Quanto sarebbe ingiusto accusare Santo Neri di necrofilia?
Giace con alcuni di quei corpi oramai immobili, ma le apparenze il più delle volte ingannano.
Santo lavora all’obitorio di Milano dove si adopera, attraverso le correnti dell’Unio Mystica, per completare la trasumanazione degli spiriti dei defunti.
Ma chi potrà mai credergli?
Soltanto la contessa Dafne Monteghini, eccentrica dama dell’alta società, di cui egli asseconda le folli recite, può realmente comprendere l’opera di questo incredibile occultista.
I due ben presto intraprenderanno un surreale viaggio che qualcuno ha osato definire "dantesco", arrivando a mettere in discussione finanche l’attimo presente.
Prima su un vascello settecentesco, poi su un’isola abitata da un romito che s’esprime con la stessa favella di Leonardo Da Vinci e, com’ultima meta, nel villaggio incantato di Boscocittà, il protagonista e la sua dama vivranno un vero e proprio incubo.
Santo dovrà fare i conti con l’irrefrenabile passione per la diciassettenne Sabrina, figlia del capo del villaggio, e con l’accusa di plurimo omicidio. L’improvvisa apparizione di un demone distruttore, però, darà un volto al reale assassino.
La guerra all’interno del villaggio e le disavventure di Santo si rincorreranno in un vorticoso crescendo.
Egli si tormenterà con continui esami di coscienza sulla sua incessante diatriba interiore, se accettare o ribellarsi a quella grottesca realtà.
La sessualità, intanto, andrà inserendosi molto naturalmente senza velo alcuno nella tessitura della storia, come ovvia componente dell’umanità dei personaggi, sempre rischiosamente in bilico tra l’eccesso e la noia.
Questa paradossale avventura infarcita di riflessioni sulla terra di mezzo tra la vita e la morte, non è per tutti.
È esplicita, violenta, irriverente e blasfema, ma soltanto per chi non accetta la realtà che si cela al di là del nostro miope sguardo.
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