Libri > Recensioni > Opera Sei, di David Riva, edito da Edizioni XII nel 2010 al prezzo di 13,00 euro. Leggi la trama.
Mi son sempre andati a genio gli scrittori che non si occupano di un singolo genere letterario, ancor più se le storie che scrivono riescono a fondere argomenti di ampio respiro e atmosfere contrastanti.
È il caso di David Riva e del suo primo romanzo, Opera sei, edito da Edizioni XII nella collana Mezzanotte.
Chirurgia, psicologia, orrore e proprio un pizzico di fantascienza, qui concorrono a sviluppare un percorso che porta il lettore a porsi domande che non hanno risposte definitive: l’anima e il corpo hanno un legame inscindibile? Abbiamo il diritto di modificare il nostro corpo come desideriamo o esistono limiti che non devono essere nemmeno avvicinati?
È giusto che una persona, percependosi in un corpo sbagliato, debba soffrire semplicemente perché la società non gli permette di cambiare? Di essere quello che vuole?
Dubbi diventano nostri attraverso l’esperienza di personaggi ben caratterizzati e lo sviluppo della trama.
Lettura attiva, quindi, che rimane agile anche nei momenti introspettivi, utili a veicolare gli stati d’animo e gli obiettivi dei principali protagonisti della storia. Ovvio che ne guadagna anche la loro tridimensionalità.
Passaggi più tecnici – come gli interventi chirurgici – ci portano invece in una dimensione confinante con il transumanesimo. Quest’ultimo è un movimento che prevede, crede e spinge verso la fusione tra la tecnologia e l’essere umano, dove la prima è da intendersi come l’insieme di tutte le applicazioni, i supporti e le tecniche utili al miglioramento del secondo: curarsi attraverso l’uso di nanobot rilasciati nella circolazione sanguigna; monitorare il proprio stato fisico (e psichico) attraverso innesti sottocutanei; sostituire arti usurati e danneggiati in modo irreparabile con altri biomeccanici; rimanere ibernati grazie alla crioconservazione, in attesa che la scienza trovi cure adeguate per le malattie che ci affliggono…
In tutto ciò, dunque, possiamo infilarci anche la drastica modifica del corpo per un’esigenza dell’animo? Non è anche questo un miglioramento? Soggettivo, certo, percepibile solo da chi lo subisce… e per questo, forse, con un valore maggiore.
Perché se è vero che il nostro spirito è portato a spasso da un contenitore di carne, è fuor di dubbio che viviamo meglio se là dentro ci sentiamo a nostro agio, a prescindere da quello che “detta” la società e da quelli che potremmo definire “limiti accettabili”.
Ma la modifica del corpo umano può essere considerata arte?
Non sono in pochi quelli che la attuano a questo proposito, anche se spesso si scontrano con persone sprovviste della chiave per comprendere il linguaggio artistico trasmesso. Tuttavia, ciò accade sovente, anche se si osserva un quadro senza le conoscenze adeguate per comprenderne gli aspetti meno superficiali e ovvi.
C’è chi crede, in qualche caso a ragione, che la body art sia solo una esternazione fisica – e sul fisico – di un sentimento così preciso e intimo da non poter essere espresso in altro modo.
Voi cosa ne pensate?
Il romanzo Opera sei non si pone l’obiettivo di dare risposte, ma di sicuro mostra punti di vista interessanti. Come lo è, d'altronde, la scelta di una struttura narrativa non lineare a supporto di una trama ben sviluppata e originale.
Passato e presente si intrecciano, gettando lunghe ombre sul futuro di protagonisti e antagonisti. E, benché la storia non sia esplosiva – fast and fourios, ama dire qualcuno – non mancano momenti adrenalinici e intensi. Per esempio il diario di Ester: uno squarcio "psico-temporale" che approfondisce motivazioni ed emozioni, oltre a dare ordine a eventi che hanno un peso specifico importante nell'economia dei fatti.
Come accennato sopra, l'autore ha saputo dare equilibrio alla sua scrittura, fondendo precisione, eleganza e tecnica in uno stile godibile da tutti. Cosa per niente facile e scontata quando ci si allontana dal racconto per raggiungere l'agognata meta del primo romanzo.
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