Libri > Notizie > Seconda puntata per la rubrica che si muove su otto zampe pelose, ricca di approfondimenti e curiosità sul mondo dell'horror e non solo...
Alla fine ho rotto gli indugi e a malincuore ho lasciato la casa di Carla, la splendida lettrice con la quale avevo vissuto diverse settimane, scoprendo autori davvero interessanti, prima totalmente sconosciuti. Si era presentata una opportunità inaspettata e troppo ghiotta per potervi rinunciare, complice una influenza della mia inconsapevole padrona e compagna di ambienti.
Sapete per un ragno come me, delle mie dimensioni, trovare un’altra casa e un nuovo lettore all’altezza è molto complicato. Le distanze che per voi sono questioni di minuti per me sono problemi di settimane. In passato sono stato costretto a rifugiarmi presso l’abitazione di umani senza alcun interesse. Senza libri da sbirciare e passioni culturali da condividere. Umani frettolosi che si accontentavano di un quotidiano, di un libro qualsiasi a Natale, di ricette di cucina.
Ma poi ecco arrivare a casa il medico di Carla, con la sua faccia segnata dal tempo e il cappotto bagnato. Non ho perso tempo, mi sono aggrappato alla sua borsa e con coraggio ho lasciato l’ amato appartamento, le mie comodità, lasciandomi traghettare dagli strumenti di lavoro del mio nuovo amico. Un affidabile e moderno Caronte per le mie infernali esperienze.
Algernon Blackwood
Così ora abito nella casa di un suo paziente; durante una giornata ricca di visite avevo scelto proprio lui, Silvano, lasciando che il medico tornasse a casa da solo. Mi era bastato vedere il libro sul comodino, coperto da un paio di vecchi occhiali. Un titolo che non lasciava dubbi sulle capacità letterarie del candidato. Un uomo che legge una antologia di racconti di Algernon Blackwood merita fiducia, almeno secondo me.
Sono passati pochi giorni, sto leggendo con tutta tranquillità mimetizzato dalla vernice scura delle pareti, con la giusta posizione e punto di vista per i miei molteplici occhi. Sono i Salici di Blackwood a lasciarmi senza fiato, un racconto che rileggo volentieri a distanza di un paio d’anni. Ma non sono certo io a scoprire la grandezza dei Salici, H.P. Lovecraft ne parla nel suo noto saggio Supernatural Horror in Literature come del miglior racconto della storia della letteratura soprannaturale. Dalle pagine dei Salici trasuda il puro terrore alieno, quella minaccia di un orribile altrove cosmico che Blackwood riesce a rendere reale e inquietante. L’isola desolata, dove i viaggiatori dei Salici incontrano incomprensibili e terrificanti entità, è una delle migliori rappresentazioni del concetto di "oltre la soglia".
Caitlin Kiernan
Silvano, il mio nuovo inconsapevole padrone, è una persona perbene, l’appartamento al piano terra ha un bellissimo giardino dove a volte faccio correre le mie zampe. Lui ama i fiori, le piante, i suoi alberi. Ci parla a lungo, sembra credere a una misura soprannaturale del suo giardino, collegata alla sua stessa esistenza. Forse per questo nelle sue letture insiste nelle storie dove la la natura oltrepassa "la soglia", con i Salici di Blackwood ma anche con L’albero Rosso di Caitlin Kiernan.
La quercia contorta della vecchia casa rurale del Rhode Island che la Kiernan anima nel suo romanzo lasciandola radicare nell’immaginario della protagonista, per Silvano è simile per certi versi al suo vecchio cedro del giardino. Peccato che questi giorni il mio padrone di casa sia malato, e non riesca a vivere con continuità il suo magico ambiente verde. Ma anche se ora è costretto a letto, non molla un centimetro per le sue bellissime letture. Legge, legge ancora e poi continua a leggere. Forse si è anche accorto di me, delle macchie rosse sul mio dorso, ma fa finta di niente. Riesco così a scendere lentamente dal freddo muro e appoggiarmi su un angolo del suo cuscino per stargli vicino, finire insieme L’Albero Rosso della Kiernan, e poi ricominciare una nuova avventura letteraria.
Silvano non sembra avere figli, parenti e amici. Non vedo mai nessuno. Vista l’età e la salute, credo morirà presto, lo troveranno una mattina con un libro in mano e il sorriso di chi finalmente ha varcato la soglia. Congelato dai suoi pensieri rarefatti, come Otzi, la mummia del Similaun conservata nei ghiacci per 5.000 anni rinvenuta da due turisti tedeschi. Troveranno anche Silvano, penso prima di qualche migliaio di anni, mentre io dovrò trovare una nuova casa. Ma ci sarà tempo per pensarci.
Francisco Goya
Per ora mi godo la notte e i tappeti persiani di Silvano, mentre lui dorme profondamente amo seguire con le mie zampe gli strani disegni geometrici sui tessuti, osservare i bellissimi quadri del salone, l’inquietante poster dell’ingresso, che riproduce una delle pitture nere di Francisco Goya.
La figura di Saturno che divora i figli è sempre impressionante, la poca luce in casa aiuta il nero del Goya a diventare brillante e tridimensionale, il rosso del sangue sembra uscire dai suoi naturali confini e schizzare nei miei sei occhi. E pensare che quest’opera fu dipinta dal maestro per decorare il muro della sala da pranzo della sua casa. Questioni di gusti.
Mi sto convincendo che i quadri possiedano un anima, un potere, proprio come gli alberi di Silvano, di Blackwood e della Kiernan. Ho letto di maledizioni e strani eventi, di storie anche stavolta oltre la soglia, come quella dello strano quadro Le mani gli resistono di Bill Stoneham. Entità di colore che possono animarsi, uscire, venirci a cercare. Mi vengono i brividi, meglio abbandonare questo salone fantasma e tornare sotto il letto ad ascoltare il respiro di Silvano, addormentarmi col suo ritmo vitale. E riaprire tutti i miei occhi per il prossimo numero.
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