Paul McCartney è morto: l'enigma del bassista dei Beatles diventato leggenda
E se ci fosse qualcosa di più complicato della PID negli indizi disseminati dai Beatles nelle loro opere?
Nulla è più ingannevole dell’ovvio. Questa massima di Sherlock Holmes, celebre detective creato dalla fantasia di Sir Arthur Conan Doyle, ha tanto a che fare con ciò che stiamo per raccontare. Una storia misteriosa che riguarda Paul McCartney, il bassista "bello" dei Beatles, una band di quattro artisti cristallizzati da decenni in un’intoccabile aura di mito che ci rivela soltanto un lato della loro esistenza.
Ma se raschiamo un po’ la superficie, cominciamo a trovare una verità inaspettata, qualcosa che è sempre stato sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha visto: qualcosa che abbiamo ignorato per più di quarant’anni soltanto per suggestione collettiva. Perché tutto era talmente ovvio che ha ingannato il nostro spirito critico.
La leggenda metropolitana PID (Paul is Dead): le origini
In una Liverpool degli anni Sessanta nasce un gruppo rock - i Beatles - destinato a diventare leggenda e segnare un’epoca nella musica, nella moda e nel costume, facendo impazzire i giovani di tutto il mondo, scatenando un fenomeno sociologico e di antropologia culturale mai visto prima: la Beatlesmania.
Attorno ai favolosi quattro aleggia un’aura di mistero che alimenta leggenda metropolitana che ancora oggi fanno schierare i fan. La più famosa e intrigante è la teoria PID, acronimo di Paul Is Dead, secondo cui Paul McCartney, il celebre bassista della band, sarebbe morto nel 1966 e sostituito da un sosia, che ne vestirebbe i panni ancora oggi.
Il 12 ottobre 1969, Russ Gibb, disc jockey in un’emittente di Detroit, raccontò che la sera precedente aveva ricevuto una telefonata da un personaggio, Tom o Fred, secondo le versioni, che gli aveva rivelato un clamoroso segreto: Paul McCartney era morto in un incidente stradale tre anni prima, il 9 novembre del ’66.
Il poveretto era uscito dalla sala prove alterato dopo una discussione con gli altri membri del gruppo e, sulla strada verso casa, aveva caricato un’autostoppista di nome Rita. La ragazza, senza accorgersi di chi fosse realmente il ragazzo alla guida, gli aveva raccontato i suoi problemi, ma una volta capito che si trattava del cantante dei Beatles, aveva preso ad agitarsi, tanto da distrarre Paul, che perse il controllo dell’auto e andò a urtare violentemente contro un camion, rimanendo decapitato. Rita scomparve dal luogo dell’incidente e la polizia fece sparire il corpo in tutta fretta.
I Beatles rimasti, su proposta del loro agente Brian Epstein, accettarono di non rendere pubblica la notizia della tragedia per evitare una catena di suicidi tra i fans. Fu così indetto un concorso per sosia per trovare il sostituto di Paul: si trattava di un poliziotto canadese, Billy Shepherd.
Per renderlo maggiormente somigliante a Paul, il sostituto si sottopose a numerosi interventi di chirurgia plastica e gli fu insegnato a cantare come lui e suonare con la sinistra, giacché il bassista era mancino.
Nei tre anni successivi, i Beatles, per abituare gradualmente i fans a quanto accaduto, "seminarono" indizi che suggerivano che Paul era morto.
Fin qui la leggenda.
Dalla trasmissione di Russ Gibb iniziò una selvaggia caccia all’indizio in cui i fans, presi da un panico che rasentava l’isteria collettiva, si misero a cercare qualsiasi elemento in cui potesse ravvisarsi un indizio della morte del loro beniamino. Ne trovarono tanti e ovunque, veri o fittizi, semplici o complessi, innocui o macabri.
Ma ce n’era ragione?
Paul McCartney ha semplicemente detto di non essere morto e i più si sono placati, ma, di fatto, c’è che dal ’66 non sembra più lo stesso, o almeno non sempre. Il fisico, la voce e perfino il carattere sembrano cambiati.
Paul McCartney è morto? Il parere degli esperti
Nei quarant’anni successivi ci si è divisi tra chi crede alla morte di Paul McCartney e alla sua sostituzione e chi pensa, invece, che al cantante non sia successo nulla, ma tutto sia stato una geniale mossa pubblicitaria dei Beatles per rinfocolare le vendite dei loro dischi.
