Tre racconti che si intrecciano nel sottosuolo della natura umana, ramificati nei recessi più sordidi, dove spesso la parola si ferma e tace le più nascoste malvagità. Qui, invece, la narrazione non rallenta la sua corsa verso l'abisso: si fa violenza, perversione, si permea di un sesso che diviene necessario, che è insieme linguaggio e bisogno.
Cancellata ogni gratuità, emerge solo una grande fame di vita, un desiderio inarrestabile di essere se stessi, fino in fondo, qualsiasi sia il prezzo di incubi e morte da pagare, qualsiasi siano le atrocità di cui l'uomo è capace.
Questo titolo storico di Alda Teodorani si presenta senza veli, non sottrae alla lettura gli aspetti più espliciti e brutali, affonda le trame negli angoli bui dell'animo: il tormento allucinato e la degradazione di un amore disperato, un omicida seriale spietato, infallibile – il coltello è un'estensione del suo corpo, lui che adora le sue piante acquatiche –, un investigatore preda di insane ossessioni e di aberrazioni religiose.
Immergersi in questa terra crudele per dissotterrarne le radici significa prendere contatto con il Male, significa scavare per scoprirne l'origine: giù, nel delirio, dentro di noi.
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