Attraverso sedici nuclei narrativi, i quali presentano diverse novità (come, ad es., un originale "escamotage" che permette all’autore, al termine del 4° capitolo, di esporre, prima del 5°, un'audace "reprise" del 3°, onde "Il mistero s’infittisce"), sono narrate le fasi sequenziali di un’infernale ed allucinante teofania.
Un essere demoniaco, anello di congiunzione tra gli inferi e il mondo terreno, destato dal sonno eterno da un macabro rituale, si manifesta a Trani sotto le mentite spoglie di un bimbo, prima, di un giovane dall’eterea bellezza, successivamente.
Dopo un biennio, quello del 2002-2003, funestato da cruenti morti provocate da "La follia omicida di una donna fantasma", Trani non conosce ancora pace.
La città cade nuovamente nell’oblio, le morti crescono vertiginosamente e, con esse, il terrore nella popolazione. Emerso dagli inferi, dilaniato dal tormento e dal rancore, quest’essere, dal nome di "Aranuthon", nel suo irrefrenabile errare tra il mondo terreno e quello ultraterreno, sembrerebbe ritornato per vendicare il suo predecessore.
Occorre liberare la città dalla ossessa presenza di Aranuthon, primigenia creatura generata dal re degli inferi, rintracciarlo laddove, direbbe l’Alighieri, Lucifero "fitto è ancora sì come prim’era" (cfr. "Inferno", XXXIV, v. 120).
La chiave per impedire ulteriori e tragici avvenimenti, tutti imprevedibili, esiste (in questo caso è un prezioso e antico monile) ed emerge chiara nelle indagini di due "reporter" del "Corriere Apulia" e due funzionari della Polizia di Stato, coordinati da un’indaffarata Procura della Repubblica, ormai avvezza a fatti di risonanza nazionale.
La spietata mano di "Aranuthon", però, non è la sola a mietere vittime. Alberto Costantini, scaltro e avido imprenditore che, a causa della forzata reclusione, aveva visto indissolubilmente crollare la propria egemonia e il controllo sull’attività della politica locale, viene spietatamente assassinato tra le anguste mura della cella che fino a quel momento lo aveva ospitato. Il suo corpo si presenta devastato da profonde ferite, e da un’analisi sommaria anch’egli sembrerebbe vittima della mano spietata della demoniaca creatura. Bassini, abile commissario di polizia con innate doti investigative, propende, invece, per un’altra soluzione.
La consultazione di antichi manoscritti, l’intrecciarsi di fatti, miti e leggende con gli avvenimenti dei nostri giorni, e, infine, la risoluzione meticolosa di un oscuro enigma permettono, così, di essere "Ad una passo dalla soluzione" (cfr. cap. 14°).
Mistero e leggenda, nelle tinte fosche del thriller, vivono ancora attraverso la fervida immaginazione dell’autore, che non fa rimpiangere i nomi più noti della letteratura "noir", quando alcuni dei personaggi di "Aranuthon" s’imbattono, attraverso un pertugio scoperto nelle mura perimetrali del castello di Trani, in un lungo e tenebroso cunicolo che li condurrà, in un percorso ricco di sorprendenti colpi di scena, fino alla base del "Castel del Monte", ove saranno autori di un incredibile rinvenimento.
Nel successivo "Epilogo", come in ogni "thriller" di buona fattura e con situazioni che ricordano, senza affatto sfigurare, i "Racconti" di Edgar Allan Poe (1809-1849), tutto viene rimesso in discussione, con una sorpresa finale, ma non conclusiva…
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