e il famoso Illustrated London News spedirono studiosi e giornalisti sul luogo. Arrivarono, com’è logico in questi casi, le prime burle, come quella di un buontempone in possesso di una zampa imbalsamata di ippopotamo con la quale fabbricò delle impronte che ingannarono gli studiosi per breve tempo. Lo stupido scherzo ebbe un effetto negativo sugli avvistamenti successivi che non furono presi troppo sul serio. Nel 1934 un motociclista avvistò una forma scura con un lungo collo al lato della strada. Il tempo di capire cos’era e già Nessie si era immersa nel lago. Lo stesso anno fu scattata la foto più famosa, anche se nel 1994 l’autore dello scatto ha ammesso trattarsi di una burla da lui stesso congegnata. La foto diede coraggio a chi temeva di essere preso per pazzo. Tra le altre testimonianze ci fu quella di una ragazza che disse di aver visto una gigantesca creatura stesa sulla riva. Collo a giraffa, corpo massiccio con pelle come quella di un elefante, zampe tozze simili a pinne. La descrizione calzava. Sir Edward Mountain e il gruppo di persone al suo seguito fotografarono e filmarono Nessie, ma la spedizione finì in fretta per mancanza di fondi.
Durante la seconda guerra mondiale Nessie venne lasciata in pace. C’è però da sottolineare la dichiarazione di C.B. Farrell, membro dell’esercito, che vide uno strano animale tra le acque mentre sorvegliava i dintorni in attesa di qualche segnale d’attacco da parte dei tedeschi. Perché mai un militare in carriera avrebbe dovuto correre il rischio di venire canzonato raccontando una storia simile?
I pattugliamenti e le ricerche ripresero negli anni ’50 quando, uno strano incidente fece subito pensare al mostro marino. Nel 1952 il lago fu scelto come teatro di un’esibizione di motoscafi. Jon Cobb morì durante la sua performance. Quello che molti pensarono è che Nessie fosse emersa all’improvviso davanti alla barca facendo perdere il controllo al pilota. Chissà. Jon Cobb non visse per rivelare cos’era successo. Nel 1966 l’ingegnere aeronautico Tim Dinsdale riprese Nessie mentre nuotava. La Royal Air Force archiviò il filmato senza indagare oltre. Gli esperti dissero che si trattava semplicemente di una barca ripresa con una pessima luce, ma allora perché alcune parti del filmato furono tagliate? Tim si lamentò della cosa e gli fu detto che si era dovuto procedere ad alcuni tagli per poter esaminare meglio il nastro ed escludere che fosse stato manipolato.
Nel 1969 si effettuò un esperimento con il sonar che rivelò la presenza di grossi animali. Nessie & Family? Non si poteva esserne certi, visto che il tipo di sonar in uso all’epoca era ancora un apparecchio in fase di sviluppo e quindi piuttosto impreciso.
Nel 1975, la macchina fotografica subacquea del dottor Robert Rines catturò un animale di grosse dimensioni dal collo lungo e dal corpo tozzo. Prima di essere mostrata all’opinione pubblica, la foto fu esaminata dagli istituti di zoologia di mezzo mondo. Ecco il commento del dottor George Zug, studioso di rettili e anfibi presso la rinomata Smithsonian Institution di Washington: “Le prove raccolte indicano la presenza di grossi animali nel lago, ma sono insufficienti per identificarli”.
Dovevano passare ancora parecchi anni (e parecchi avvistamenti) prima di arrivare al 1987, anno in cui Adrian Shine, in coppia con Darrel Laurence, si recasse in Scozia per setacciare il Loch Ness da cima a fondo con il sonar più sofisticato del momento. L’operazione fu chiamata Deepscan e si dice sia costata un milione di sterline. Diciannove barche (ognuna equipaggiata di sonar) sarebbero partite dal medesimo punto per avanzare, fianco a fianco, lungo il lago. Nulla poteva sfuggire. Le apparecchiature avrebbero individuato anche le creature più piccole, di conseguenza esseri di notevoli dimensioni sarebbero stati catturati sullo schermo con estrema precisione. Attorno al lago si radunò una folla impressionante di curiosi e appassionati del mito di Nessie. In attesa di poter dare la notizia del secolo stavano duecentocinquanta giornalisti. Un elicottero sorvegliava la situazione dall’alto. Il primo problema da risolvere fu quello del segnale dei sonar che interferivano l’un con l’altro. Si dovette abbassare il livello di sensibilità degli strumenti. Il primo giorno si registrarono tre contatti sonar di rilevante importanza tra i 78 e i 180 metri. Il più rilevante di tutti fu quello registrato a 175 metri. Il sonar rilevò il segnale per quasi tre minuti. La barca si mosse in avanti per seguire il segnale, ma lo perse di lì a poco. Nella conferenza che si tenne la sera stessa gli studiosi dissero che tutti e tre i segnali erano l’eco prodotta da un animale più grande di uno squalo e più piccolo di una balena. Altre barche furono mandate nuovamente sul posto e i loro sonar non rilevarono nulla. Il controllo dimostrò che non si era trattato di oggetti immobili (gli strumenti avrebbero, in tal caso, registrato il medesimo segnale nel medesimo punto) ma di forme in movimento nell’acqua. Il secondo giorno non si registrarono altri contatti e la missione si concluse. Era stato coperto il 60% del lago, tralasciando le coste e le baie che non si erano potute esplorare con più barche per ovvi motivi di spazio e sicurezza. Che cos’erano quelle forme più grandi di uno squalo e più piccole di una balena?
