Questa è la storia di Alfredo, di Talpa, di Bof, di.... Nomi che all'apparenza non dicono nulla, ma che appartengono agli invisibili: i clochard, gli homeless, i barboni.
Una pletora di uomini dimenticati da Dio e da tutti, ma non da chi, con spietata lucidità, li uccide uno a uno, con metodi diversi per non collegare le morti tra loro con freddezza e determinazione, senza lasciare tracce del suo passaggio.
Ma chi può interessarsi a reietti senza fissa dimora, persone che vivono ai bordi della società?
Sembrano morire per assideramento, o carbonizzati durante il sonno nel vagone ferroviario abbandonato su cui vivono, forse per una sigaretta rimasta accesa.
Fa da sfondo la città di Torino, insensibile – o solo apatica – e raccontata in ogni dettaglio, trasformata all'ombra della crisi economica che ha colpito radicalmente il settore dell'industria – quasi esclusivamente automobilistica - e che ne faceva una delle zone più importanti per produttività.
Solo un uomo sembra interessartsi al destino di questi uomini. Erano suoi amici e Werner Hartenstein, un immigrato della Germania dell'Est dopo la caduta del muro di Berlino, intuisce immediatamente che qualcosa non va in quelle morti.
Un uomo dal passato sconosciuto e tormentato dai ricordi, schivo e restio a raccontare di sé: ex agente del KGB, aveva imparato dal suo "Maestro" i trucchi del mestiere. Non aveva scrupoli e uccidere era un lavoro come un altro. Anche lui, dopo essere emigrato dalla Germania dell'Est, all'arrivo in Italia non ha potuto fare altro che trasformarsi in clochard dopo anni di sfortune e alcolismo. Scopre la morte del suo amico Alfredo alla radio e non si darà pace finché non scoprirà chi lo ha fatto fuori.
Ed è proprio in questo modo che compie un viaggio a ritroso nel suo burrascoso passato.
Duro e nel contempo fragile, per Werner non sarà facile ripercorrere il sentiero dei suoi ricordi, dei quali non è assolutamente fiero. Ma sarà ancora più difficile dare un volto all'assassino..
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