Per ognuno dei personaggi de Il principio del male, la paura ha un volto diverso.
Per Marco, ragazzo italiano giunto da poco in Inghilterra con in tasca il sogno di una vita migliore, è lo sguardo senza vita di Anna, la fidanzata con cui quel sogno sarebbe dovuto diventare realtà. Quando si risveglia dopo una terribile aggressione, non è a sé che pensa, non alle ferite, alle fratture, al dolore che mozza il fiato, ma a lei. A quel corpo ormai muto che parla di sogni infranti e di una violenza incomprensibile.
Jade, una prostituta della piccola città di Ipswick, si è sempre presa gioco della paura, pensando che con tutto quello che aveva vissuto nei suoi primi vent’anni nulla avrebbe potuto spaventarla. Quando una sua collega e amica viene trovata in un parco, massacrata, è il turno di Jade di riscoprire il terrore. Il terrore di vedere in ogni cliente un assassino, di non poter camminare di notte senza guardarsi le spalle, di non tornare a casa e scomparire senza che nessuno se ne accorga. Senza che a nessuno importi.
Per gli abitanti di Ipswick, il volto della paura è quello degli stranieri. Quelli che arrivano e portano via il lavoro ai loro ragazzi, che infestano le strade del quartiere a luci rosse, che stanno lordando la piccola città col loro sangue.
Non c’è rassicurazione che la polizia possa dare, non c’è coprifuoco che possa tranquillizzare. E ogni giorno il male è più forte, perché è di ognuna di queste paure che si nutre.
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