Dall'isola di Antikythera una vera e propria curiosità storica
Recentemente, mi sono imbattuto (cosa rara in questi tempi in cui la televisione sembra propinarci solo programmi futili) in un interessante documentario incentrato sulla vita d’Archimede (Siracusa 287-212 a.C.), e della sua straordinaria opera di matematico e fisico. Come si sa, questo genio del passato fu prolifico autore di importantissime opere scientifiche che hanno superato la prova del tempo, pervenendoci in tutto il loro splendore: i suoi trattati della sfera e del cilindro e sulla quadratura della parabola ancora oggi stupiscono per la brillantezza dell’esposizione e la profondità del pensiero. Ebbene, molte delle opere d’Archimede sono giunte a noi complete, altre, invece, sono incomplete, oppure rappresentano solo bozzetti d’invenzioni o idee che lo scienziato non ebbe modo di sviluppare. Tra questi bozzetti, c’è un curioso disegno, molto preciso, di un meccanismo ad ingranaggi che gli studiosi hanno subito collegato, per similitudine, ad un altro meccanismo altrettanto famoso e strabiliante, che rappresenta una vera e propria “curiosità” storica: il cosiddetto “Meccanismo di Antikythera”.
Cominciamo dall’inizio: nel 1900 un gruppo di pescatori di spugne greci scoprì il relitto di una nave al largo della piccola isola di Antikythera, a metà strada tra la Grecia e Creta. Furono immediatamente organizzate delle spedizioni archeologiche sottomarine e il relitto restituì alla luce del sole vasellame, statue ed oggetti di varia natura corrosi dalla lunga permanenza sott’acqua che, sottoposti all’esame del carbonio 14, rivelarono un’età di 2000 anni. Poco più tardi, nel 1902, il professor Valerios Stais del Museo Nazionale di Atene, esaminò parte del materiale trovato nel relitto, rimanendo molto colpito da un oggetto di metallo che risultava ricoperto ed inglobato dalle incrostazioni e che era composto da ingranaggi, risultando, quindi, essere una sorta di strumento o meccanismo.
Uno studio più attento, rivelò ulteriori particolari. Il “Meccanismo di Antikythera” risultava essere una scatola che all’esterno aveva dei misuratori e delle iscrizioni in greco, mentre all’interno una massa complessa d’ingranaggi, tra cui venti ruote dentate. Un esame delle lettere che componevano le iscrizioni rivelò che esse risalivano al primo secolo avanti Cristo, in particolare, alcuni tratti di queste iscrizioni, coincidevano straordinariamente con quelle riportate su un calendario astronomico risalente al 77 a.C.
Attualmente, l’ipotesi più probabile avvalorata dagli studiosi è che l’intero congegno fosse un calcolatore astronomico che meccanizzava i rapporti ciclici fra sistema solare e stelle e che con molta probabilità sfruttava, per funzionare, l’energia idraulica.
Il lavoro di ricostruzione e restauro che portò a questa conclusione si svolse sotto l’attenta direzione del prof. De Solla Price, dell’Univesità Statunitense di Yale.
Con la pulitura dell’intero congegno, in parte liberato dai sedimenti, fu anche possibile decifrare parte delle iscrizioni: il sole veniva nominato parecchie volte, così come l’eclittica, mentre un ampio riferimento veniva fatto al ciclo delle eclissi di 223 mesi lunari, ma c’è di più: nel 1972, il meccanismo di Antikythera fu sottoposto all’esame dei raggi X (risulta, infatti, tuttora inglobato per una parte in una massa di calcare che non può essere rimossa senza danneggiare l’oggetto) e dei raggi gamma che rivelarono molti particolari del funzionamento e della costruzione del congegno, che, a quanto pare, era costruito con un’asse centrale che girando su se stesso faceva funzionare un sistema di alberi e di ingranaggi che davano movimento alle lancette che occupavano una serie di quadranti di cui, quello anteriore, mostra chiaramente il moto del sole nello zodiaco e il sorgere e il tramontare di stelle e costellazioni importanti, mentre quelli posteriori, più rovinati, riguardano i pianeti e i fenomeni lunari. All’interno, il meccanismo risultava composto da almeno trenta ingranaggi, tutti di bronzo, e probabilmente tagliati da un unico pezzo di metallo. Tutto ciò risulta essere motivo di grande stupore per tutti gli studiosi che si sono occupati del meccanismo di Antikythera, prima di esso, infatti, quel che si sapeva della tecnologia ellenica escludeva la possibilità che intorno al 65-70 a.C. si potesse già fabbricare uno strumento di tale sorta, con una caratteristica meccanica spettacolare basata su una piattaforma girevole differenziale che si sarebbe soltanto rivista nell’Europa del 1500.
Gli studi inaugurati dalla scoperta del favoloso meccanismo di Antikythera dimostrano l’esistenza in Grecia di una tradizione di alta tecnologia già prima dell’avvento di Cristo. Del resto, lo stesso Archimede progettò e realizzò strumenti da lavoro e di guerra basati sull’uso sapiente degli ingranaggi, mentre Ipparco, il più grande astronomo dell’antichità, che visse nel II secolo a.C. raggiunse il successo servendosi di stumenti davvero sofisticati per la sua epoca, come per esempio la “diottra”, uno strumento che serve a determinare una visuale con un meccanismo a ingranaggi.
La storia riserva sempre delle sorprese, caro lettore! E non potremo mai abituarci troppo…
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