Libri > Recensioni > Sopravvissuti, di Matteo Cortini, Leonardo Moretti, edito da Asengard Edizioni nel 2010 al prezzo di 14,50 euro. Leggi la trama.
Nel mondo anglosassone sono molto frequenti le novelization, ossia i romanzi tratti da film, telefilm, videogiochi o giochi di ruolo, non di rado con buoni esiti. In Italia invece operazioni del genere sono molto più rare e solitamente guardate con diffidenza.
E' quindi da salutare con entusiasmo la pubblicazione della prima (che io sappia) novelization di un gioco di ruolo italiano, il pluripremiato Sine Requie, i cui autori Matteo Cortini e Leonardo Moretti hanno scritto personalmente anche Sopravvissuti.
Pubblicato nel 2003, Sine Requie è un gioco di ruolo horror molto originale, che si basa su un'ambientazione ucronica: durante lo sbarco in Normandia nel 1944 i Morti hanno cominciato a risorgere come zombi affamati di carne umana. La Seconda Guerra Mondiale si è così interrotta, lasciando il posto a una guerra più globale e terribile: quella tra vivi e morti. Mentre le democrazie precipitavano nel caos, le dittature hanno resistito meglio all’emergenza, diventando ancora più spietate e totalitarie.
La Germania, autoproclamatasi vincitrice del conflitto, ha fondato il IV Reich, nei cui laboratori si praticano folli esperimenti d’ingegneria genetica. L'Unione Sovietica si è dissolta in una rete di megalopoli controllate da Z.A.R., un computer intelligente che ha schiavizzato nelle sue fabbriche gli esseri umani, soppiantati dalle biomacchine. In Italia, crollato il fascismo, è sorto il Sanctum Imperium, una teocrazia medievale su cui regna Papa Leone XIV e che è controllata da Santa Inquisizione e cavalieri templari.
Nel resto dell’Europa, in cui i Morti hanno avuto la meglio e le strutture statali si sono dissolte, pochi sopravvissuti devono lottare giorno dopo giorno contro gli zombi e altre creature mostruose, che danno loro instancabilmente la caccia. Siamo nelle cosiddette Terre Perdute ed è proprio qui, in una landa della Francia vicina al confine con la Germania, che si aggirano sperduti ma determinati i protagonisti di Sopravvissuti.
Dodici lunghi anni dopo il Giorno del Giudizio, un esile gruppo di quattro disperati, capeggiato dallo sfigurato commando inglese Teschio e composto inoltre dall’anonimo narratore, un nazista disertore di cui tutti hanno dimenticato il nome, da Santiago, uno spagnolo con tendenze psicopatiche, e da Florence, una ragazza che sogna ancora un mondo migliore e cerca di recuperare i libri necessari per ricostruirlo.
Con poche munizioni e ancor meno cibo e medicine, i nostri eroi cercano un rifugio sicuro in cui ripararsi dalle minacce dei Morti e soprattutto degli altri umani sopravvissuti, ancora più temibili degli zombi, che si tratti di maniaci isolati oppure di predoni organizzati.
Sopravvissuti si rivela essere un buon romanzo horror, scritto bene e molto avvincente, godibile anche per chi, come il sottoscritto, non ha mai giocato a Sine Requie. Un buon libro quindi, che si legge tutto d’un fiato e con un pizzico di sana ironia, che stempera la tensione e la violenza, fino ad arrivare a un finale micidiale.
Ma il romanzo sarebbe potuto venire fuori anche meglio se, a mio parere, fosse stata fatta una scelta diversa. Mi spiego. Quando si scrive un’opera di genere non realistico (sf, fantasy o ucronie come in questo caso), la parte più difficile del lavoro è il cosiddetto "world-building", ossia la costruzione di un mondo immaginario coerente e con regole inderogabili, di cui solo una minima parte (quella indispensabile ai fini della narrazione, pena l’infodump) sarà poi raccontata al lettore, ma che lo scrittore deve conoscere per filo e per segno. Ci sono esempi famosi di scrittori come J.R.R. Tolkien o Frank Herbert, che lavorarono per decenni sul world-building delle proprie saghe.
Bene, in questo caso il lavoro era già bello e pronto. Gli autori avevano già creato una realtà alternativa molto intrigante e articolata, come sopra accennato. Perché, quindi, non sfruttarlo di più?
Sarebbe stato meglio creare tre o quattro sottotrame correlate, ambientate in luoghi molto diversi e lontani tra loro come il IV Reich, il Sanctum Imperium, le città sovietiche o l’Egitto comandato dal risorto faraone Ramesse III. La narrazione sarebbe così risultata molto più varia e meno lineare, immergendo appieno il lettore nell’universo di Sine Requie ed evitando il rischio che talvolta la storia assomigli alla sessione di un gioco di ruolo o ai livelli di un videogioco (rischio, comunque e ciò nonostante, quasi sempre evitato).
Si è optato, invece, per un'introduzione soft al gioco di ruolo, ambientando la storia nello scenario probabilmente meno suggestivo tra i tanti del suo mondo, con il risultato che i primi capitoli sono a metà tra Salvate il Soldato Ryan di Steven Spielberg e Zombi di George A. Romero, quando si poteva sfruttare di più tutto il potenziale dieselpunk e weird del gioco originale.
Gli autori hanno fatto dunque una scelta meno rischiosa e di più facile realizzazione, ma che lascia con un pizzico di amaro in bocca per tutte le potenzialità non sfruttate. A questo punto sarebbe auspicabile e piacevole vedere Cortini e Moretti alle prese con un sequel di Sopravvissuti che spazi a 360° nel meraviglioso mondo di Sine Requie.
Ancora una volta, comunque, la casa editrice Asengard si dimostra una delle più interessanti case editrici italiane del momento in materia di fantasy e horror, considerata anche la loro originale collana Wyrd, dedicata al new weird e allo steampunk italiano, di cui sicuramente parleremo prossimamente.
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