Libri > Recensioni > Frankenstein, o il Prometeo moderno, di Mary Shelley, edito da Giunti Editore nel 2007 al prezzo di 7,50 euro. Leggi la trama.
Un breve romanzo che racconta la storia di un uomo in lotta con se stesso, le proprie conoscenze e i nefasti risultati, l’arroganza che lo ha ingannato. Questo è Frankenstein, o il Prometeo moderno di Mary Shelley, qualcosa di molto diverso dalla tradizionale interpretazione cinematografica o televisiva.
Molti parlano di questa opera come del primo vero romanzo di fantascienza, in parte è vero ma si possono trovare altri riferimenti, di genere e culturali.
Leggendo il libro non può che evidenziarsi ai nostri occhi un profondo ambiente psicologico, continuamente corroborato dai pensieri e dai lunghi dialoghi tra Vittorio (Viktor) Frankenstein e la sua creatura, o meglio, il demone, così lo definisce Mary Shelley.
Che dire poi delle valenze antropologiche, molte pagine ci raccontano in dettaglio come il demone di Vittorio Frankenstein impari a conoscere l’uomo, il linguaggio, i sentimenti e le abitudini attraverso la semplice osservazione. Senza lo schermo della cultura, senza qualcosa che offra riferimenti sulla nostra natura e sul mondo circostante.
Nessun effetto speciale, sangue, splatter. Lasciamo al cinema questi archetipali simboli di Frankenstein. Mary Shelley usa solo la sottile lama della psicologia nel condurci attraverso le sue splendide pagine. Fa parlare il demone con anima colma di domande sulla propria esistenza, sul significato delle cose, pur nella suo aspetto mostruoso e deforme è una anticipazione dell’uomo moderno, sicuramente più vicino ai nostri giorni che al 1818, quando Mary Shelley trasformò in romanzo una precedente intuizione.
Ma continuando a leggere, o rileggendo, traspare perfettamente anche l’ambiente culturale dell’epoca, le novità e aspettative evocate dalle nuove scienze, le relazioni e interazioni di Mary Shelley stessa con intellettuali e ricercatori. Dal padre, lo scrittore e saggista William Godwin, al marito, il poeta Percy Shelley, per arrivare a molti amici che hanno tessuto momenti di vita comune, come Byron.
Questo terroir culturale traspare nell’opera, anche se il mostro, il moderno Prometeo di Mary Shelley è molto diverso dal Prometeo positivo, eroe solare dei poemi di Percy Shelley e della tradizione.
Vittorio Frankenstein racconta la sua storia su una nave tra i ghiacci, è sfinito dall’infernale inseguimento della sua creatura, che come un fantasma appare e scompare portando sempre morte. Non è ancora riuscito a raggiungerlo, a fermarlo. È nei suoi ultimi giorni di vita e ha perso anche la speranza, insieme a tutte le cose più care. Il suo racconto disegna tutte le linee della vicenda, dai primi esperimenti alla creazione del demone, dalla sua fuga dal laboratorio al lungo periodo di apprendimento tra le mani della natura, per poi conoscere l’uomo osservando di nascosto una famiglia e le sue dinamiche.
Avvincente la descrizione di Mary Shelley dei sentimenti e dei timori di una creatura che non conosce il freddo, il fuoco, il dolore. I suoni degli animali, così diversi dal linguaggio umano.
Il racconto di Vittorio Frankenstein ci porta poi tra la neve del Monte Bianco, il primo incontro con il demone che chiede al suo creatore una vita vera, una possibilità, una compagna. Le minacce, i ricatti, le morti conseguenti che segneranno a lutto tutta la famiglia Frankenstein. L’inseguimento per tutta Europa, per fermare la follia della solitudine del mostro, per pareggiare i conti con la propria coscienza.
Questo racconta Vittorio Frankenstein, alla fine del suo inutile viaggio, con il rimorso di avere appagato il proprio genio e le più alte conoscenze di scienza naturale. Animando così il suo più grande nemico.
Tralascio le ultime pagine e la conclusione del romanzo, che vale la pena di leggere fino all’ultima riga.
Cosa ci rimane? Il freddo della solitudine, della diversità che ognuno di noi a tratti ha provato, che in alcuni momenti può condividere con il demone di Frankenstein. Si finisce per vivere e sentire sulla pelle il ghiaccio, il vento tagliente, i posti immensi e desolati dove si conclude questa storia nera, che in realtà parla molto di uomini e poco di mostri.
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