Libri > Recensioni > I Diabolici, di Pierre Boileau, Thomas Narcejac, edito da Adelphi nel 2014 al prezzo di 16,00 euro. Leggi la trama.
I morti sono qui tra noi, invisibili, mescolati alla nostra vita, ancora presi dalle loro piccole incombenze quotidiane. Parlano con bocche d'ambra, scrivono con mani di fumo.
Pubblicato nel 1954 e dal titolo originale Les diaboliques (Celle qui n’était plus), I Diabolici è un romanzo degli autori francesi Pierre Boileau e Thomas Narcejac, scrittori di romanzi polizieschi, tra i quali anche La donna che visse due volte (dal quale Alfred Hitchcock trasse il film omonimo) e I Vedovi.
Ci fu anche la trasposizione cinematografica nel 1955, interpretata da Simone Signoret e Vera Clouzot, per la regia di Henri-Georges Clouzot.
ll romanzo è composto da una prefazione scritta dagli autori, undici capitoli e un epilogo.
Mi verrebbe da dire: "Attenti a quei due!"
Leggere un romanzo a distanza di oltre settant'anni dalla sua prima pubblicazione è davvero emozionante. Innanzitutto perché ti fa capire quanto la narrativa di un certo livello non tramonti mai, a dispetto dell'editoria fagocitante a cui siamo abituati da un ventennio, se non di più.
Un romanzo che ha la capacità, attraverso una trama semplice ma nel contempo davvero complessa, di incuriosire il lettore fino alle ultime pagine e di accompagnarlo in un percorso, attraverso i meandri della mente di un uomo e di una donna, spiazzante e contorto.
La nebbia che attutisce i suoni e le sensazioni, rendono ancor più misteriosa la scena impartita dai due abili scrittori, i quali riescono a rendere vittima un assassino. La capacità di Boileau e Narjeac è quella di mettere in scena una commedia nel dramma, una favola al contrario nella quale non vincono i buoni, ma neanche i cattivi.
Un uomo vittima esso stesso dell'apatia e soggiogato dal fascino di una donna, dalla quale si rende conto che non ne è conquistato fino in fondo. Egli stesso è solo nei suoi pensieri e totalmente inconscio della tela nella quale si sta invischiando senza conoscere i veri motivi. È solo noia?
Lui non si annoiava. Era molto peggio. Gli faceva male la vita. E ora sa che gli farà male per sempre.
Grazie a Pierre Boileau e Thomas Narcejac, scrive Francis Lacassin (sceneggiatore di molti Maigret televisivi e grande studioso di Simenon), «il romanzo poliziesco senza poliziotti è diventato una variante tragica del romanzo tout court».
La caratterizzazione dei personaggi femminili ricorda molto le attrici con gli abiti a ruota tipici degli anni '50 alla Doris Day per la classica mogliettina o l'ammaliante Joan Crawford, dallo sguardo spietato. Ma qui siamo in Francia e non ci si fa distrarre dalle fattezze delle protagoniste. Qui ci si concentra sulla storia.
Seppur dalle connotazioni violente come solo i grandi scrittori americani sanno creare, vi è quel sottofondo di noir dalle tinte malinconiche di Izzo, in cui scompare l'investigatore per lasciare spazio allo stesso protagonista. Un'indagine delirante dello stesso autore dell'omicidio, che per placare le voci della sua anima dannata, cerca di mettere a tacere i suoi sensi di colpa, giustificando l'atto commesso con uno presuntamente "incompiuto", visto che la donna "non c'è più".
Se non si trova il corpo, automaticamente significa che non è morto. In questo modo, Fernand Ravinel si trincera in un limbo di non colpevolezza e di auto-difesa.
La paranoia sembra la base della colonna portante del romanzo, da cui si dipanano le scene incalzanti della trama, ingannevoli anche per il lettore, il quale si troverà a domandarsi se, in fondo, abbia ragione l'assassino. Se, in fondo, quell'omicidio non è mai avvenuto e se il piano "diabolico" degli autori, sia proprio questo: farci cascare nella trappola ben congegnata.
Un romanzo che sarà il primo di una - spero - lunga serie di ripubblicazioni da parte di Adelphi. Perché è così che ci si conquista l'immortalità: attraverso una storia che non muore mai.
Un vero e proprio "coup de foudre".
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