Sassofoni e pistole non è un romanzo, ma parla di tanti romanzi e dei loro autori. Sono oltre 350 gli scrittori citati e analizzati nel libro.
Il testo nasce dalle tre grandi passioni dell'autore: il giallo, il jazz e gli studi culturali.
I tanti capitoli raccontano la storia della musica preferita dagli autori di thriller del passato e di quelli contemporanei, delle relazioni pericolose tra la narrativa gialla e il jazz: di come il jazz è stato inserito e utilizzato dai grandi romanzieri come “espediente” o “colore” durante le trame dei loro lavori.
Il saggio è organizzato come una inchiesta giudiziaria, dove le prove del legame tra il giallo e la musica vengono organizzate all’interno di un fascicolo da procura.
Per presentare il libro ecco un estratto del primo capitolo, che ovviamente si intitola Istruttoria preliminare:
Il detective si muove negli anfratti del mistero cercando indizi. E questa figura eccezionale, razionale e insieme romantica, isolata nel creare verità da elementi preesistenti, non somiglia in modo straordinario al jazzista? Ecco un legame sostanziale tra il giallo e il jazz. Pensiamo all’archetipo dell’investigatore privato: indolente, mai pienamente accettato dalla società eppure acuto nell’osservarla, rilassato come un Maigret nel lasciare che la soluzione si dipani da sola, o impetuoso come Mike Hammer nel buttarsi a capofitto dentro la storia, improvvisando. Non sono forse i due approcci più comuni del jazzman verso la materia musicale, verso l’indagine che compie del brano?
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