Libri > Recensioni > New moon, di Stephenie Meyer, edito da Lain nel 2007 al prezzo di 17.80 euro. Leggi la trama.
New Moon è il secondo romanzo di Stephenie Meyer incentrato sulle figure di Edward e Bella. Twilight, il primo episodio della serie, dopo aver riscosso un ottimo successo negli USA, in Germania e in Spagna, ha preparato il terreno a questo romanzo che riprende la storia di due personaggi piuttosto singolari: un vampiro e una ragazza capace di attirare su di sé più imprevisti di quanti la ragione possa contemplarne.
Non è mai facile recensire il seguito di una saga, soprattutto quando dalle tue parti (leggi: Italia) la prima parte è passata quasi inosservata, ma fin dalle prime pagine del romanzo si rimane piacevolmente colpiti dall’atmosfera morbida di questo horror molto particolare.
Potenzialità. Questa è la parola che ho pensato dopo una decina di pagine. Potenzialità. Un lettore lo percepisce quando un romanzo può giocarsela alla grande. Sia per lo stile di scrittura, sia per il modo di tratteggiare una figura ampiamente scomoda per gli scrittori moderni: il vampiro. Troppo facile cadere negli stereotipi, troppo semplice risultare banali. Ai più accade così. La bravura dell’autrice è stata proprio la capacità di non allontanarsi da quello che per tutti è il classico vampiro e inserirlo in un contesto moderno anche se forse troppo adolescenziale.
E i richiami alla storia precedente (quella narrata in Twilight) sono dosati così bene da non far pensare di leggere un seguito, bensì di assaporare un passato accennato, che fa spessore, dà il giusto contorno a ogni storia. Poi accade qualcosa e la vicenda, come se a questo punto risentisse del fatto di essere un seguito, si arena come nel fango, affondando e smarrendo quello che di buono aveva messo da parte: ritmo, fascino, prospettive…
La parte centrale del romanzo serve indubbiamente a preparare il finale, a creare contrasti emotivi e ad alimentare un senso d’attesa, ma è troppo lenta e lunga, come se a un certo punto l’autrice avesse sentito la necessità di riempire pagine senza il supporto di una vera e propria idea, di una trama abbastanza corposa per reggere almeno duecento cartelle piuttosto deboli. Inoltre, quando il romanzo è pronto per decollare verso il finale, il lettore si aspetta che tutta la pazienza venga ampiamente ripagata. Adesso viene il bello, pensa. Adesso tutto trova un senso… Ma quel momento non giunge. La storia vive un finale certo più vispo della parte centrale, ma viste le aspettative un po’ d’amaro in bocca rimane. I contrasti ci sono, ma forse all’autrice è mancato il coraggio di osare, di capovolgere completamente una storia che dall’inizio suggeriva qualche soluzione e che mai si è smentita. Il lettore ama vedere premiato il suo intuito, ma allo stesso modo ama la sorpresa, lo shock, ama essere stordito, emozionato, irritato anche. Quando non avviene, può accadere che il romanzo scivoli pure via, piuttosto lievemente, con un retrogusto piacevole, ma non è detto che ci segni a fondo.
Questo libro di Sthepenie Meyer è stato un romanzo di compagnia, anche se deludente a tratti. Un horror lieve, sentimentale, per lettori romantici e sognatori. Non per emozioni forti. Un libro che ogni tanto ti fa anche pensare di leggerne il seguito (Eclipse e Breaking Dawn entrambi di prossima pubblicazione in Italia), ma che effettivamente dimenticherai in uno scaffale seminascosto, senza andare oltre.
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