Libri > Recensioni > Il premier, di Pedro Casals, edito da Alacrán Edizioni nel 2006 al prezzo di 14.80 euro. Leggi la trama.
Trovo sempre qualche difficoltà nel dover dare un giudizio a un libro appartenente a un genere che non riesce a entrarmi nella pelle, un genere col quale non riesco proprio a entrare in sintonia, ma è proproio questo il bello di alcune recensioni, sfide. Riuscire a trasmettere il valore di un libro staccandosi dal proprio gusto letterario.
Il premier non è un vero e proprio noir, ma più che altro una mediazione con il giallo e con il thriller, anche se devo ammettere che il romanzo non è propriamente carico di tensione. Per questo già mi risulta difficile racchiuderlo in un genere letterario ben definito. Ci sono elementi di uno e dell’altro genere, ma mancano i dettagli specifici che lo possono rendere ben definito.
Pedro Casals è nato a Barcellona, ma per anni ha vissuto negli Stati Uniti, esperienza che ha lasciato il segno nel suo stile narrativo. Appare quindi evidente la classica struttura del romanzo americano con intrighi politici e di potere, e a sostenere questa tesi c’è anche l’ambientazione. Una parte della trama si srotola infatti oltreoceano.
Il protagonista, l’avvocato “Lic” Salinas, è un personaggio fuori dalla norma. Forse per conoscerlo meglio avrei dovuto leggere le tre avventure precedenti, tuttavia credo che già questa basti per comprendere il suo pensiero, ma devo anche dire che essendo questa la sua quarta avventura, mi aspettavo di trovarmi di fronte a un personaggio assai più forte, più deciso, circondato da gregari forti. Mi è parso un po’ povero di idee e di caratteristiche rispetto ad altri “investigatori moderni". Forse il motivo lo si può trovare solo nella mente del lettore, ormai quasi saturo di figure simili a “Lic” Salinas da aspettarsi sempre di trovarne una migliore delle altre.
Diversamente da tanti suoi simili, Salinas non è il tipo di investigatore, se così si può chiamare, che va a cercare l’indizio. Sembra invece che gli eventi accadano e che lui si trovi lì non si sa bene se con o senza la coscienza del proprio percorso investigativo.
A differenza di tanti romanzi noir italiani, dove i luoghi soprattutto restano impressi nella memoria per come so descritti con passione, qui l’io narrante, una terza persona onnisciente, sembra raccontare la storia con troppo distacco. Pedro Casals dice di non vedere nulla di sé nella figura di Salinas, e che appunto la possibilità di creare personaggi totalmente differenti da se stesso è una delle cose belle della letteratura. Per molti può essere così, ma non per me. Questo è forse il principale motivo per cui ho visto tutto questo distacco, e certamente è il motivo principale per cui non sono stato in grado di immedesimarmi nel protagonista.
In Spagna libri di Pedro Casals sono dei best-sellers, ne deduco di conseguenza che probabilmente i lettori spagnoli sono parecchio differenti da quelli italiani, e certamente hanno contribuito la diversità politica e storica del paese. Forse sono io che sono un lettore anomalo, ma una cosa mi è parsa certa n questo libro: l’autore non utilizza lo schema del “show don’t tell” dicendo troppo, e questo non fa che sciogliere aprte della tensione.
Il libro è comunque ben scritto e credo che il suo punto di forza stia nei dialoghi più che nella narrazione. Vedremo nel quinto capito se ci saranno sviluppi , visto che ne è già stata annunciata la pubblicazione.
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