Libri > Recensioni > Il Porto degli Spiriti, di John A. Lindqvist, edito da Marsilio nel 2010 al prezzo di 19 euro. Leggi la trama.
Non sono bastati che pochi anni di carriera letteraria, e John A. Lindqvist ha raccolto consensi unanimi di critica e pubblico, divenendo con soli due romanzi autore importante, se non fondamentale per la salvaguardia della narrativa di genere. E se dapprima si poteva pensare che Lindqvist potesse rientrare nel calderone della recente e tutt’altro che imprescindibile moda svedese, esplosa in Italia con i vari Stieg Larsson e figliocci vari come se gli autori scandinavi avessero iniziato a scrivere soltanto in questi anni, è facile riconoscere qualità, nelle sue dita, una qualità che l’ha portato a raccontare di vampiri e zombie con delicata innovazione, e che torna, con questo nuovissimo Il Porto degli Spiriti, per portare un respiro fresco e genuino all’archetipo del fantasma.
Naturalmente, non ci sono spettri convenzionali, su queste pagine, e la sinossi ingannatrice, là sopra, è poco più di un incipit a una storia molto complessa, ricca di personaggi ed eventi, spunti e quesiti, contorta nel suo dipanarsi tra vari punti di vista e flashback spazzanti, e lunga, molto lunga ma necessaria per raccontare la bizzarra, singolare storia di Anders in cerca della figlia scomparsa.
Tra mitologie marittime, culti innominabili, dimensioni parallele, possessioni pseudo-demoniache e strane, deformi creature che vivono nell’acqua, Lindqvist fornisce al lettore tonnellate di elementi che incuriosiscono per la stralunata disparità, elementi che poi collega lentamente, prendendosi tutto il tempo necessario per mezzo di un’elegante quanto semplice scrittura, di una scorrevolezza unica nel tratteggiare tanto i momenti più leggeri quanto quelli più pesanti e drammatici.
Non credo che il suo sia stile esemplare, a tratti la semplicità diventa eccessiva, le frasi si fanno troppo esili e in alcune occasioni ripetitive (ma forse incide anche una traduzione non perfetta), e sicuramente marcare certi passaggi avrebbe fortificato il romanzo intero (penso all’adrenalinico finale e a quel preciso momento in cui l’orrore dovrebbe esplodere e che invece Lindqvist liquida in due povere righe).
Abbiamo comunque a che fare con una pulizia espositiva spaventosa, che punta moltissimo sul realismo, una credibilità che più di una volta lascia basiti (la notte in cui Anders è terrorizzato sotto le coperte), e si resta piacevolmente turbati dalle immagini create e soprattutto inquietati da certe domande lasciate in sospeso (l’ultimo paragrafo è sublime e terrorizzante, una conclusione magistrale).
Romanzo di grande impatto, per certe soluzioni e svolte potrebbe ricordare lo Stephen King di una volta, Il Porto degli Spiriti è una storia soprannaturale ricca di fascino, ennesima conferma di una penna su cui puntare molto, se non tutto, per avere narrativa di genere di qualità nei prossimi anni.
Recensione originale apparsa il 22/06/2010 su Midian, il blog ufficiale di Simone Corà.
|