Libri > Recensioni > La Brutta Estate, di Enrico Ruggeri, edito da Mondadori nel 2014 al prezzo di 15,00 euro. Leggi la trama.
Enrico Ruggeri è un artista a tutto tondo. Dopo trent’anni di palcoscenico, dalla musica alla conduzione televisiva, si è affermato anche come scrittore. Dopo un meritato successo con il romanzo Non si può morire la notte di Natale (2012, Baldini e Castoldi), con questo La brutta estate sceglie di raccontare una storia che definirei intimista, decidendo di entrare a gamba tesa negli appartamenti di un condominio. Nelle vite di famiglie ordinarie, comuni.
Tutte dettate dalla stessa necessità di riuscire ad arrivare a fine mese, permettersi due macchine, andare fuori a mangiare o concedersi il lusso di un week end da qualche parte. Famiglie che non riescono a ridimensionarsi.
Non potersi permettere qualcosa diventa il fallimento dell'esistenza.
Ma è soprattutto la storia di un uomo, Marco Taviani, arrivato all'epilogo del suo matrimonio, nel quale le parole sono ridotte al minimo per lasciare spazio a lunghi silenzi. Ci voleva un evento scioccante come la morte di una persona della sua famiglia per costringerlo a prendere decisioni importanti come mettere un punto alla sua vita e cominciare un nuovo capitolo.
In La brutta estate la caratterizzazione dei personaggi è lasciata in qualche modo ai margini, per dare respiro all'ambientazione: Milano da sempre ricca di contraddizioni, abbiente e generosa solo all'apparenza, mentre in realtà rispecchia la disperazione dei suoi abitanti.
Un mondo nel quale i negozi chiudono e al loro posto aprono banche, finanziarie, dove i “compro oro” sono i nuovi padroni dei quartieri, mentre la disperazione non è più appannaggio dei poveri, diventa compagna di vita di una scellerata borghesia, schiava dell'apparire e dell'ostentare.
Ruggeri punta il dito sulla incomunicabilità dei tempi moderni, con la quale ci si chiude tra quattro mura e non è l'uomo che si apre all'esterno, ma è causa ed effetto di entropia sociale. E non si interagisce, se non con se stessi. È tutto a portata di mano, nell'immobilità dell'apatia.
La cosa più interessante è la mente umana. Di solito è sempllice, quasi banale. Ma a volte succedono cose incomprensibili. La gente impazzisce molto più spesso di quello che pensiamo, magari per un solo minuto nella vita.
E noi dobbiamo occuparci di questo minuto, andando alla ricerca dei motivi misteriosi che determinano i gesti più folli.
La brutta estate è un romanzo privo di pathos, senza suspense o colpi di scena (tranne l'ultimo, spiazzante).
Al contrario, ricorda lo stile di Georges Simenon (che l'autore dice di apprezzare per il modo di far uscire allo scoperto i personaggi con eventi tragici come un omicidio), permeato di una velata malinconia nel constatare quanto la società si sia modificata, fagocitando sentimenti ed emblematica nella solitudine dell'esistenza.
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