Libri > Recensioni > Il villaggio nero. Racconti fantastici, di Stefan Grabinski, edito da Edizioni Hypnos nel 2012 al prezzo di 21,90 euro. Leggi la trama.
Il Villaggio Nero dello scrittore polacco Stefan Grabinski (1887-1936) - pubblicato dalle Edizioni Hypnos - rende finalmente disponibile per il mercato italiano un grande della letteratura horror. Definito dal critico Karol Irzykowski il "Poe polacco", Grabinski è un autore modernissimo e indubbiamente uno dei grandi del fantastico europeo.
Nei suoi racconti emerge l’influenza delle innovative scoperte scientifiche di Einstein che hanno ridimensionato il ruolo dell’uomo nell’universo. Un’altra fonte di ispirazione è costituita dalla psicanalisi, una disciplina che ha portato alla luce i fantasmi che si annidano nell’inconscio. Da questo punto di vista Grabinski può essere paragonato ai contemporanei H.P.Lovecraft e William Hope Hodgson, scrittori che stavano svecchiando la letteratura gotica con una nuova mitologia delirante.
Ma l’universo di Grabinski è particolare: come ha ben scritto Chima Miéville nell’introduzione a questo volume "ci troviamo di fronte a uno scrittore per il quale l’orrore soprannaturale si manifesta proprio nella modernità - nell’elettricità, nelle caserme dei pompieri, nei treni: il perturbante quale cattiva coscienza dell’oggi".
I demoni e i fantasmi di cui parla Grabinski hanno poco in comune con il pantheon "lovecraftiano" ma appartengono a un’altra dimensione della realtà popolata da forze oscure e imperscrutabili. Il sogno e il mondo onirico hanno un ruolo predominante nella narrativa dello scrittore polacco come si può leggere in racconti come "Il villaggio nero" e "La stanza grigia".
"Il villaggio nero" narra di un uomo che "vede" in sogno un bizzarro villaggio dai colori neri popolato da curiosi e inquietanti personaggi: un’efficace esempio di come l’incubo si materializza nella realtà tangibile.
"La stanza grigia" è invece un piccolo capolavoro del fantastico: si tratta di una storia delirante in cui il protagonista affitta una camera in cui è rimasta la presenza maligna del precedente inquilino. "La stanza grigia" è un racconto "da manuale", dove i piani dell’universo onirico e della quotidianità si intersecano in maniera perfetta: il protagonista rivive in sogno tutti i gesti compiuti dal suo triste predecessore evitandone infine il gesto estremo del suicidio. Un vicenda che assomiglia molto a L’inquilino del terzo piano, noto film del 1976 del polacco Roman Polanski tratto dall’omonimo romanzo di Roland Topor (francese di origini polacche).
La ferrovia e i treni, visti come simbolo della modernità e "veicoli" di nuovi terrori e angosce per l’uomo, sono invece i protagonisti di ottimi racconti come "Il demone del movimento" e "L’engramma di Szatera".
Curiosa e malignamente evocativa è anche la "Storia del becchino", vicenda ambientata in Toscana nella cittadina immaginaria di Foscara dove il protagonista è il becchino Giovanni Tossati, scultore di monumenti funebri.
Uno dei racconti più noti di Grabinski compresi in questa raccolta è indubbiamente "L’area": la storia, surreale e metafisica, descrive la sorte di uno scrittore misantropo che si ritira a vivere in solitudine ai margini della società. Lo scrittore scoprirà come le sue fantasie si siano concretizzate in creature reali e assetate di sangue - sorta di vampiri dell’inconscio - che finiranno col perseguitarlo.
Il villaggio nero si avvale dell’introduzione, della traduzione e di una nota bio-bibliografica di Andrea Bonazzi, uno dei massimi esperti di narrativa fantastica in Italia e della presentazione di China Miéville. Grabinski, ammirato dal connazionale Stanislaw Lem - l’autore del romanzo capolavoro "Solaris" - e dallo scrittore americano "weird" Thomas Ligotti, merita assolutamente di essere riscoperto in Italia.
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