Libri > Notizie > Quinto autore della raccolta Carnevale raggiunto dal nostro Fabrizio Vercelli e quinta domanda: è il turno di Gabriele Lattanzio
Siamo quasi a metà strada del percorso di interviste che Fabrizio Vercelli ha realizzato con gli autori di Carnevale, la nuova raccolta di Edizioni XII per la collana Camera Oscura.
Oggi è il turno di Gabriele Lattanzio e del suo Non dimenticare mai.
[La Tela Nera]: Gabriele, nel tuo racconto Non dimenticare mai la memoria è, fin dal titolo, elemento fondamentale della storia. Nella letteratura e cinematografia horror si possono citare diversi esempi in cui è proprio questa, o la sua assenza, a creare l'atmosfera della vicenda. A tuo avviso perché il meccanismo memoria-paura è così efficace?
[Gabriele Lattanzio]: Uno psicologo sarebbe più indicato di me per rispondere a una domanda simile, ma ci provo. C’è da dire, anzitutto, che credo esista una terza componente, altrettanto importante nonché strettamente correlata alla paura: il dolore. L’uomo ha paura del dolore, o del disagio, che un'esperienza può provocare ed è qui che la paura funge da "campanello d’allarme". La memoria altro non è che quel meccanismo che ci consente di richiamare e riconoscere un evento potenzialmente doloroso, innescando la paura che poi determina tutti quegli atteggiamenti di autodifesa dell’individuo.
Pensiamo a cose semplici, come un bambino che scopre per la prima volta che il fuoco brucia e può fare molto ma molto male: la seconda volta eviterà il fuoco, poiché ha associato il ricordo del fuoco al dolore. È una sorta di imprinting, in cui la memoria è un magazzino cui attingere informazioni (spero che in questo momento Konrad Lorenz non si stia rigirando nella tomba) per permetterci di reagire adottando le giuste contromisure a una determinata situazione.
Ma esistono anche casi in cui si tende a rimuovere il ricordo, poiché estremamente traumatico al punto da destabilizzare l’equilibrio psichico, fisico, comportamentale di una persona.
Ci sono memorie ancestrali, che scatenano paure irrazionali. Basti pensare che anche la persona più razionale del mondo può provare un forte disagio quando sente un rumore nel buio. Qui attecchisce la paura dell’ignoto, del soprannaturale.
Va da sé, già in base a considerazioni striminzite come queste, che soprattutto il genere horror ha gioco facile in questo terreno e può sfruttare con successo il binomio memoria-paura: condizione intrinseca di una storia dell’orrore è proprio quella di suscitare nel lettore/spettatore una sensazione di paura, di indurre uno stato di malessere psicologico.
Nello specifico, nel mio racconto Non dimenticare mai ho scelto di impostare la narrazione su due piani temporali proprio per portare il lettore nella memoria del protagonista, per renderlo partecipe dell’esperienza paurosa, cercando di creare empatia.
Empatia "negativa", naturalmente.
Dopotutto, il mio racconto vorrebbe far paura.
Ricordi?
Un dettaglio della tavola all'interno della raccolta Carnevale dedicata al racconto Non dimenticare mai:
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