Siamo ad Alessandria, in pieno ventennio fascista, ed una telefonata squarcia la notte svegliando il commissario Augusto Bendicò, un uomo ancora profondamente segnato dalla scomparsa della moglie Betti avvenuta sei mesi prima. Dall’altro capo del telefono un brigadiere lo informa che Dora Laniero, cantante poco più che ventenne che si esibisce nello scintillante Politeama, è stata trovata senza vita: il collo spezzato di netto ed in grembo un bimbo che non nascerà mai. E’ la seconda morte avvenuta in circostanze misteriose nel giro di due settimane. Qualche tempo prima, infatti, un’altra giovane donna aveva perso la vita: era Matilde Carbone, sorella di Tullio, un noto finanziere coinvolto in uno scandalo bancario e scomparso già da parecchi giorni. L’emergere di questo caso spinoso, prontamente scaricato dal collega Di Lauro, offre a Bendicò la possibilità di smettere i panni del burocrate, le proverbiali “mezze maniche”, e di tornare ad essere un poliziotto che dimostra il proprio valore sul campo. A complicare le cose, su questa torbida vicenda in cui si mescolano politica, passione e denaro, si agita inoltre l’ombra lunga degli obblighi dovuti al regime. Cardillo, ispettore dell’ufficio politico, è sempre alle costole di Bendicò e cerca di carpire i frutti delle sue indagini; persino il questore Santucci smonta sistematicamente le supposizioni del commissario ed è convinto che il caso sia pronto per l’archivio: tutto deve passare in secondo piano rispetto ai successi coloniali del regime e alla sua roboante retorica, e nessun assassino, o presunto tale, deve turbare la serenità delle famiglie.
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