Libri > Recensioni > Incubi. Nuovo horror italiano, di Autori Vari, edito da Baldini Castoldi Dalai nel 2007 al prezzo di 17.50 euro. Leggi la trama.
In copertina lampeggia così tanta pretenziosità che si è tentati di credere a quello che si legge: Incubi – Nuovo horror italiano.
Poi individui i nomi dei tormenti letterari, e scopri che mancano all’appello Eraldo Baldini, Danilo Arona, la Teodorani, e che sì, c’è il Nerozzi, la Palazzolo e Sclavi, ma gli altri sono tutti immigrati clandestini che quel nuovo horror italiano non sanno neanche cosa significhi.
Eppure acquisti l’antologia lo stesso, e solo dopo ti accorgi che già dall’audacia del titolo non si preannuncia niente di buono, men che meno dalla rapina monetaria, 17,50 € e si son anche dimenticati di metterci la copertina rigida.
Poi ti metti sotto con la lettura e, nell’assaporare chissà quali prelibatezze sanguinarie, sbatti contro la prefazione del curatore Raul Montanari e ti viene il latte alle ginocchia. Cerchi di non pensarci, ma mentre leggi per l’ennesima volta della nascita dell’horror su carta, della Shelley e di Polidori e di quella maledetta settimana piovosa che ti fa arrabbiare perché a questo punto era quasi meglio se ci fosse stato il sole e fossero tutti usciti a giocare con l’aquilone, ti rendi conto che si tratta delle solite parole vuote con cui dice che gli autori presenti nell’antologia sono tutti eroi della scrittura, e soprattutto dell’horror, anche se è una parola sconosciuta nel loro vocabolario.
Finalmente finisce, e ti riprendi, esausto. Fortuna che a rompere il ghiaccio tocca alla Barbato, e tiri un sospiro di sollievo, perché sai che con i thriller fumettistici su Dylan Dog non se la cava tanto male.
E invece va a misericordiare la paura in prima persona da The Blair witch project mischiandola con orrori campagnoli che sì, sanno inquietare, ma quell’influsso cinematografico è così ignobile che ti vien già voglia di chiudere il libro.
Dici, dài, con Biondillo andrà meglio, anche se (nonostante i suoi tre romanzi scritti) non lo hai mai sentito nominare. Ma quello si va a perdere in un intreccio con così tanti personaggi che fai confusione dopo due righe, e quando arriva un balzo narrativo che ti attizza, tutto si risolve con l’escamotage più subdolo della storia novellistica. E continui a chiederti chi sia questo scrittore...
Più che mai in panne, ritrovi un po’ di slancio emotivo con Vertigine nera, di Mauro Boselli (glorioso sceneggiatore di Tex e papà di Dampyr), al primo tentativo su carta senza immagini, che spazza via la concorrenza degli altri partecipanti con grinta da vendere, suggestioni visive da lodare, atmosfera a palate, personaggi solidi e anche ironici, e un finale da brividi.
Però Carraro ti fa tornare voglia di ravvivare il fuoco, se non fosse che è estate e allora ti trattieni, perché il suo La nonna morta puzza di sterilità compositiva che allibisce, e nemmeno il disgusto che fuoriesce da quattro parole messe in croce può risollevare una scrittura immobile e un finale osceno.
Tocca quindi a Curtoni, che lui un pezzo di storia l’ha fatta, ma sul versante fantascientifico. Ti chiedi che c’entri, ma poi capisci che importa davvero poco, perché qui almeno si respirano grandi immagini narrative e metafore ricercate, sullo sfondo di una trama fantahorror non troppo seria ma curiosa, e per certi versi irresistibile.
Se non ci fosse di mezzo Fois con la sua baracconata di sceneggiatura (il punto più basso dell’antologia, perché veramente qui ti dici “eh sì, io scrivo cento volte meglio”), noiosa e irritante, si potrebbe dire che va tutto a gonfie vele.
Gianluca Morozzi regala infatti un grande esempio di horror demoniaco, con una spinta finale che ti sconquassa lo stomaco, e il Nero (al secolo Gianfranco Nerozzi), subito dopo, dimostra chi sia il vero Re italiano, con una trama di sicuro poco originale, ma figlia di una scrittura così esemplare che non ti vengono altre parole per fargli i complimenti.
Addirittura due ottimi racconti di seguito devono essere sembrati davvero troppo al signor Montanari, che allora ci piazza lì l’insulto letterario di Aldo Nove, un delirio in prima persona illeggibile e sconclusionato.
Per fortuna che arriva la Palazzolo, a portare un po’ di ordine. Ammetto che questo è il mio primo scontro con la mamma di Mirta e dei Sopramorti, e ammetto anche che se non è stato amore a prima vista poco ci è mancato. La sua idea, forse un pochino derivativa, è però arricchita da suggestioni marine-mitologiche che fanno accapponare la pelle, e da un trittico di personaggi indovinati e caratterizzati con gusto, il tutto racchiuso in uno stile personalissimo, apparentemente semplice ma in realtà custode di grande spessore narrativo.
Poi solo il baratro. Pinketts va odiato con tutto il cuore, non ci sono mezzi termini: la sua allucinazione non-sense e volgarotta infastidisce a più non posso, e quando il tutto finisce sei così contento che non ti accorgi che arriva Sclavi, con un racconto vecchio come il cucco, piacevole da leggere, ma quasi insopportabile per leggerezza strutturale.
E infine chiude lo scempio la Vallorani, col suo carico di pesantezza emotiva, a tratti indigeribile.
E allora resti così, con quasi duecento pagine di immondizia tra le mani (diamo atto a Boselli, Curtoni, Morozzi, Nerozzi e la Palazzolo di aver scritto dei capolavori bonsai, da leggere assolutamente, in qualche maniera), chiedendoti come sia possibile che venga data più importanza al nome che alla qualità. Chiedendoti come sia possibile che in quest’antologia spicchino soltanto racconti bellissimi e sconcezze letterarie (anche se la bilancia pende verso le seconde), senza vie di mezzo. Chiedendoti come sia possibile che sia davvero questo il sottobosco di genere italiano.
Già, sei lì, inebetito di fronte al titolo che continua a brillare colpevolmente in copertina: Incubi – Nuovo horror italiano. Ti senti preso in giro.
Perché se ti dicono che questo è il nuovo horror italiano, allora noi, stupidi portabandiera dell’underground di genere, cosa siamo? Il punto è che su LaTelaNera.com e su Scheletri.com si possono leggere meraviglie, perle di freschezza, embrioni portatori del futuro del nostro genere preferito, che sono e saranno contenitori di parole assai migliori dei vari Fois, Nove, Pinketts, Biondillo. Anche senza le raccomandazioni di Montanari.
Andiamo fieri della nostra amatorialità. Perché siamo noi il nuovo horror italiano, o al massimo lo saremo molto presto. Alla faccia dei 17,50 € e dell’assenza di una copertina rigida che sia una.
|