Negli ultimi anni ci sono stati sviluppi interessanti. George Edwards, guardia costiera da 12 anni ed esperto sommozzatore, disse di aver scoperto un’immensa caverna subacquea durante un’esercitazione. George ipotizzava che tale caverna potesse condurre a un dedalo di gallerie ancora inesplorate. La North Sea Oil Company si rese disponibile a fornire le necessarie attrezzature per esplorare quella che ormai tutti chiamavano la tana di Nessie. Nel 1992 ulteriori ricerche smentirono l’esistenza di caverne subacquee. Il lago, insomma, è una specie di compatto recinto. Nel luglio 1993 un’altra spedizione scandagliò le acque con il sonar più sofisticato del momento. Oltre a raccogliere dati sulla distribuzione di plancton e pesci (scopo per il quale erano giunti sul posto) ottennero dei contatti sonar inconsueti che non furono in grado di spiegare. Oltretutto, i dati biologici che ottennero sulla fauna presente li lasciarono perplessi. Ness è un lago anomalo, non c’è che dire.
Capire di cosa si nutre Nessie aiuterebbe le ricerche. Si potrebbero sorvegliare dei punti ben precisi del lago o scandagliarne altri. Se traesse sostentamento dal plancton, non avrebbe bisogno di salire in superficie. Questa ipotesi contrasta con i vari avvistamenti che la vedrebbero affiorare piuttosto spesso. Se il suo alimento fossero i pesci, non avrebbe alcun problema a saziarsi. Alcuni studiosi asseriscono che nel lago non c’è abbastanza pesce per nutrire un dinosauro, ma non tengono conto del fatto che Nessie potrebbe aver sviluppato la capacità di trarre il massimo nutrimento da modiche quantità di cibo e di affrontare lunghi digiuni. In fondo si sa molto poco delle abitudini dei plesiosauri. Riguardo il suo modo di cacciare è d’obbligo escludere la possibilità che si serva del sonar per individuare le prede, come fanno i delfini, perché dopo tutti gli esperimenti effettuati si sarebbe dovuta sentire la sua ‘vocÈ parecchie volte.
Filmati, testimonianze, anomale tracce sonar. Possibile che anche strumenti di alta tecnologia siano considerati meno attendibili di macchine fotografiche e telecamere? Pare di sì, perché si continua a sostenere che nel lago non c’è assolutamente nulla. Gli zoologi sono pronti a buttare tutto nella spazzatura e ad archiviare il caso. Secondo loro, una singola creatura non può sopravvivere oltre 70 milioni di anni senza riprodursi, e sembra che Nessie non l’abbia fatto, dato che sul fondo del lago non ci sono le montagne di scheletri che sarebbe logico aspettarsi. Il secondo punto su cui insistono detti zoologi è che questo schivo animale sarebbe troppo grande per un laghetto come Loch Ness.
Eppure tanta gente continua a vedere il famoso collo da giraffa che affiora tra le onde e a sentire rumori sospetti (più di qualcuno dice di aver sentito dei tonfi nell’acqua prodotti da masse di notevoli dimensioni). Ci sono persone che lo fanno per soldi, questo è vero. Ci sono i mitomani, vero anche questo. Ma il resto dei testimoni non ha (e non aveva) alcun interesse a raccontare fandonie. La confusione su argomenti delicati come questo la creano soprattutto quelle persone che ancora prima di capire cosa hanno visto lo gridano ai quattro venti per poi scoprire che si trattava di un tronco galleggiante, di una foca entrata nel lago attraverso il fiume Ness (succede spesso), di un pesce gatto (ne sono stati catturati alcuni ‘oversizÈ), di mucchi d’alghe in movimento, di ombre create sull’acqua dal cielo nuvoloso, di semplici onde. Tra pagine e pagine di prove sicure ci sono troppe bugie e abbagli, perciò la scienza ufficiale finisce per fare di tutta l’erba un fascio.
Nessie è un grande mistero archeologico. Nessie è una leggenda. Nessie è solo un modo per attirare turisti. Qualunque cosa pensiate al riguardo, tale animale fa parte del nostro mondo a tutti gli effetti. Pensate a Godzilla e poi pensate a Nessie. Capite la differenza? Nel secondo caso è inevitabile provare un certo timore, come se l’esistenza della creatura fosse stata accertata senza margine di dubbio. In questo risiede la forza e la longevità del mito. Noleggiate una barca e fermatevi in mezzo al lago: volenti o nolenti, vedrete il mostro dappertutto.
I film in cui appare hanno avuto scarso successo, forse perché un dinosauro, per far colpo, deve radere al suolo una città. Bobine di celluloide a parte, la domanda resta: c’è un fondo di verità? Beh, trattandosi di lago viene spontaneo stravolgere la domanda per fornire la risposta: se c’è un fondo di verità, la verità sta sul fondo.
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