Libri > Recensioni > Cuori di nebbia, di Licia Giaquinto, edito da Dario Flaccovio Editore nel 2007 al prezzo di 13.00 euro. Leggi la trama.
Sette personaggi per sette storie da raccontare, tutte apparentemente slegate e agli antipodi tra loro, eppure allacciate da un nodo che verrà sciolto soltanto al termine di queste lunghe confessioni in prima persona.
Alcuni dei protagonisti provengono dal nord Italia, da un piccolo paesino di agricoltori lungo la via Emilia, e pertanto il loro linguaggio è quello sgrammaticato di una campagna che fa tanto c’era una volta – è un modo di parlare istintivo e spontaneo, che fa le linguacce all’operato di Dante e non se ne vergogna.
E Licia Giaquinto ci apre ai loro ricordi ingenui e semplici senza intervenire, mischiando parlato e scritto in continuazione. Frasi contorte e lunghissime, impreziosite dalla totale assenza di punteggiatura e di un minimo di struttura, dove convivono i ragionamenti più disparati e un umorismo innocente e a tratti irresistibile. Ma – attenzione – l’apparenza dubbiosa lascia presto il posto alla meraviglia, quando, addentrandosi in questo turbine disordinato di pensieri (che abbraccia amori, tradimenti, lavori, sogni, prostitute, voyeur, cibo, droga, sesso, cadaveri e ossessioni di tutti i generi), si vive e si percepisce il vero essere di persone di mezze età ignoranti ma semplici, che guardano alla tecnologia e alla novità ancora con stupore bambinesco.
Gli altri personaggi provengono da varie parti dell’Italia e del mondo, e il loro racconto si fa più colto e raffinato. L’autrice è però attenta e vigile, per far sì che la parole che scrivono la storia siano sempre quelle giuste e che i vari modi di parlare dei protagonisti non travalichino mai le barriere che vengono loro imposte. Ognuno di essi, infatti, sarà facilmente riconoscibile proprio per lo stile narrativo che lo contraddistingue – fattore che rende la lettura sempre varia e imprevedibile.
Ma ciò che più colpisce di Cuori di nebbia è il bagaglio di scheletri nell’armadio di cui fanno sfoggio – ora vergognandosi, ora no – i sette protagonisti. Tutti sono caratterizzati con precisione chirurgica, e le loro personalità sembrano così perfette e pure che quando subentrano i colpi allo stomaco e gli innumerevoli voltafaccia, il lettore ne rimane tramortito. Chi scrive più volte, durante la lettura, è rimasto di stucco nel leggere di questo o quel cambiamento di posizioni che, per la naturalezza con cui viene raccontato, non può avere che l’effetto di un calcio nei denti. C’è un intero cimitero di rancore e cattiveria, sepolto sotto l’impressione benevola che possono dare le prime pagine.
Di fronte a tanto incanto narrativo, però, si può storcere il naso per una conclusione che appare sbrigativa, soprattutto se comparata con il complicato intreccio di eventi che ospita. Succedono troppe cose in troppe poche pagine e si ha il rimpianto per un punto d’arrivo che poteva essere bellissimo, ma che invece si rivela soltanto piacevole.
Si tratta di un piccolo neo, una leggera increspatura che dispiace vedere presente, certo, ma che nulla toglie a un’esperienza di lettura davvero consigliata.
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