Milano. Nino Scialoja sta per uscire dalla redazione del giornale in cui lavora quando una nota d'agenzia gli gela il sangue nelle vene: il padre di Turi, il suo miglior amico, è stato ucciso in uno scontro a fuoco. L'impatto della notizia è insopportabile, la vita gli scorre rapida davanti agli occhi: la memoria torna a Turi, alla loro infanzia affamata di tutto, alla crudeltà della strada, alla violenza come metro di misura delle cose e dei sentimenti. Per seguire il padre, magistrato Antimafia, l'intera famiglia Scialola si trasferisce alla fine degli anni Ottanta da Bologna in una Palermo bruciata dal sole e arsa dall'odio. Nino, tredici anni appena, è costretto ad accettare una realtà inattesa e molto più complessa di quella cui era abituato: dallo scontro con questo mondo cruento, tra campetti da calcio polverosi e tuguri dimenticati da dio, nasce il nuovo Nino. E si sviluppa l'amicizia con Turi Casablanca, unico vero compagno nella sua battaglia privata con la vita e unica via di fuga dalle atrocità. I rispettivi padri, spesso lontani da casa per lavoro, sono impegnati sui fronti opposti della barricata: di Federico, padre di Nino, si sa che è uno sbirro; di Alfio, padre di Turi, si conoscono soltanto i frequenti viaggi in Svizzera. Quando del sangue innocente comincia a scorrere, Nino e Turi si ritrovano invischiati in qualcosa di troppo grande, qualcosa che non possono comprendere. La legge dell'odio e i contrasti con le famiglie trascinano i due ragazzi in un percorso di rabbia e risentimento.
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