Libri > Recensioni > Ad occhi aperti, di Antonio Cristoforo Rendola, edito da Il Filo nel 2006 al prezzo di 18.00 euro. Leggi la trama.
Questa di Antonio Cristoforo Rendola è la sua prima pubblicazione, un’antologia di diciannove racconti per oltre trecento pagine. Capirete quindi che ci troviamo davanti a racconti medio lunghi, salvo qualche eccezione. Che dire di questo libro? In primis devo ammettere che le ghost-story non sono proprio il mio genere preferito di lettura, di conseguenza non potrò farvi paragoni e/o citazioni varie con autori precedenti a questa opera. Questo non vuol dire che non abbia mai letto nulla in merito, ma si è trattato comunque di poca cosa, e per questo motivo cercherò di lasciarvi un giudizio basato più sulla scrittura del nostro autore.
Senza andare nello specifico racconto per racconto, la prima cosa che balza all’occhio è la diversità tra le storie, sia nei temi trattati, sia nella tecnica narrativa. Abbiamo racconti in terza persona onnisciente, racconti in prima persona, e anche racconti in forma epistolare, questo a mostrare l’elasticità di Rendola, che riesce a essere convincente in tutti i casi.
Tutte le storie qui presenti fanno capo a fatti o leggende reali, possiamo infatti notare che il tempo in cui si svolgono o le leggende a cui fanno capo sono radicate negli anni passati e non proprio ai nostri giorni. Anche il lessico utilizzato non è esattamente moderno, il che aiuta sì il lettore forte ad ambientarsi immediatamente nel contesto della vicenda, ma nello stesso tempo può divenire un ostacolo per un lettore in cerca di più semplici storielle di fantasmi. Ebbene qui di banale non c’è nulla, tutto è collocato dove deve essere collocato e niente è così semplice come potrebbe sembrare. Rendola è si un’esordiente come scrittore, ma è pur sempre sessantenne non privo d’esperienza, e il suo stile è in parte influenzato dalle sue esperienze teatrali, cosa che lo aiuta certamente nei dialoghi. Riesce a descrivere con cura ogni dettaglio, ogni ambientazione e non si tira indietro nemmeno quando c’è da argomentare, il che fa capire quanto la sappia lunga e quanto si sia documentato sull’argomento. Se proprio devo fare una citazione, un paragone, andrei a pescare uno dei pochi libri di fantasmi da me letti, La casa d’inferno di Richard Matheson. Non voglio certo paragonare Rendola al maestro Richard, ma a tratti, devo essere sincero, m’è parso di trovare le stesse atmosfere del romanzo.
Cosa non funziona in questo libro? Forse il linguaggio troppo poco moderno, certamente tutte quelle pagine in cui l’autore va ad argomentare - possono starcene alcune - rischiano di far perdere al lettore il filo della narrazione.
Questo libro va letto? Se siete appassionati di ghost-story ve lo consiglio, diciamo che riesce a ritagliarsi il suo piccolo spazio. Se siete aspiranti scrittori, ancora ve lo consiglio, perché può essere utile per farsi un’idea di come debbano essere affrontate le ghost-story.
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