Ma gli indizi ci sono, da Sgt. Pepper and the Lonely Hearts Club Band a Abbey Road, sono presenti elementi che fanno pensare che qualcosa sia successo nella band. I Beatles hanno lasciato i loro clues nei testi delle canzoni, nelle copertine dei dischi, nelle fotografie e registrando messaggi che potevano essere percepiti solo mandando i dischi al contrario.
Eppure, nessuno degli indizi è risolutivo e ciò spinge a continuare la ricerca.
Fino al 2007, quando due esperti, Gabriella Carlesi, medico legale, e Francesco Gavazzeni, perito informatico, decidono di confrontarsi con la leggenda più famosa del secolo scorso e lo fanno con gli strumenti che usano tutti i giorni nella loro attività investigativa.
Il loro spirito critico, tuttavia, si spegne davanti ai risultati degli esami: dai confronti fatti tra le fotografie di McCartney prima del ’66 e dopo il ’66, gli studiosi trovano delle differenze nella conformazione del cranio, della dentatura, della mandibola e del padiglione auricolare, che fanno seriamente dubitare che si tratti della stessa persona.
E adesso? Beh, la scienza ci dice che si tratta di due persone diverse, ma non ci dice di certo che una delle due è morta.
Seguendo Mr. Apollo: e se invece Paul McCartney si fosse solo preso una pausa?
E se invece Paul McCartney fosse stato sostituito nel ’66 da un ragazzo molto somigliante, non necessariamente un poliziotto canadese, ma avesse ripreso il suo posto appena qualche anno dopo, dividendo poi la scena col suo sostituto per i successivi decenni?
A chi ritiene che ci si sarebbe accorti della differenza tra i due, ricordo che nel 1915, Charlie Chaplin partecipò a un concorso per sosia di se stesso, all’insaputa della giuria, e arrivò solo terzo. Tanto basta.
Tra il 2003 e il 2008, in due forum in lingua inglese di argomento PID (The King Is Naked e Nothing is Real), compare un personaggio che, fin dall’inizio, sembra avere informazioni di prima mano. Si firma Apollo C. Vermouth e racconta una parte della storia dei Beatles. La rivela per indizi, come a suo tempo avevano fatto loro.
Solo nel 2008 si scopre che Mr. Apollo era in realtà Neil Aspinall, collaboratore dei Beatles per tutta la durata della loro carriera e poi dirigente della Apple. Aspinall aveva scoperto di essere gravemente malato e di non avere troppo tempo a disposizione così, aveva deciso di provare a condurre qualcuno sulla "retta via".
Ciò che si deduce dagli indizi lasciati da Mr. Apollo è che a un certo punto, Paul McCartney decide di allontanarsi dai Beatles "per una breve vacanza", diciamo così. Questa si prolunga e diventa necessario trovare qualcuno che sostituisca il bassista in pianta stabile.
Così, viene portata a termine la sostituzione con William Campbell (nome altrettanto fittizio, probabilmente) e funziona: nessuno si rende conto di nulla, sebbene i Beatles decidano di "raccontare" tutto attraverso gli indizi lasciati nelle copertine, nelle canzoni e via così. Mr. Apollo afferma, poi, che dopo qualche anno, McCartney rivuole il suo posto nella band, ma a questo punto l’intero entourage è stanco e sta mettendo fine allo spettacolo, così il secondo scambio non si realizza.
Il gruppo si scioglie e finisce lo show, anzi, ne inizia uno nuovo: McCartney, capito che nessuno avrebbe notato che c’erano in giro due Paul, continua il sodalizio con il suo sostituto.
Pensate che la storia finisca qui?
E invece ne inizia un’altra. William fa, per i successivi quarant’anni, ciò che ha imparato meglio stando nei Beatles: lasciare indizi nelle canzoni. Vuole raccontare la sua storia e lo fa attraverso i messaggi nei testi, le frasi dubbie nelle interviste, le fotografie, gli anagrammi...
Il mistero su Paul McCartney: il libro
L’intera storia dei Beatles, rivisitata con una buona dose di buon senso, è il tema del mio libro di recente uscita dal titolo Seguendo Mr. Apollo, edito da Youcanprint. Il saggio nasce dall’esigenza di raccontare i risultati di due anni di ricerche sul tema della sostituzione di Paul McCartney.
Ciò che ne viene fuori è un resoconto logico e coerente di ciò che verosimilmente può essere accaduto ai quattro di Liverpool e all’uomo che rinunciò alla sua vita per vestire i panni del cantante famoso.
Fonti:
Consuelo Portoghese, Seguendo Mr. Apollo, Youcanprint, 2012.
Glauco cartocci, Il caso del doppio Beatles, Robin Ed. 2005.
F. Andriola, A. Gigante, Il Codice McCartney, Rizzoli, 2011.
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