Libri > Notizie > Il fantastico apocalittico continua ad avere sempre più presa sul pubblico. Fabrizio Vercelli cerca di approfondire il fenomeno con alcuni degli esponeneti più in vista del genere in Italia. Oggi, l'analisi di Alessandro Girola
Nuova tappa del viaggio nel fantastico apocalittico del nostro Fabrizio Vercelli. Oggi, sotto un cielo plumbeo carico di una sinistra pioggia, ha incontrato Alessandro Girola, scrittore e blogger dallo sguardo estremamente attento sul genere.
Quali ritieni siano le motivazioni che portano il pubblico e gli stessi autori, ultimamente, ad avvicinarsi così tanto a opere di taglio horror, ma soprattutto apocalittico, come I vermi conquistatori di Brian Keene? Mi riferisco non solo a narrativa e cinematografia, ma anche inchieste e documentari.
Concordi ci sia una maggiore attenzione, e una maggiore profondità, per questi temi? Se sì: pensi che gli autori horror e di fantascienza stiano in qualche modo - com'è proprio di questi generi - cogliendo segnali d'allarme reali, oppure si tratta semplicemente di una tendenza del momento?
Oggi c'è senz'altro una maggiore attenzione nei confronti delle tematiche e delle storie catastrofiste o postcatastrofiste.
In realtà però credo che questo fenomeno sia ciclico.
Negli anni '60 buona parte della narrativa fantascientifica anglosassone era di genere catastrofista. All'inizio degli anni '80 c'è stato il boom del cinema e della letteratura post-apocalittica e del filone “zombie e affini”. Poi, per qualche anno, scrittori e registi hanno guardato altrove. Come era lecito immaginarsi, il cambio di millennio ha riportato in auge queste tematiche. Ora che il fatidico – per così dire – 2012 si avvicina, l'occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.
Il filone catastrofista riesce a catalizzare due grosse fette di pubblico: quelle che semplicemente si divertono a immedesimarsi nei panni dei “survivalisti” del futuro, e quelli che colgono invece qualche reale segnale d'allarme. Del resto viviamo in una società che per molti versi sta implodendo su se stessa. È fin troppo facile immaginare che un giorno potremmo superare il punto di non ritorno.
A dire il vero credo che il fenomeno del, consentimi il termine, “intrattenimento catastrofista”, si alimenti da solo.
Documentari e trasmissioni televisive offrono spunti perfetti al cinema e alla narrativa di questo genere. Le grandi produzioni (penso a 2012) e i bestsellers (The road, Cell) danno vita a una serie di libri e romanzi affini, tanto che per gli appassionati è davvero difficile rimanere a secco di materiale. Certo, nel genere catastrofista ci sono dei dislivelli qualitativi notevoli.
Sono pochi gli autori che, come Brian Keene, sanno interpretare quella che io chiamo “poetica apocalittica”. Gli altri sono solo dei discreti artigiani. Mettono nel loro lavoro molta azione, molte scene forti, ma non riescono a dipingere un quadro generale che sia al contempo plausibile e spaventoso.
La forza di Keene è proprio questa: la capacità di soddisfare le due fette di pubblico a cui ho accennato in precedenza. Nella medesima misura, e senza rinunciare a scrivere delle storie oneste, con molto rispetto per i lettori che sanno esattamente ciò che cercano.
Alessandro Girola, classe 1975, è scrittore orgogliosamente autoprodotto, recensore ed esperto di narrativa di genere. Tra le sue opere, disponibili in veriosne digitale, si ricordano la trilogia Prometeo e la Guerra (1935, 1936, 1937), Uomini e Lupi, NEvicata e RS33.
La copertina de I vermi conquistatori di Edizioni XII:
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